Cogestione…?

La Boheme Redazione
10 min readMar 24, 2024

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Cari leonardiani, posso solo immaginare i vostri neuroni in quest’ultimo mese essersi caoticamente sparpagliati più volte come un gregge di pecore alla vista del lupo, un lupo di nome “cogestione”. Ebbene, siamo qui oggi per squarciare il velo di Maya che avvolge questo lupo e spiegare con chiarezza la sfortunata storia della cogestione di quest’anno, con tutte le dinamiche dell’accaduto.

Prima, però, partiamo dalle basi: cos’è effettivamente una cogestione? Letteralmente “gestione in comune”, è il momento in cui, all’interno di un’azienda, la gestione e la programmazione divengono a carico di tutti sospendendo ogni forma di gerarchia; per noi costituisce quel periodo in cui tutti gli organi della scuola collaborano equamente alla gestione della stessa e delle attività che vi si svolgono. Nasce per responsabilizzare gli studenti attraverso il confronto democratico e aprire la scuola al mondo esterno e alle problematiche di attualità, motivo per cui solitamente si invitano esterni per approfondire temi specifici. Insomma, si gestisce la scuola insieme in un clima pacifico e solidale, ottimo anche per il rapporto studenti-professori, dato che trovarsi sullo stesso piano senza il peso del voto o anche solo dell’autorità può consentire un dialogo più sciolto e costruttivo.

Nella nostra scuola la cogestione si realizza tramite l’accorpamento delle ore a noi studenti concesse per fare Assemblea di Istituto (che normalmente sarebbe una mattinata al mese); ciò significa che, rinunciando a fare assemblea per tre mesi, come è successo quest’anno, si hanno tre giorni consecutivi nei quali organizzare, appunto, una cogestione. Cosa si fa in questi giorni? Potenzialmente qualunque tipo di gruppo di lavoro o di discussione; solitamente, come dicevo, si invitano esterni affinché tengano assemblee approfondendo il loro ambito specifico. Tutti sono tenuti a partecipare alle attività e ciascuno può liberamente scegliere tra le diverse proposte.

Nel Leo, in realtà, la prassi consolidata è, per quanto riguarda l’organizzazione delle attività, lasciare massima libertà possibile agli studenti, dunque ai Rappresentanti di Istituto (d’ora in avanti abbreviati in RdI, per comodità); questi a inizio anno, senza il bisogno immediato di un programma ben definito, presentano il progetto al Collegio Docenti (organo che riunisce tutti i docenti ed è presieduto dalla Dirigente), il quale lo approva all’interno di determinati giorni programmando allo stesso tempo attività come gite ed esami di lingua all’interno dell’anno scolastico. Il programma effettivo di quei giorni viene poi definito in seguito e approvato sempre in Collegio.

Così è andata anche quest’anno: il Collegio riunitosi a ottobre ha approvato regolarmente la cogestione per i giorni tra il 21 e il 23 di febbraio; tuttavia i RdI hanno poi chiesto proprio a febbraio di posticipare questi tre giorni a marzo, precisamente tra il 20 e il 22 (successivamente variando ai giorni tra il 25 e il 27), perché gli ospiti previsti non avrebbero potuto partecipare in quei giorni di febbraio stabiliti fin dall’inizio.

La reazione dei professori non è stata certo positiva: nel mese di marzo erano già previste le gite, le prove INVALSI per le classi quinte, l’esame DSD per la sezione di tedesco e in più, a fine mese, le vacanze di Pasqua; aggiungere anche la cogestione avrebbe significato passare praticamente un mese di vacanza — e si sa che un’eccessiva incostanza nelle ore di lezione non ha mai un effetto positivo sugli studenti dal punto di vista accademico — motivo per cui la cogestione era stata programmata a fine febbraio. Suscitava ulteriore disapprovazione, inoltre, un pensiero che si è poi diffuso per tutta la scuola: i RdI si sono mossi troppo tardi nell’accordarsi con gli ospiti; non ci sarebbero stati problemi di disponibilità se si fossero organizzati prima, dopotutto sapevano di doverlo fare già da ottobre. Per quanto questa conclusione possa sembrare la classica sentenza superficiale fatta arrogantemente da chi non conosce le dinamiche di una situazione, i RdI stessi hanno effettivamente ammesso la loro mancanza in questo caso. Non è tutto: si aveva il timore che qualcuno decidesse di cominciare le vacanze di Pasqua, che inizierebbero il 28 marzo, partendo il fine settimana prima della cogestione, saltando dal 25 al 27 senza farsi troppi scrupoli in quanto, appunto, non si perderebbero ore di lezione.

