Inchiesta Consip: cosa c’entra Tiziano Renzi?

L’indagine che ha travolto Tiziano Renzi, padre dell’ex-Premier Matteo Renzi, riguarda la Consip, un azienda controllata dal Ministero dell’Economia e delle finanze e che si occupa di appalti pubblici per forniture di beni e servizi

La Bilancia
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4 min readMar 3, 2017

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Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dal 2014 al 2016, con il padre Tiziano sulla destra.

La vicenda che ha infiammato la politica e i rotocalchi questa settimana è quella che ha coinvolto Tiziano Renzi, padre dell’ormai ex-Premier. Il “babbo” di Matteo Renzi è finito iscritto nel registro degli indagati per una complicata vicenda che riguarda appalti pubblici, corruzione e traffico di influenze. Ma per capire in modo completo e rapido di cosa si sta parlando e per cosa esattamente Tiziano Renzi sia finito sotto accusa bisogna andare per ordine.

La Consip

La Consip è il nodo cruciale di tutta la vicenda. Anche definita semplicemente “centrale acquisti” è l’agenzia controllata dal Ministero dell’Economia e delle finanze predisposta agli acquisti di beni e servizi necessari alla Pubblica amministrazione. Per dirlo in maniera semplice, se un’azienda privata avesse bisogno di acquistare dei computer nuovi per i dipendenti, ad esempio, dovrebbe semplicemente rivolgersi a un venditore di computer a sua scelta e acquistarli. Quando, però, è l’amministrazione pubblica a dover acquistare un bene o un servizio allora bisogna seguire un altro iter e “bandire” una gara pubblica, questo per evitare situazioni di conflitti d’interesse o corruzione. Insomma va messo per iscritto quello che si cerca, computer ad esempio, con le caratteristiche che servono e poi resa pubblica. Qualunque azienda pensi di poter soddisfare tali richieste si può iscrivere offrendo la cifra a cui pensa di poter vendere tali computer. Alla fine, l’azienda che avrà fatto la proposta che più riesce a soddisfare i bisogni richiesti dal bando alla cifra più vantaggiosa per lo Stato si aggiudicherà la commessa, diventando quindi il “venditore” del bene o del servizio (questo in maniera molto riduttiva). La Consip è l’ente che si occupa, appunto, di bandire queste gare e le cifre trattate possono arrivare a valere diversi milioni di euro.

Consip, acronimo di “Concessionaria Servizi Informativi Pubblici

L’inchiesta

L’inchiesta inizia con un’indagine della procura di Napoli riguardo dei presunti legami tra la camorra e alcuni dipendenti di Romeo, un imprenditore napoletano che spesso lavora con la pubblica amministrazione in diversi ambiti, uno tra tutti quello delle pulizie. Le indagini su questi fatti hanno però portato l’attenzione degli inquirenti su un’altra strada, lontana dall'ambiente della camorra, che ha sollevato il velo su alcune dinamiche intorno alla Consip e ai bandi pubblici. Da intercettazioni e interrogatori si è arrivati a scoprire che Romeo, infatti, aveva provato ad aggiudicarsi diversi bandi senza avere successo. Per questo motivo pare abbia corrotto un dirigente Consip che lo avrebbe poi aiutato in alcune gare successive. Qui si arriva a uno degli appalti più importanti degli ultimi anni, tanto da essere chiamato anche “il più ricco d’Europa”, quello denominato “Facility Management 4”, una gara per diversi tipi di servizi e forniture, divisa in 18 “parti”, meglio definite “lotti”, e dal valore complessivo di più di 2 miliardi di euro. Uno dei concorsi più ricchi di sempre e che aveva attratto l’interesse di Romeo su alcuni di questi lotti al punto da averlo spinto a mobilitarsi su diversi canali pur di vincere.

Tiziano Renzi, padre dell’ormai ex premier Matteo

Cosa c’entra Tiziano Renzi?

Il padre di Matteo Renzi non rientra nel filone principale dell’inchiesta, ma in uno secondario, affidato alla procura di Roma in cui sono coinvolti anche Luca Lotti, ministro dello Sport con delega all’editoria e al Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, e Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana dei carabinieri. Questo filone vede Tiziano Renzi indagato con l’accusa di “traffico d’influenze”, un’accusa riguardante un reato abbastanza recente e che, detto semplicemente, riguarda il mediatore di un incontro per “corruzione”. Facendo un esempio anche banale, se il soggetto A vuole corrompere il soggetto C ma non lo conosce direttamente, per farlo deve rivolgersi al soggetto B. Il soggetto B, che conosce sia A che C, chiede dei soldi (o un pagamento di altro tipo, anche solo in favoritismi futuri) per organizzare un incontro o per fare da tramite. In questo esempio molto banale A e C saranno indagati per corruzione, B per traffico di influenze, poiché il suo reato non è la corruzione ma la mediazione tra i due. A questo punto però non bisogna saltare a conclusioni affrettate. Per prima cosa va detto che Tiziano Renzi è stato tirato in causa da altri che potrebbero aver solo “usato” il suo nome senza che lui ne fosse informato. Poi va detto anche che Matteo Renzi è estraneo ai fatti e non è lui “l’oggetto della mediazione” di suo padre. Insomma, Tiziano Renzi è accusato di aver fatto da mediatore tra Romeo, l’imprenditore napoletano, e Carlo Russo, un imprenditore amico di famiglia con delle società a Scandicci (Firenze), per la concessione di una serie appalti. Le procure di Roma e Napoli continuano a indagare e Tiziano Renzi continua a dichiararsi innocente, innocenza accreditata dal fatto che, per quanto noto ad oggi, gli incontri e l’eventuale passaggio di denaro non sono mai avvenuti e che il suo nome (quello di Tiziano) possa solo essere stato usato per “smuovere i fili” senza che lui fosse coinvolto o al corrente di alcunché.

Dario Jovane

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