Fate: The Winx Saga

Gabriele Morelli
La Bohème
Published in
4 min readFeb 9, 2021

L’Italia l’ha sempre fatta da maestra in campo di creazione ed esportazione di prodotti di alto livello, che dettano le mode del momento o lo standard del lusso, come Gucci, Prada o Ferrari, e, ovviamente, le Winx. Non tutti sanno che il cartone, uscito nell’ormai lontano 2004, fu creato da Iginio Straffi per la Rai, ed ebbe poi un immenso successo in tutto il mondo. Ovviamente, come ogni cosa vecchiotta di successo, la TV americana ci deve mettere sopra le mani per fare un reboot o un remake o quel che è, che finisce solamente per deludere i vecchi fan e farli sentire immensamente più vecchi. Questa sentenza è toccata anche a Winx Club, e il boia a questo giro è stato Netflix. Nasce così Fate: The Winx Saga, che si impegna al massimo in tutti e 6 i suoi episodi per sottolineare che questo NON è Winx Club. Il cartone originale era chiaramente indirizzato ad una demografica molto giovane, mentre il remake sembra essere fatto per gli stessi bambini che vedevano l’originale tempo fa, oramai cresciuti. Sembra un’ottima premessa, sarebbe bello vedere come qualcosa che ti piaceva da piccolo sia cresciuto assieme a te, ma proprio tentando di creare qualcosa di più maturo, ne esce l’ennesima serie teen drama sulla stessa onda di Riverdale o Tredici, che tira fuori sempre gli stessi temi di sesso droga e essere sempre incompresi, aggiungendoci una spruzzata di magia e genocidio, che comunque non guastano mai.

Però devo essere sincero, l’approccio che Fate prende nei confronti del mondo delle Winx non mi dispiace. Comincia bene, con un inizio che i fan di serie come Harry Potter e Percy Jackson troveranno molto familiare, ovvero il gettare un protagonista in un mondo magico di cui non conosceva l’esistenza e dove capirà di essere speciale. Altra cosa che lo show fa molto bene è far capire fin da subito il tono della serie: già dalla prima scena si capisce facilmente che questo non è assolutamente il Winx Club, ma finirà per diventare uno dei suoi più grandi problemi. Proprio per questo cambio di tono, si distacca enormemente dal materiale originale, e finisce inevitabilmente per perdere quell’alone di magia che ogni serie ambientata in un mondo fantastico dovrebbe avere. La magia diventa solo qualcosa da controllare e da usare per combattere, e non contribuisce a rendere il mondo interessante, tanto che, per mostrare come si divertono dei ragazzi cresciuti in un mondo magico, la cosa più fantasiosa e pazza che si trova a una festa è una banalissima partita di beer pong, che per un mondo del genere sembra un po’ banale. Il più grande problema di questa serie però sono senza dubbio le protagoniste. Il loro difetto più grande è uno e comune a tutte: sono delle stronze. Quelle che ne soffrono di meno sono Musa e Terra (dio santo ma quale genitore può guardare un bebè negli occhi e chiamarlo “Terra”?): la prima che ignora tutti per ragioni giustificate, e ha il suo percorso di accettazione dei suoi poteri, l’altra per una scena in particolare che va a limitare notevolmente lo sviluppo del suo personaggio. Quando Riven inizia a sfotterla, la fata del body positivity mostra a tutti quanto è tosta e sicura di sé impiccandolo con dei rampicanti, ma questo va completamente contro il suo sviluppo. Lei parte, almeno in teoria, insicura di sé, quindi sarebbe stato meglio mostrarla offesa e indifesa in quella situazione, per poi farle avere la sua redenzione più avanti. Aisha non si sa bene cosa ci faccia nel gruppo: tra commentini sarcastici con le altre, che sembrano solo cattivi visto che inizialmente non c’è una base di amicizia che li renderebbe simpatici e innocui, ed essere sempre quella che dice alle altre che quel che fanno è sbagliato, sembra solo fastidiosa. Infine il problema più grande: Stella e Bloom. La prima sembra essere per tutta la serie la tipica ragazza popolare e ricca di ogni serie TV che ricopre il ruolo di antagonista, e lo fa anche bene, visto che sembra incapace di fare altro che essere gelosa di Sky e buttare a destra e manca commentini cattivi. Poi vien fuori che ha la madre cattiva, ma indovina un po’, questo non da il diritto a trattare male altre persone, e sembra che alla fine ha la sua redenzione, ma è qualcosa che esce dal nulla, completamente piatto e ingiustificato. Bloom invece è la tipicissima ragazza super bella e intelligente che ovviamente non ha amici, anche se a sto giro questo è giustificato, visto che tratta male TUTTI. Pretende di saper fare tutto da sola, quando in realtà è incapace, è sempre pronta a litigare e sembra quasi che se la tiri da quanto è sicura di sé. Avrà preso dai suoi genitori, che sono anche loro davvero pessimi, ma a questo punto sorge spontanea una domanda: perché così tante persone in questa serie devono essere degli stronzi? Si finisce quasi per sperare che vengano dilaniati dalla sottospecie di zombie che a sto giro per renderli originali sono un po’ bruciacchiati. Una serie del genere dovrebbe essere focalizzata su un gruppo di amiche, ma questo si perde completamente visto che sono sempre impegnate a litigare e a trattarsi male, tanto che non è piacevole vederle assieme. Se poi viene anche perso l’elemento di magia gioiosa e fantastica che c’era nella serie originale, questo remake perde ogni motivo di esistere in quanto tale, e Netflix poteva benissimo risparmiarsi la fatica di ottenere i diritti e fare una serie originale, uguale a tutti gli altri teen drama, con giusto un pizzico di superpoteri.

--

--