Date le premesse, i professori hanno avuto modo di esprimere il loro dissenso nella successiva riunione del Collegio Docenti, alla quale hanno partecipato gli stessi RdI, votando contro lo spostamento della cogestione a marzo. È qui che si è concretizzato il conflitto vero e proprio: i RdI non hanno accettato il risultato di questa votazione; i professori stavano negando alla scuola degli ospiti «illustri» — tra i quali riporto Giuseppe Sala, Sindaco di Milano — con i quali non si poteva certo fare brutta figura mandando a monte la cogestione dopo averli tenuti in sospeso nell’organizzazione.

È anche sorto del risentimento da parte dei RdI per essere stati, a detta loro, messi in secondo piano fin dall’inizio nell’organizzazione di un progetto che dovrebbe trovare fondamento nella collaborazione. Ciò è successo, per esempio, al momento della prima approvazione delle date, che i professori avrebbero concordato senza che i RdI avessero voce in capitolo — riguardo a questo, però, non si può ignorare che è compito dei professori in Collegio organizzare tutte le attività didattiche incastrandole tra di loro, non degli studenti… Questa sensazione di esclusione pare derivasse anche da una percezione dei RdI riguardo al modo di porsi dei docenti, sentito come «di superiorità» e «di scherno nei nostri (RdI) confronti», nonostante non sia successo nulla di davvero eclatante. Questo risentimento generale ha funto da catalizzatore per l’insistenza dei RdI nella loro richiesta e li ha portati a vedere il rifiuto dei docenti come un atto di forza nei loro confronti e in quelli di tutto il Leo.

A quanto mi è giunto, in quella stessa riunione, dopo l’iniziale conflitto, si è cercato un compromesso proponendo di fare una cogestione più breve o di distribuire questi tre giorni tra febbraio e marzo, separandoli, incontrando però la resistenza netta dei RdI. La richiesta di posticipare, però, non ispirava particolare fiducia: l’insistenza degli studenti sembrava abbastanza infondata e fine a se stessa, dato che non avevano ancora un programma definito per la cogestione in quei giorni né la certezza che tutti gli ospiti sarebbero effettivamente venuti, per non parlare di come fossero stati loro i primi a non rispettare i patti iniziali (condizione non proprio ottimale per supportare la loro intransigenza); dunque i docenti, pur proponendo alternative, hanno assolutamente escluso la prima opzione.

Al termine della difficile discussione, i RdI si sono ritirati in un colloquio privato per decidere definitivamente quale strada prendere e, una volta riemersi, hanno dichiarato di voler rimanere definitivamente fermi sulla loro posizione senza scendere a patti, risultato abbastanza sconcertante per i docenti e che ha messo in un certo imbarazzo la Dirigente, tanto desiderosa di raggiungere un compromesso.

