Musica: Ernia

Francesco Pianaroli
La Bohème
Published in
4 min readDec 3, 2020

Gemelli e dualità

Copertina di “Gemelli”

Il 19 giugno Ernia ha pubblicato il suo terzo album ufficiale, Gemelli, dopo le uscite di “Come Uccidere Un Usignolo/67” e “68”. Ernia, nome d’arte di Matteo Professione, è considerato una delle migliori penne nel rap italiano, soprattutto dopo il suo ritorno alla musica nel 2016. La dualità che caratterizza il segno dei gemelli, si ritrova non solo nell’omonimo album, ma in tutta la sua carriera. Dopo lo scioglimento della Troupe D’Élite e un periodo di lontananza dalla musica, Ernia pubblica l’EP “No Hooks” (nome dato dalla mancanza di ritornelli in tutto l’EP), in cui il dualismo emerge per la prima volta. Nell’ultima traccia del progetto, Neve, considerato uno dei suoi master pièce rappa: «Me ne sbatto degli utili, dai 5 stelle a dormire/ in stazione insieme agli umili, stesi nei posti umidi », evidenziando già una dualità fra la sua appartenenza sociale e il suo vissuto. Questa stessa dualità viene ripresa in “68”, title track dell’omonimo album, in cui dice: «Tra palazzoni e villette schierate stavo nel mezzo/ Così che prendevo da entrambi, mi comportavo in base al contesto».

Oltre al contrasto evidente nel suo vissuto, Ernia presenta un forte contrasto stilistico fra pezzi in cui cita Autori o filosofi, e pezzi di pura arroganza e fotta, come riassume senza giri di parole in “Disgusting” di “C.U.U.U/67”: «Così ignorante dentro un pezzo invece così acculturato dentro quello dopo». Tutto ciò fa capire non solo come il muoversi tra due ambiti sia sempre stato intrinseco al suo stile, ma anche come l’insieme di queste contrapposizioni portino a una molteplicità di tematiche e versatilità. Ed è proprio questa molteplicità a fare da protagonista nel nuovo progetto del cantante, che esplicita la dualità che è sempre stata presente nella sua musica.

Ernia ha sempre messo due tracce speculari, in “C.U.U.U/67” c’erano “Tradimento” e “Lei No” (il traditore), mentre in 68 c’erano “Sigarette (l’inizio)” e “Tosse (la fine)”. Il filone prosegue in gemelli, che ha tracce che sono speculari ad esempio “Vivo” e “Morto Dentro”, o “Non Me Ne Frega Un Cazzo” e “Cigni”. In un’intervista l’artista rivela che in una strofa inedita di cigni rappava “Il pezzo sulla tipa, il pezzo sulla mia vita, ad ogni entrata trionfale c’è una pessima uscita”. Oltre all’evidente dualità in queste barre, si può leggere un’altra tematica tipica di Ernia: l’insoddisfazione.

Copertina di “Come Uccidere Un Usignolo/67”

L’insoddisfazione è una caratteristica che è da sempre intrinseca alla sua scrittura, non solo in “Gemelli”. La visione di Ernia e la sua costante insoddisfazione sono ritrovabili per esempio in “Noia” di 67. in cui canta «Ogni volta che poi agguanto un obiettivo, Nelle mani mie diventa meno figo, Perde quell’argento vivo, Così che corro dietro quello seguente, La scena si ripete, il tempo passa e ho paura sia per sempre».

L’ insoddisfazione di cui canta ha un carattere quasi leopardiano: la ricerca della felicità per lui è infinita, e qualsiasi obbiettivo “finito” non potrà mai soddisfare la sua ricerca della felicità, portandolo ad avere paura di non essere mai felice. Questa ricerca della felicità nell’album si esprime in “Cigni”, in cui canta «Pensare che a 26 anni nulla più mi entusiasma, Da quassù la vista è magnifica, E pure non sono ancora felice veramente, che significa?». Nella traccia speculare di “Cigni”, ovvero “Non Me Ne Frega Un Cazzo” con Fibra, interpreta l’indifferenza che lo contraddistingue con provocazione, dicendo appunto che delle cose di cui gli altri tanto si vantano, “non gliene frega un cazzo”.

L’ultimo macro tema affrontato da Ernia in gemelli è la sua adolescenza, che affronta in “MeryxSempre” con Shiva, “Pensavo Di Ucciderti” con Luchè e “Fuoriluogo” con Madame. Le prime due sono racconti, scritti con lo spessore critico e autoriflessivo che lo caratterizza, che raccontano della sua adolescenza e vecchie amicizie. “Fuoriluogo”, in cui è accompagnato da una mostruosa Madame, è quasi uno sfogo, in cui racconta come si sentisse fuoriluogo e di come “pregasse di sembrare come gli altri”, raccontando sentimenti tipicamente adolescenziali. La canzone forse più bella, che rappresenta l’esercizio di stile maggiore, è “Bugie” in cui, con una forte critica sociale, “spiega” i vari tipi di bugie.

L’ultimo brano da prendere in considerazione è “Puro Sinaloa”, che come si intuisce facilmente dal titolo, è un omaggio ai Club Dogo e la loro “Puro Bogotà”. Il brano può essere molto difficile da digerire, soprattutto per gli appassionati dei Dogo, che non vogliono sentire voci diverse sulla base iconica di Puro Bogotà, con i quali personalmente mi trovo d’accordo. Questo brano però va vissuto come un passaggio di testimone, un augurio, che questa generazione, di cui fa parte Ernia, possa tenere in mano il rap italiano, come hanno fatto i dogo nei 2000.

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