5-Ci serve una mappa!

Massimo Lazzari
La fine della Terra
4 min readMay 24, 2019

Mi rendo conto che questo prologo è stato già fin troppo lungo.

Anche se, come scrive Magris nella prefazione a L’infinito viaggiare

“forse il prologo si addice a una raccolta di pagine di viaggio, perché il viaggio — nel mondo e sulla carta — è di per sé un continuo preambolo, un preludio a qualcosa che deve sempre ancora venire e sta sempre ancora dietro l’angolo […]. La prefazione è una specie di valigia, un nécessaire, e quest’ultimo fa parte del viaggio”.

Dunque prendiamoci questa prefazione e mettiamola in valigia.

E ora iniziamo a concentrarci sul Madagascar e su questo viaggio alla “fine della terra”.

Per quanto possa essere affascinante vagabondare senza meta e senza programmi in un paese esotico, non è ciò che farò questa volta. In fondo lo scopo è la realizzazione di un documentario, e il programma del viaggio è già stato a grandi linee stabilito. Io e la mia troupe di giovani videomaker e social media manager arriveremo nella capitale Antananarivo l’1 giugno. Il giorno seguente inizierà il nostro tour verso sud, che ci condurrà come prima tappa ad Ambositra…

Be’ forse non è questo il modo migliore.

Anzi, manca una cosa che ogni libro di viaggio che si rispetti deve avere.

«Ci serve una mappa!»

ho detto qualche settimana a Peo, il mio illustratore di fiducia.

Ed eccola qui:

Ora è sicuramente più facile descrivere l’itinerario del nostro docu-tour anche a chi il Madagascar non lo conosce.

Come dicevo, da Antananarivo ci muoveremo verso sud lungo la Route National 7, inoltrandoci subito nei panorami sconfinati degli altopiani centrali. Attraverseremo la cittadina di Antsirabe, centro del commercio di pietre preziose e semi-preziose, e arriveremo ad Ambositra, un piccolo e grazioso paese di montagna.

Il giorno successivo inizieremo a scendere di quota e raggiungeremo Ambalavao, una città che sembra uscita da un western, famosa per essere il più grande mercato di zebù del Madagascar. In questa zona, patria dell’etnia Betsileo, visiteremo le foreste e i lemuri del Parco Nazionale di Anja, tappa saltata nel mio primo viaggio del 2016.

Poi continueremo la nostra discesa inoltrandoci nel deserto roccioso di Ranohira e del magnifico Parco dell’Isalo, un massiccio montuoso con gole, canyon e cascate belle da togliere il fiato.

Il 5 giugno poi arriveremo finalmente a Tulear, dove opera l’associazione e si concentrano tutte le attività che dovremo documentare.

E allora forse ci servirebbe anche una mappa più dettagliata di Tulear, ma visto che Peo è stato previdente, ce l’abbiamo già:

Il programma delle nostre giornate a Tulear prevedrà innanzitutto la visita alla scuola pubblica EPP di Tanambao. Conosceremo gli studenti sostenuti dall’associazione, gli insegnanti, il personale di servizio. Visiteremo le aule, la cucina, la mensa. Cercheremo di capire dove e come realizzare l’impianto di agricoltura idroponica, che nei nostri progetti attuali potrebbe trovare sede nel cortile della scuola.

Poi visiteremo le case in cui gli studenti e le loro famiglie vivono, consegneremo loro i regali provenienti dalle famiglie italiane che li sostengono a distanza e vedremo con i nostri occhi le loro condizioni di vita. Questa sarà senza dubbio la parte più dura di tutto il viaggio e non sono ancora sicuro di essere adeguatamente preparato.

Faremo il tour dei pozzi costruiti l’anno scorso e organizzeremo incontri con le popolazioni dei villaggi e le autorità locali. Andremo a visitare i cantieri dei nuovi pozzi, la cui costruzione sarà partita solo qualche giorno prima del nostro arrivo. Incontreremo i responsabili dell’impresa di costruzione e ci faremo descrivere il nuovo progetto, che prevede diverse migliorie rispetto a quello dei nostri primi pozzi. Infine incontreremo i ragazzi beneficiari delle borse di studio universitarie e realizzeremo un collegamento Skype con la scuola bolognese che le ha finanziate.

In tutto questo non ci faremo mancare un paio di giorni ad Anakao. Alloggeremo in quel Peter Pan Hotel in cui tutta questa storia è iniziata, almeno per me. Mangeremo l’ottimo cibo cucinato da Dario e dal suo staff. Faremo escursioni per avvistare le megattere fare snorkeling nella barriera corallina. Proveremo anche a rilassarci un po’ sulle meravigliose spiagge bianche di questo villaggio di pescatori isolato dal mondo.

Insomma, sarà un viaggio molto intenso. Ricco di esperienze ed emozioni forti. Nuovi incontri e rimpatriate. Tutto questo, ma anche, spero, tanto altro che ora non riesco neanche a immaginare. Perché è bello fare programmi, ma è anche altrettanto bello farsi sorprendere dalla vita ogni tanto. In fondo, la prima volta che sono andato in Madagascar non avevo la minima idea che poi sarebbe andata finire così. Che sarei tornato, a distanza di tre anni, per realizzare un documentario per un’associazione non profit a cui sto dedicando buona parte del mio tempo, delle mie energie, della mia vita.

Chissà cosa mi regalerà questa volta il Madagascar.

Chissà cosa starò facendo tra tre anni.

Chissà cosa… basta.

Si parte!

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Massimo Lazzari
La fine della Terra

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)