Anime: Neon Genesis Evangelion

Alice Musatti
La Bohème
Published in
5 min readMar 22, 2021

Pochi fandom mi intimidiscono come quello degli anime. Può sembrare infantile temere una forma di intrattenimento audiovisivo relativamente innocua, ma provate a pensare alla vastità di questo mondo, ai suoi fan che sembrano avere accesso a giorni lunghi il triplo dei miei per aver consumato una tale quantità di materiale e potrete capire quel persistente senso di inadeguatezza che provavo io all’idea di intingere il piede in questo oceano. Ma in un qualche modo volevo cominciare, perciò ho chiesto consiglio a circa dieci persone dell’ambiente che si sono premurate di fornire consigli adatti al mio gusto personale e al mio livello di principiante. Tuttavia ho fatto un terribile errore di calcolo: io odio farmi dare consigli sui media che consumo. Non so perchè ma ho un bisogno compulsivo di essere io a scovare cosa leggere o guardare e la sola menzione di qualcosa da parte di un conoscente basta a distruggere ogni mio possibile interesse; potete quindi immaginare come tutti questi consigli curati siano andati a finire. I tempi però erano maturi quindi ho deciso di seguire il cuore, buttandomi su quello che poi ho scoperto essere un grande classico del genere: “Neon Genesis Evangelion”. Ora che l’ho finito posso affermare che è stato un pessimo punto di inizio ma anche un’esperienza straordinaria; non mi resta che provare a spiegare il perché.

Innanzitutto la storia è ambientata in uno scenario post-apocalittico in cui la Terra è stata devastata da un cataclisma noto come Second Impact e deve affrontare gli attacchi di misteriosi esseri noti come “Angeli”; noi seguiamo le vicende di Shinji Ikari, un ragazzino quattordicenne scelto come pilota di un’unità Eva, uno degli enormi robot antropomorfi che sembrano essere l’unica arma efficace contro gli Angeli. Questo credo che possa essere il primo scoglio per un povero spettatore principiante come me: “Evangelion” appartiene al genere “mecha”, che gira proprio intorno alla presenza di giganteschi robot umanoidi, il che in questo caso vuol dire che una grande quantità di tempo è dedicata a battaglie di mostri contro robot per cui ci vuole davvero un certo gusto. Personalmente io ho apprezzato molto questa componente perchè da un lato una parte molto nascosta di me apprezza scene tamarre di mostroni giganteschi che se le danno di santa ragione, dall’altro perché le scene d’azione sono veramente scritte e animate benissimo, senza risultare mai noiose.

Shinji, il protagonista, con la sua unità Eva

Se ripenso però a quei ventisei episodi ciò che mi ha stregato il cuore non sono le battaglie, comunque fondamentali, ma tutto l’intrecciarsi di simbolismo religioso, temi filosofici e analisi della natura umana che secondo me rappresenta il vero cuore della serie. Ai miei occhi tutto ciò la rende un capolavoro assoluto, ma uno che non si sforza di essere particolarmente accessibile per lo spettatore: fin dal primo episodio ci si ritrova catapultati in un mondo di cui nessuno si prende la briga di spiegarti nulla e in cui ci si può solo aggrappare ai brandelli di informazioni riferite per vie indirette per cercare di riempire i tasselli del puzzle; un puzzle che, mettetevi il cuore in pace, nemmeno col finale riuscirete a completare. Se poi questo stato di confusione costante che accompagna lo spettatore non fosse abbastanza, la trama di base e il world-building sono costellati da una quantità tale di riferimenti al mondo cristiano-giudaico da chiedersi se sia effettivamente simbolismo o se semplicemente il creatore abbia aperto una Bibbia e si sia messo a tirare fuori nomi di cose a caso (fonti attendibili dicono che è andata più o meno così). Non riuscirei a contare la quantità di volte in cui mi sono chiesta se fossi io stupida a non capire quello che stava succedendo o se davvero gli eventi fossero troppo oscuri per riuscire ad essere decifrati. Non so se avete in mente come, leggendo un testo di profonda valenza simbolica, ci si renda conto della coesistenza di più possibili livelli di lettura del testo; ebbene vedendo Evangelion si ha la sensazione che questi livelli esistano e interagiscano sullo stesso piano della trama principale, creando un intreccio quasi impenetrabile in cui spetta un po’ allo spettatore farsi le sue idee. Rileggendo quello che sia scritto penso sia lecito pensare che o io abbia visto una sorta di adattamento animato del libro dell’Apocalisse o che io sia particolarmente stupida e non capisca nulla di quello che vedo; se dovessi essere sincera vi direi che la verità si trova a metà fra le due cose, ma in realtà sto solo cercando di mettere a parole una persistente sensazione che mi ha accompagnata per tutta la visione.

La storia però non è solo un’indecifrabile lotta per la sopravvivenza umana, infatti seguiamo anche la vita di tutti i giorni dei personaggi, che a tratti sembra terribilmente mondana per delle persone che sono una sorta di ultimo baluardo per la sopravvivenza umana ma che ci permette di conoscerli molto bene. Di tutti i complimenti che posso fare alla serie l’unico che non ha risvolti negativi è proprio la caratterizzazione dei personaggi: ci troviamo di fronte a personaggi terribilmente umani, sfaccettati, schiacciati sotto il peso dei loro traumi e demoni personali, con cui è impossibile non empatizzare. La psicologia di tutti i protagonisti viene sviscerata nel corso delle puntate, finendo per diventare una delle forze trainanti della storia (in alcuni momenti perfino un po’ troppo), appoggiandosi anche a elementi di psicologia “classica”, con chiari riferimenti a Freud o Jung. Ma anche in questo caso secondo me l’importante non è il capire le varie teorie dell’ego o del subconscio, quanto il riuscire ad entrare in sintonia, affezionarsi a questi esseri umani resi a tratti insopportabili ma sempre comprensibili dai loro difetti. Che sia il protagonista Shinji, insicuro e terrorizzato dall’idea di formare rapporti umani, o la sua tutrice Misato, che alterna estrema professionalità nel suo ruolo di capitano a un’estrema sciatteria nella vita privata, o l’insopportabile Asuka, non ce n’è uno che non mi sia entrato nel cuore.

Alcuni personaggi della serie

In fondo tutto “Neon Genesis Evangelion” mi è entrato nel cuore anche se non l’ho capito; per questo mi sa che il mio discorso risulterà un po’ sconnesso, è difficile provare a parlare qualcosa di cui si ha capito così poco ma verso cui si provano emozioni così forti. Non saprei a chi consigliare questa storia meravigliosa perché non ho mai visto nulla di simile, che mi abbia toccato in questo modo, perciò vi direi di darle una possibilità se qualcosa che ho detto ha stuzzicato il vostro interesse ma non so dirvi se ne resterete delusi o no (a parte il finale, di quello resterete sicuramente delusi ma quello non deve nemmeno essere nominato).

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