Usa, la battuta di Michael Che scuote Boston: satira o vittimismo?

La Bilancia
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4 min readApr 6, 2017

“I just want to relax, turn my brain off, and watch the blackest city in America beat the most racist city I’ve ever been to”.

“Voglio rilassarmi, spegnere il mio cervello e guardare la città più nera d’America battere la città più razzista che io abbia mai visto”.

Michale Che, famoso personaggio televisivo americano.

Parole di Micheal Che, anchor man di Saturday Night Live, uno show decisamente popolare negli Stati Uniti. Ma prima sono necessarie diverse premesse: la “blackest city” è Atlanta, casa dei Falcons, che qualche ora più tardi avrebbero giocato (e perso) il Super Bowl LI, la tanto attesa finale della NFL, la massima serie del football professionistico. La “most racist city” è, invece, Boston, sede dei Patriots, vincitori incredibili della finalissima. Certamente una dichiarazione fuori dagli schemi che ha scosso l’America prima della finale dell’evento sportivo, risultando eclatante anche senza conoscere il personaggio in questione.

Micheal Che, 33 anni, afroamericano di Manhattan, nonché primo anchor man di colore a comparsare nel Weekend Update, trasmissione del ben più noto Saturday Night Live. Nata come semplice battuta, la frase è rimbalzata immediatamente nel Massachusetts, dove Boston Globe e Boston Herald, due delle principali testate giornalistiche della città, hanno ripreso la notizia, sollevando l’ira dei cittadini. Ulteriore carne al fuoco è stata messa quando Che, recatosi alla Boston University per un evento, ha risposto così ad una donna che aveva chiesto spiegazioni in merito: “Chiedi ad un tuo amico afroamericano di spiegarti il perché”, e conseguentemente, il 25 marzo, citando su Instagram un post del Boston Globe, ha insistito: “Amo Boston come amo la mia nonna razzista!”. Insomma, lo show personale di Che non si è minimamente fermato alle sue dichiarazioni iniziali di febbraio.

Boston si trova nell’America settentrionale ed è la capitale dello stato del Massachusetts.

Ma questa affermazione è vera, oppure è frutto della mente di Che?

Il Massachusetts è uno degli stati più “bianchi” dell’America, con l’82.1% di pelle chiara a fronte di un 8.4% di afroamericani. Dunque queste dichiarazioni potrebbero anche trovare un fondo di verità. Tuttavia, se osserviamo una lista stilata dal sito TheRichest nel 2014, in base ai crimini d’odio e razza, su un campione di 100.000 persone, il Massachusetts non compare nemmeno nella top 10. Al contrario, un rapporto dell’FBI che ha tenuto conto degli stessi crimini, ma a partire dal 1995, vede “The Bay State” avere uno dei tassi più elevati, assieme a Washington, North Dakota, Michigan e New Jersey. Va anche specificato che i crimini di razza coinvolgono anche e soprattutto l’etnia islamica, specie dopo l’11 settembre e la neo elezione di Donald Trump. Ma nonostante questo, pare che nel Massachusetts questo dato sia addirittura in calo.

Nel frattempo, la città di Boston non è rimasta con le mani in mano. Marty Walsh, sindaco dal 2014, intervistato da Boston Public Radio, ha affermato di voler organizzare un incontro con lo stesso Che per discutere dei problemi affrontati dal comico, testimonianza di come la “battuta” del 33enne è risultata abbastanza scomoda da smuovere addirittura i piani alti della città. C’è anche chi ha criticato questa scelta, come Kirk Minihane, speaker radiofonico dell’emittente WEEI, in particolare modo dello show “Kirk & Callahan”. Minihane ha, infatti, aspramente attaccato il sindaco affermando come sia una totale perdita di tempo dare anche solo peso a una battuta del genere, sostenendo che potesse addirittura essere “made-up”, ovvero sia organizzata intenzionalmente.

Marty Walsh, sindaco di Boston.

Trovandomi in questo periodo a Boston ho avuto l’occasione di vestire i panni del turista e addentrarmi nella rete urbana della città. La mia esperienza non suggerisce affatto che Boston possa essere una città razzista; certo, la percentuale di bianchi caucasici supera quella di neri afroamericani, ma come preventivato, è così praticamente nell’intero Massachusetts. Boston poi è pesantemente influenzata dalle cultura irlandese e italiana, come dimostrano i quartieri di South Boston e Charlestown, in passato soggetti sì di discriminazione (all’inizio del secolo scorso vi lascio immaginare come venivano accolti gli immigrati da Irlanda e Italia). Una città che ha inglobato queste due culture, e che attualmente le mostra come motivo di vanto, come può essere definita addirittura la “più razzista”? Motivo in più per credere che quello di Che sia stato uno sfogo dettato dal momento, che però ha lasciato il segno.

Il resto del Mondo è stato solamente sfiorato da questo evento, e in molti paesi è addirittura sconosciuto, tutt’al contrario di quanto accadde qualche anno fa a Ferguson, in Missouri, quando un 18enne afroamericano fu ucciso dalla polizia, apparentemente senza motivo. L’ironia di tutto ciò sta nel fatto che la dichiarazione di Che è sembrata quasi “normale”; un nero che accusa i bianchi di razzismo, routine quotidiana. Ma se fosse stato uno alla Jimmy Kimmel (comico americano, ndr) ad affermare che Atlanta (ricordiamolo, la “blackest city”) fosse la città più razzista d’America? Che scandalo mediatico sarebbe nato? Facile da prevedere: probabilmente finirebbe in prima pagina ovunque. Ed è proprio questa la grande contraddizione a stelle e strisce: un intervento a tutti gli effetti razzista che vuole denunciare il razzismo stesso di una città, basandosi su prove praticamente inesistenti. Alla fine potrebbe essere solamente una battuta (comunque mal digerita), oppure veramente la definizione di “razzismo” sfiora le soglie del vittimismo?

Andrea Triunfo, Boston.

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