Puglia, scontri e proteste: Emiliano e il gasdotto della discordia

Manifestanti in piazza contro la realizzazione di un tunnel utile a realizzare il progetto Tap, ecco il punto della situazione

La Bilancia
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4 min readMar 29, 2017

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Gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti

Il grido si è alzato forte martedì 28 marzo, per poi proseguire nella giornata odierna. Circa 300 manifestanti si sono radunati intorno al cantiere Tap (Trans-Adriatic Pipeline) in località San Basilio, a San Foca di Melendugno — in Puglia –, per protestare contro i lavori che porteranno all’espianto di circa 200 ulivi. Una mossa favorevole alla realizzazione del micro-tunnel del gasdotto che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan.

Il progetto Tap

Ma partiamo dall’inizio. Il progetto Trans-Adriatic Pipeline prevede per l’appunto la costruzione di un nuovo gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio in Italia e in Europa. Un’opera nei confronti della quale la regione Puglia porta avanti una battaglia legale ormai da cinque anni. Oggetto della protesta è in particolare l’allocazione del terminale di ricezione del gasdotto in questione.

Il progetto relativo all’ultimo tratto del Tap

Questo è quanto ha voluto sottolineare il governatore pugliese Michele Emiliano, spiegando che purtroppo «la Regione non ha strumenti per fermare un lavoro che il governo considera strategico e per il quale ha dato mandato alle forze di polizia di favorire questa operazione». Dichiarazioni rilasciate il 21 di marzo a seguito di alcune tra le prime manifestazioni contro il Tap.

Ricorsi respinti

Il 27 di marzo, dopo una serie di ricorsi respinti, è arrivato però il colpo di grazia per la regione attraverso la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato le pronunce emesse nel febbraio 2016 dal Tar del Lazio. Sono stati infatti bocciati i ricorsi contro la mancata applicazione della “Direttiva Seveso” — che impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio — al terminale di ricezione del gasdotto, non necessaria a detta dei giudici poiché tale costruzione non sarebbe assimilabile a uno stabilimento industriale. Non c’è stato inoltre nulla da fare anche sul piano della Valutazione di impatto ambientale (Via) rilasciata dal ministero dell’Ambiente. In quest’ambito sono state vagliate attentamente le problematiche naturalistiche dell’approdo di San Foca e anche le 11 possibili alternative, ma la conclusione è rimasta la stessa: nessuna modifica.

L’attacco al governatore Emiliano

Una sentenza che ha scatenato la rabbia delle Istituzioni locali e dei cittadini, i quali si sono radunati per manifestare tutto il proprio dissenso nei confronti di una decisione arrivata nonostante l’apertura al dialogo dimostrata. Già dal novembre 2016 il governatore Emiliano aveva spiegato come il progetto fosse stato ben accolto, per via dell’opera di decarbonizzazione che la Puglia sta cercando di portare avanti. La richiesta riguardava semplicemente la posizione della costruzione, che la zona industriale di Brindisi — dunque più a nord — avrebbe potuto accogliere.

Il governatore di Puglia, Michele Emiliano

Un’affermazione riproposta dal governatore della Puglia tramite un lungo post su Facebook a difesa dei manifestanti, a causa del quale però ha attirato sicuramente più critiche che attestati di stima. I pugliesi infatti accuserebbero Emiliano di non essersi mai speso a dovere per contrastare o modificare la realizzazione del Tap e di essere solamente concentrato sulla vittoria alle primarie del Partito Democratico. Il governatore è stato infatti invitato a più riprese a scendere in piazza con chi protesta, abbandonando la “poltrona”.

Proteste e qualche scontro

Proteste dunque che hanno raggiunto il culmine nella giornata di ieri e sono proseguite oggi. Pochi feriti lievi, questo il bilancio degli scontri tra gli agenti delle forze dell’ordine e una parte dei dimostranti. Va tuttavia sottolineato che la maggior parte dei manifestanti, tra cui una cinquantina tra studenti e professori di scuole medie e superiori, si sono radunati per una protesta non violenta, con l’obiettivo ritardare il più possibile, se non addirittura bloccare l’espianto degli ulivi.

Uno degli ulivi espiantati dagli addetti ai lavori

Presenti alle manifestazioni anche i sindaci di alcuni comuni del Salento: In prima linea il sindaco di Melendugno, Marco Potì, affiancato da altri colleghi, tra i quali Stefano Minerva (Gallipoli), Luca De Carlo (Vernole) Giuseppe Colafati (Poggiardo), Francesco Rausa (Ortelle), Leandro Rubichi (Cannole), Fabio Tarantino (Martano), Andrea De Pascali (Castri), Salvatore Piconese (Uggiano) e Valentina Avvantaggiato, vicesindaco di Melpignano. Lo stesso Potì si è detto molto dispiaciuto: «È una giornata molto triste per la democrazia», ha spiegato. Tuttavia i tentativi di bloccare i lavori non si fermeranno qui: «Chiederemo di riaprire la Valutazione di impatto ambientale perché questo tunnel non si può e non si dovrà fare».

Da una parte una regione e i suoi cittadini, che si battono per la loro terra; dall’altra lo Stato e un’opera che va completata il prima possibile. Non resta che attendere sviluppi e capire chi sarà il primo a muovere un passo indietro

Marco Sacchi

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