Donne nella scienza: Hedy Lamarr
Quando ho preso a raccontare questa storia nelle scorse settimane, la reazione di tutti è stata sempre e solo una: “Dovrebbero farci un film!”
Che la storia della “donna più bella del mondo” si meriterebbe una trasposizione cinematografica è innegabile e considerato l’attenzione attutale alla produzione di biopic sugli artisti di spicco della storia del Novecento e, ancor di più, la nuova ondata di femminismo hollywoodiana del Me Too, non è un sogno così irrealizzabile. Nell’attesa però, ho deciso nel mio piccolo di diffondere ulteriormente la storia sensazionale di una figura che, probabilmente unica prima della seconda metà del ventesimo secolo, è riuscita a conciliare un’ideale femminile sensuale allo stereotipo di “scienziata dal cuore di uomo”. E chissà, magari diffondendola prima o poi ci scapperà anche l’Oscar.
Hedy Lamarr nacque col nome di Hedwig Eva Maria Kiesler a Vienna nel novembre del 1914, a Prima Guerra Mondiale appena iniziata. Figlia dell’alta borghesia austriaca di origine ebrea non ne risentì eccessivamente, sebbene come vedremo in un certo senso le guerre, in particolare il secondo conflitto mondiale, hanno inequivocabilmente determinato la sua vita e carriera.
Che dire di lei? Era bella. Straordinariamente bella. Talmente bella che il suo viso è saltato immediatamente agli occhi di diversi ragazzi della redazione quando l’hanno vista sullo scorso numero, nonostante i cento anni di distanza, e che stregò naturalmente il mondo anche allora. Il suo sogno di fare l’attrice si realizzò prestissimo: a soli sedici anni venne selezionata dal regista Max Reinhardt per la commedia Il sesso debole, per cui si trasferì a Berlino. Abbandonava una famiglia da lei stessa definita anaffettiva e l’università, dove nonostante l’età si stava laureando in ingegneria e in cui era stata giudicata dotata di un’intelligenza eccezionale. Il successo tuttavia non tardò ad arrivare: dopo alcuni ruoli minori, venne scritturata come protagonista per la pellicola che le definirà la carriera, Exstase (in italiano Estasi, ndr). È il primo film in cui un’attrice protagonista appare sullo schermo completamente nuda, sebbene Hedi, appena diciannovenne, sostenne di non essere stata consapevole di quanto sarebbe stata visibile. Pare che la scena di lei svolazzante nei prati fosse stata filmata da una notevole distanza e che questa fosse stata eliminata attraverso uno strumento oggi scontato ma all’epoca evidentemente no… lo zoom.
Il film destò naturalmente grande scandalo, finendo sotto processo negli Stati Uniti, ma fu accolto con entusiasmo al II Festival del Cinema di Venezia nel 1934. Nel 1933 intanto Hedi aveva sposato Fritz Mandi, venditore di armi conosciuto come il “mercante di morte” che si arricchì enormemente vendendo munizioni a entrambi i contendenti della Guerra di Spagna e rifornendo le milizie fasciste Heimwehr. Uomo estremamente geloso, fece setacciare e distruggere quante più copie di Exstase potè, per poi rinchiudere la moglie in casa relegandola al ruolo di grazioso pezzo di mobilio. Nonostante la situazione, decisamente stretta per il suo spirito intraprendente, in questo periodo la giovane attrice ebbe modo di ascolatre involontariamente numerose riunioni e discorsi tra mercanti d’armi e grandi acquirenti. Tra gli ospiti figurò talvolta anche Benito Mussolini e, a detta della stessa Hedi, ma secondo altri in maniera improbabile, lo stesso Hitler.
Tentò la fuga a Budapest nel ’36 per sfuggire alla stretta del marito e per continuare a lavorare come attrice (l’Associazione dei prouttori cinematografici austriaci aveva vietato l’ingaggio di artisti ebrei), ma Mandi riuscì a trovarla e riportarla a casa. Il secondo tentativo fu più fortunato: scappata in Svizzera, si trasferì a Londra di lì a breve. Nel 1937, dopo che Mandi era riuscito a ottenere il divorzio per “motivi razziali”, si imbarcò sulla Normandie alla volta degli Stati Uniti. Sulla nave riuscì a convincere Louis B. Mayer, produttore naturalizzato americano, a investire su di lei una volta arrivati. Fu sua l’idea di cambiare il nome della ragazza, troppo tedesco per essere visto di buon occhio in quel periodo, che sbarcò dunque col nome di Hedy Lamarr in omaggio all’attrice del muto Barbara La Marr, a suo tempo ritenuta “la donna più bella del mondo”.
