Sei Nazioni 2019: Irlanda, Galles e Inghilterra. La vittoria sarà affare loro?

Mario Bocchio
La leggenda del rugby
4 min readFeb 1, 2019

Dicono che la finale si giocherà in anticipo, subito: quando a Dublino, nella prima giornata, la favoritissima l’Irlanda ospiterà l’Inghilterra. Bugie. Il Sei Nazioni di rugby rimane il torneo più equilibrato e imprevedibile del mondo, con una sola certezza: da venerdì sera primo febbraio — si comincia a Parigi con Francia-Galles — a sabato 16 marzo, saranno 5 turni di battaglie dal primo all’ultimo minuto. E’ la ventesima edizione di una sfida cominciata 2 secoli fa tra le home nations britanniche, cui si è aggiunta la Francia nel 1910 e l’Italia dal Duemila. In questo millennio l’Irlanda, campione in carica, ha vinto 4 volte così come il Galles. La Francia è ferma da qualche anno a quota 5, l’Inghilterra è a 6. Ad azzurri e scozzesi è quasi sempre andato il Cucchiaio di Legno, l’Orrenda Stoviglia, premio virtuale e maligno che spetta agli ultimi classificati. Questo Sei Nazioni precede la Coppa del Mondo, in programma il prossimo autunno in Giappone. E’ un buon motivo per credere che sarà uno dei tornei più combattuti di sempre. “Il livello non è mai stato così alto”, sostiene a ragione Conor O’Shea, ct della Nazionale. Una tesi confermata in autunno dallo scontro fra i 2 mondi ovali, quello europeo e l’australe: l’Irlanda non a caso ha battuto gli All Blacks e oggi ne insidia il primato; ad ottobre gli scontri diretti tra le nazioni dei 2 emisferi si sono chiusi 10–8 per quello nord; nei primi 4 posti del ranking mondiale ci sono nell’ordine Irlanda, Galles e Inghilterra, dietro la Nuova Zelanda.

VERDI COME TORERI
I Verdi di Joe Schmidt hanno chiuso l’edizione 2018 col Grande Slam, vincendo cioè i 5 incontri. Negli ultimi anni sono progrediti in maniera impressionante, perfezionando un sistema di gioco che — come per i neozelandesi — coinvolge sinergicamente tutto il movimento: la nazionale è la più alta espressione delle migliori squadre del paese, le province. Abilissimi in difesa, feroci sui punti d’incontro, spietati in attacco, gli irlandesi sanno distruggere con cinismo i progetti degli avversari e poi li infilzano, come toreri. Il pacchetto degli avanti è una macchina da guerra, la coppia in regìa (Sexton-Murray) impeccabile, la linea di tre-quarti crudelmente efficace. Hanno maturato una straordinaria capacità di leggere le partite, in qualsiasi condizione. Anche il calendario è dalla loro parte: affrontare l’Inghilterra nel nuovo Lansdowne Road sarà un vantaggio, ma attenzione alle trasferte di Edimburgo e Cardiff.

INGHILTERRA IMPULSIVA
Ad ottobre i Bianchi di Eddie Jones hanno perso di un punticino con gli All Blacks, e poi superato — sempre di un punticino — il Sudafrica, infine distrutto l’Australia. Grazie al recupero di alcuni campioni (Courtney Lowes, Billy Vunipola, Nathan Hughes, Manu Tuilagi) avranno a disposizione quasi tutto il meglio del rugby inglese. Decisivo l’esordio di Dublino, in cui vorranno sfruttare la potenza dei loro ball-carrier: Kayne Sincler, Jamie George e Mako Vunipola. Il mediano Owen Farrel ha straordinarie qualità ma pure una pericolosa propensione ai placcaggi di spalla: il carattere un po’ troppo impulsivo del ragazzo potrebbe costare molto caro al resto della squadra.

UNA POESIA GALLESE
Come è possibile non innamorarsi dei Dragoni Rossi? Il romantico Galles ogni anno sperimenta, improvvisa e conquista come una poesia di Dylan Thomas. Non vince il Sei Nazioni dal 2013 e l’esordio a Parigi sarà come guardarsi allo specchio: questa squadra può tornare a fare cose memorabili o è ancora condannata ad un’esistenza ondivaga, schizofrenica? Warran Gatland, l’allenatore, giura che le partite di ottobre siano servite a preparare il Sei Nazioni. Orfano di Halfpenny nelle prime 2 appuntamenti del torneo, può contare su una nuova generazione di talenti: Tomos Williams, Adam Beard e Josh Adams su tutti. Potrebbe essere la piacevole sorpresa. Speriamo.

GALLETTI AL CUCCHIAIO
L’Omino coi Baffi ci è rimasto male: la sconfitta con Fiji ha rilanciato i dubbi su di una Francia che soffre terribilmente conseguenze di un Top14 brutale e farcito di stranieri. Jacques Brunel timona una squadra confusa che non può sopravvivere coi lampi di genio e il pancione di Mathieu Bastareaud: 3 sole vittorie negli 11 incontri del 2018 sembra un bilancio all’italiana, invece. Molto dipenderà dalla notte di venerdì col Galles: i galletti tornano a scommettere su Morgan Parra, Wesley Fofana, Louis Picamoles, Yoann Huget. Non è che all’ultima giornata si giocheranno il Cucchiaio a Roma con gli azzurri?

LA GENEROSITA’ SCOZZESE
Ci sono squadre nazionali che possono DAVVERO cambiare, con l’arrivo di un nuovo tecnico. E’ successo alla Scozia: sotto la guida di Vern Cotter i progressi sono stati evidenti (le vittorie su Australia e Sudafrica, un monumentale successo nei confronti dell’Inghilterra), e grazie anche alla classe di Stuart Hogg, Finn Russell, è un migliorarsi continuo. Anche e soprattutto a livello di club. Sostengono che la partenza sia in discesa, sabato a Edimburgo con l’Italia. Riusciranno i ragazzi di Greig Laidlaw a fare finalmente il salto di qualità e lottare di nuovo per la vittoria finale? Speriamo di no. Detto da tifoso italiano, naturalmente.

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Mario Bocchio
La leggenda del rugby

Giornalista professionista, amo il calcio, soprattutto quello dei mitici anni Ottanta. Non disdegno la politica, anche per averla praticata attivamente