E ora? Se la cogestione non si può fare a febbraio, non è approvata per marzo e non ci sono compromessi, che si fa? Essendo appunto un’attività che si organizza insieme, dove manca la collaborazione manca l’attività; la cogestione dovrebbe dunque saltare, almeno per quest’anno, no? Non per forza: una possibile alternativa è darle semplicemente un altro nome e un’altra forma burocratica (le attività sarebbero le stesse in ogni caso, in quanto organizzate dai RdI anche in forma di cogestione) e così è successo; anzi, si è proprio scoperto dal nulla, sfogliando il regolamento, che la cogestione in quanto tale non esiste, ma questa modalità di accorpamento di tutte le ore annuali delle Assemblee di Istituto si chiama, appunto, “Assemblee di Istituto” e non prevede alcun coinvolgimento del Collegio Docenti; infatti l’approvazione finale di queste è di competenza prima di tutto delle singole classi, che possono votare solo dopo averne discusso in Assemblea di Classe (da qui la richiesta recente dei RdI di farcela fare), per poi passare in Consiglio di Istituto (organo che riunisce la Dirigente e i rappresentanti di studenti, genitori, personale ATA e docenti), che vede i docenti in minoranza, per l’approvazione definitiva. Questa soluzione, seppur presupponga un risultato finale quasi certo, porta inevitabilmente a un risultato pratico: le Assemblee o si approvano o no, non c’è via di mezzo, con grande sollievo della Dirigente che ha visto così risolta — o, per meglio dire, arginata — una frizione difficilmente gestibile.

Dove i RdI hanno visto la salvezza di una fantastica iniziativa che apre la scuola al mondo, i docenti hanno visto una presa in giro nei loro confronti: ricorrere al rigore e alla freddezza del regolamento per trovare un espediente che permetta di realizzare i propri scopi a discapito dell’opposizione di qualcuno che prende la stessa decisione con te non testimonia certo la presenza di un clima pacifico né un grande impegno affinché questo ci sia. Qualcuno ha anche definito “antidemocratica” questa svolta perché, nonostante non ci sia stata nessuna violazione del regolamento, ciò che è stato percepito esserne il principio è stato lo scavalcamento dell’opinione dei docenti quando non favorevole al progetto presentato — sarebbe andata così anche se il Collegio avesse approvato lo spostamento dei giorni? E questa mala fede non si può davvero negare, a prescindere da quanto consapevolmente sia stata presente nelle intenzioni dei RdI.

Il coinvolgimento dei docenti nella cogestione, attuato fino a quel momento, potrà anche non essere stato regolamentato, ma il fatto che sia sempre stato la prassi della scuola implica che alla base ci sia sempre stato un buon dialogo studenti-professori, con rispetto e riguardo degli uni verso gli altri; è chiaro che questo dialogo ora sia venuto meno, seppur per le due parti ciò è successo in momenti e modi diversi: per i RdI nel trattamento ricevuto fin da subito, per i docenti in quest’ultimo gesto. Chi dei due ha ragione? È difficile stabilirlo all’interno di un fraintendimento, in fondo i RdI non avrebbero avuto motivo di sentirsi messi in secondo piano se il dialogo fosse stato condotto meglio da entrambe le parti fin dall’inizio; allo stesso tempo, però, loro sono stati i primi a non rispettare i patti non organizzando la cogestione a febbraio per poi scavalcare senza troppo riguardo i docenti quando hanno potuto.

Non che io voglia santificare i docenti, infatti ci sono da mettere in luce alcuni aspetti che secondo me non hanno gestito al meglio, ma c’è sicuramente da riflettere sulla posizione in cui si trovano, perché ha della controversia: pur essendo in pieno diritto di protestare, rischiano di peggiorare la propria posizione facendolo senza fare attenzione; sono infatti vittime di un “imbroglio legale”, ovvero sono stati offesi con intenzioni discutibili ma in un modo perfettamente legittimo, i RdI si sono semplicemente appellati al regolamento. Non è giustificato, infatti, che alcuni docenti abbiano impedito alle proprie classi di fare assemblea per approvare le Assemblee di Istituto e non è ottimale che al Collegio Docenti del 19 marzo, in cui i RdI hanno presentato tutti gli ospiti si siano nuovamente scagliati contro le Assemblee in sé, proponendo di nuovo di frammentare questi tre giorni, dato che, per dirlo molto schiettamente, i RdI li hanno effettivamente fregati per bene: i docenti non hanno potere sulle Assemblee e, per come stanno le cose ora, su questo dovrebbero gettare la spugna. La storia si conclude, per ora, il 20 marzo, giorno in cui si è tenuto il Consiglio di Istituto e le Assemblee di Istituto sono state definitivamente approvate, nonostante l’ultimo tentativo di opposizione dei docenti.