Ritenuta una bellezza esotica, massima icona della vecchia Europa con sfumature persino mediorientali, Hedy venne in questo senso ingaggiata dall’industria hollywoodiana in film come “La signora dei tropici”, adattamento ambientato a Saigon della Manon Lescaut di Puccini. Con l’inizio della seconda Guerra Mondiale invece si preferì non presentarla eccessivamente come straniera per non rimarcare la sua ormai scomoda patria d’origine.
Tra il lavoro e le storie sentimentali (si sposò altre due volte e partorì tre figli), Hedy pensava sempre più spesso ai discorsi uditi a casa del primo marito a proposito della possibilità di creare un metodo per teleguidare ordigni bellici. La sua casa si riempì di schizzi e progetti che proprio contrastassero un tale congegno, realizzati grazie ai suoi pregressi studi di ingegneria e che schockarono il compositore di avanguardia George Antheil quando visitò l’abitazione dell’attrice, convinto di trovarla piena di cianfrusaglie femminili. Fu tuttavia proprio la collaborazione con il pianista, conosciuto a casa di amici e che nella mente di Hedy l’avrebbe potuta aiutare ad aumentare taglia di reggiseno (l’attrice era considerata poco formosa rispetto alle colleghe americane e Antheil aveva pubblicato uno Studio di criminalogia ghiandolare), che le permise di realizzare la sua idea. Non solo Antheil aveva contatti con il National Inventor’s Council, ma operò anche in prima persona nel progetto, proponendo una versione tecnologica della banda perforata che si usa nella pianola meccanica, che permetta una rapida variazione di frequenza (nella fattispecie, 88 frequenze, come i tasti del pianoforte).
Nell’agosto del 1942 venne loro concesso il brevetto, registrato col numero 2.292.387 per l’invenzione del “Secret Communication System”, che tuttavia venne bellamente ignorato dall’industria americana, restia ad utilizzare un dispositivo bellico ideato da una diva del cinema, per di più austriaca. Quando anche il loro secondo progetto, per un missile antiaereo che esplodesse nelle vicinanze dell’obiettivo senza necessariamente colpirlo, non ricevette alcuna attenzione, Hedy decise di tornare a dedicarsi esclusivamente alla sua carriera di attrice e in seguito produttrice. Nel 1985, però, venne tolta la qualifica di segreto militare al sistema CDMA basato sul brevetto 2.292.387, proprio nel momento in cui era in pieno sviluppo la telefonia cellulare. Il concetto cardine di suddivisione di un ampio campo di frequenze in più canali diventò la base non solo della crittografia e di trasmissioni a scopi militari, ma anche della telefonia mobile e dei sistemi wireless. In parole povere? Hedy Lamarr ha inventato il wifi. Pensateci quando userete il vostro smartphone, ascolterete musica su Spotify, farete da hotspot a un amico. Tutto merito di una bella donna e di un pianista surrealista conosciutisi per il comune interesse per la chirurgia plastica.
Negli ultimi anni della sua vita, Hedy venne ufficialmente riconosciuta come grande inventrice e si moltiplicarono i riconoscimenti: dalla Lockheed e dall’Inventors Club of America per citarne alcuni. In Germania, Austria e Svizzera il 9 novembre, in onore del suo compleanno, fu proclamato il Giorno dell’Inventore, nel 1998 le fu assegnata la medaglia Kaplan, massima onorificenza austriaca per un inventore, e già nel 1997 ricevette il premio di Pioniere della Frontiera Elettronica, assegnato annualmente dal 1992 ai grandi innovatori della tecnologia informatica. E pare che quando le venne riferito, ormai 82enne, abbia esclamato incorreggibile “Era anche ora!”