Siria, Corea, Usa e Russia: cosa sta succedendo?

Dopo l’attacco in Siria, Trump stringe sulla Corea del Nord mentre le tensioni con la Russia aumentano. E la Cina resta in bilico

La Bilancia
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4 min readApr 11, 2017

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Si chiama «Carl Vinson» la portaerei nucleare inviata con la sua flotta verso la Corea del Nord dal Pentagono. E’ la portaerei più celebre al mondo visto che nel 1985 fu prestata al cinema per girare il film Top Gun e nel 2011 fu teatro del funerale di Osama Bin Laden prima che fosse sepolto in mare. Ma come mai è stata inviata verso la Corea del Nord? E cosa c’entra la Siria?

Il presidente Usa, Donald Trump.

La Siria.

Tralasciando i motivi e le cause di questa guerra, la cosa che bisogna sapere è che in questo momento in Siria ci sono 4 schieramenti in guerra tra loro: l’esercito del vecchio regime di Bashar al-Assad, sostenuto dalla Russia e da altri alleati storici; l’esercito dei ribelli, sostenuto dagli Usa; l’esercito di Daesh, più noto col nome di Isis (Islamic State of Iran and Syria), sostenuto per vie traverse da alcuni paesi mediorientali, anche solo a livello economico o per attrezzature militari; infine i solitari Curdi, popolazione che rivendica l’indipendenza nel nord del paese.

La situazione degli schieramenti in campo coi Curdi (giallo) nel nord.

Russia-Usa.

Compresi i quattro schieramenti, sarà più semplice capire come mai Putin abbia considerato un atto di guerra l’interventismo di Trump in Siria (i 59 missili lanciati in risposta agli attacchi chimici). I russi, come già detto, sono alleati militari del governo di Bashar al-Assad e lo considerano uno stato sovrano. Gli Stati Uniti, invece, hanno sostenuto la ribellione siriana che mirava a spodestare Bashar al-Assad nella speranza di poter insediare un governo a loro più amichevole. L’interesse in Siria è alto sia per l’enorme quantità di gas naturale presente nel sottosuolo, sia per la sua posizione geografica a metà strada tra oriente e occidente. La Russia, ovviamente, teme l’interventismo americano, anche fosse contro l’Isis, perché se l’America entrasse ufficialmente sul campo di battaglia, prendendo una posizione più definita, sarebbe con i ribelli, quindi contro Assad e i Russi. Gli equilibri tra le due superpotenze al momento restano stabili ma comunque delicati.

La Corea.

A far infuriare Trump, più di ogni altra cosa, sono state le dichiarazioni arrivate dalla Corea del Nord di Kim Jong-un che, riguardo al bombardamento Usa in Siria, ha affermato: “Un atto di aggressione intollerabile che giustifica almeno un milione di volte la necessita della Corea del Nord di dotarsi dell’atomica”. Secca e nemmeno troppo edulcorata la risposta di Trump che, dopo aver mobilitato la portaerei nucleare Carl Vinson, ha twittato: “La Corea del Nord cerca guai. Se la Cina decidesse di aiutare sarebbe fantastico. Se no, risolveremo il problema da soli. USA”. La Cina non si espone, perché con la Corea pare avere diversi accordi economici oltre ad essere uno stato confinante (meglio sempre evitare il rischio di trovarsi una guerra in casa o alle porte). Il Giappone, però, potrebbe rivelarsi un prezioso alleato visto che i testi missilistici della Corea del Nord, finiti molto vicini alle coste giapponesi, hanno indispettito parecchio gli uomini del sol levante.

Il tweet di Donald Trump (traduzione nell’articolo).

La Guerra Mondiale.

Per certi versi, visti gli schieramenti interessati e le forze in campo, la questione siriana potrebbe già essere considerata una guerra mondiale visto che ha coinvolto, in maniera diversa, nazioni di tutto il globo. Con l’aggiunta della minaccia della Corea di munirsi di armi nucleari (sempre che non le abbiano già) il conflitto pare ingigantirsi. Difficile prevedere come andrà, difficile anche solo che si possa sfociare in un conflitto armato come le due grandi guerre del secolo scorso. Il deterrente nucleare dovrebbe impedire una deriva simile, il problema resta sempre che in questo “gioco politico” di pesi e contrappesi esiste un giocatore impazzito, che non segue alcuna regola e sembra nona vere alcuna paura. Sarà Kim Jong-un il fiammifero che dà fuoco alla miccia o, quella della follia, è solo un bluff politico ottimamente riuscito?

C’è la possibilità che quella che viene vista come “follia” o “imprevedibilità” del leader Koreano, Kim Jong-un, non sia altro che una scelta politica per mantenere il potere. Di dittatori ne cadono tutti i giorni, la Cia negli anni ’70 ha mostrato un’innata capacità a scatenare rivolte, uccidere leader politici e ribaltare governi. Eppure la Corea del Nord crea timore perché non si sa mai come possa reagire a una qualunque offesa. Folle? Eppure Kim Jong-un è ancora lì e governa con l’intero mondo che lo vorrebbe deporre…

Dario Jovane

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