Io personalmente credo che i docenti avrebbero dovuto fare fin da subito un grande bilancio della loro situazione coordinandosi quanto più unanimemente possibile valutando se e quanto fosse necessario protestare e soprattutto in cosa specificamente farlo, perché nella protesta contro la “legge” (il regolamento scolastico in questo caso) il minimo passo falso può essere fatale. Per ora posso solo provare, dal mio punto di vista ingenuo di studente, a dare qualche spunto di riflessione al riguardo.

I docenti hanno organizzato le attività scolastiche all’inizio dell’anno seguendo la prassi in atto fino a quel momento, per poi scoprire che quest’ultima non era regolamentata per quanto riguarda la cogestione e i RdI hanno approfittato di questo vuoto legislativo per avere loro l’ormai-non-più-cogestione in mano; ma alla fine, oltre a quest’offesa di principio contro la quale trovo perfettamente legittimo scagliarsi, qual è stato il vero danno nell’organizzare le Assemblee di Istituto in questi tre giorni di fine marzo? Effettivamente, per come è stato posto dai docenti, sembra che il fatto che qualche furbastro inizi le vacanze di Pasqua il 24 marzo o che questo mese sia saturo di attività che distraggono dal programma scolastico sia la fine del mondo. Ma lo è davvero, in fondo? Non certo dal punto di vista degli studenti, ma qui preferisco lasciare aperta la domanda. Forse ciò che destava maggior preoccupazione concreta era l’esame DSD, che cadeva inizialmente nei giorni scelti per le Assemblee, ma che è stato spostato apparentemente senza troppe complicazioni; per il resto è giusto ricordare che a causa delle Assemblee i docenti sono stati costretti a rivedere la programmazione della didattica nelle singole classi, il che significa che molto probabilmente non ci sarà tempo per alcuni di recuperare le insufficienze.

Per quanto è stato generalmente percepito, la questione era fondamentalmente di principio, più che altro; ma siccome il regolamento consentiva tutto ciò e, diciamo, l’approvazione di questa posticipazione non avrebbe portato alla morte di nessuno, forse scagliarsi così furiosamente nello spirito dello scandalo contro queste Assemblee in sé, fatte in mala fede ma lecite, non è stata la cosa più saggia, specialmente se poi c’è stato chi lo ha fatto cadendo nell’illecito impedendo agli studenti di fare Assemblea di Classe. Tutto ciò non annulla, però, l’atto grave dei RdI, infatti è giusto che i docenti ora si diano da fare in Collegio e in Consiglio di Istituto affinché venga riconosciuta la loro versione dei fatti per poi costruire le basi affinché ciò che è successo quest’anno non si ripeta, che sia rinunciando definitivamente all’idea di cogestione o convincendo il Consiglio di Istituto a votare a favore della regolamentazione di questa (il Consiglio può cambiare il regolamento scolastico se vota a favore).

Non voglio fornire un giudizio troppo netto sulla situazione schierandomi semplicemente su un fronte; entrambe le parti hanno commesso i loro errori e io ho cercato semplicemente di riportarli tutti mettendoli in ordine affinché voi leonardiani elaboraste la situazione con quanti più strumenti possibili. Alla fine il dialogo studenti-professori è sempre difficile: i primi non hanno la maturità e l’esperienza per concepire a pieno la complessità dell’insieme delle dinamiche scolastiche e difficilmente rinunciano a una “vacanza” in più; i secondi soffrono la rinuncia alla loro posizione e tendono spesso a essere eccessivamente rigidi. Il vero punto interrogativo in sospeso ora riguarda il futuro di questo dialogo, almeno per quest’anno (perché col rinnovarsi dei RdI nei prossimi anni si ripartirà da zero, suppongo): verrà risanato riportando nei prossimi anni la cogestione con la prassi precedente (a quel punto regolamentata) o verrà mantenuta questa spaccatura? Chi lo sa, immagino che per ora possiamo farci due risate con Tommy Cassi in Assemblea e ripensarci dopo Pasqua… Ω

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