Consolazioni …

Antonio Gallo
Bibliomania su GoodReads & Librarything
4 min readMar 14, 2021

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Il libro

In “Consolazioni” David Whyte disvela aspetti nascosti dell’essere umano. Molti trascorrono la vita cercando invano di evitare una perdita, una botta di crepacuore, una vulnerabilità nascosta, una paura certa, reinterpretandoli con audacia, abbracciandone pienamente la complessità, senza mai rifuggire dal paradosso nella incessante ricerca di significato.

Iniziando con “Da solo” e terminando con “Ritiro”, ogni brano di questo libro che afferma la vita è una meditazione sul significato e sul contesto, un invito a cambiare e ampliare le nostre prospettive sulla vita: dolore e gioia, onestà e rabbia, confessione e vulnerabilità, l’esperienza di sentirsi sopraffatti e il desiderio di scappare da tutto.

Attraverso questa lente, la procrastinazione può essere una maturazione necessaria; nascondere un atto di libertà; e la timidezza qualcosa che accompagna la prima fase della rivelazione.

“Consolations” invita i lettori a una considerazione poetica e ponderata di parole il cui significato e interpretazione influenzano i percorsi che scegliamo e il modo in cui li percorriamo durante la nostra vita.

VICINI, è quello che siamo quasi sempre: vicini alla felicità, vicini a un altro, vicini a partire, vicini alle lacrime, vicini a Dio, vicini a perdere la fede, vicini all’essere fatti, vicini a dire qualcosa, o vicini al successo, e persino, con il massimo senso di soddisfazione, vicino a rinunciare a tutto.

La nostra essenza umana non sta nell’arrivo, ma nell’essere quasi arrivati, siamo creature in cammino, il nostro viaggio una serie di imminenti arrivi anticipati. Viviamo misurando inconsciamente le distanze inverse della nostra vicinanza: un’intimità calibrata dalla vulnerabilità che sentiamo nel rinunciare al nostro senso di separazione.

Andare oltre le nostre identità normali e diventare più vicini che vicini significa perdere il nostro senso di sé in una gioia temporanea, una forma di arrivo che ci apre solo a forme più profonde di intimità che offuscano la nostra identità superficiale fissa e controllante.

Avvicinarsi consapevolmente è una forma coraggiosa di disarmo unilaterale, una possibilità del nostro braccio e del nostro amore, una volontà di azzardare i nostri affetti e una dichiarazione inconscia che potremmo essere uguali all’inevitabile perdita che la vulnerabilità dell’essere vicini porterà.

Gli esseri umani non trovano la loro essenza attraverso l’appagamento o l’eventuale arrivo, ma rimanendo vicini al modo in cui amano viaggiare, al modo in cui mantengono la conversazione tra il terreno su cui si trovano e l’orizzonte a cui vanno. Ciò che rende bello l’arcobaleno, non è la pentola d’oro alla sua fine, ma l’arco del suo viaggio tra qui e là, tra ora e allora, tra dove siamo ora e dove vogliamo andare, illustrato sopra le nostre teste inconsce in colore primario.

Siamo in effetti, sempre, vicini; sempre vicini al segreto ultimo: che siamo più reali nel nostro semplice desiderio di trovare una via di qualsiasi destinazione che potremmo raggiungere: il passo tra il non capirlo e il comprenderlo è quanto di più vicino si arriva alla felicità.

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CLOSE is what we almost always are: close to happiness, close to another, close to leaving, close to tears, close to God, close to losing faith, close to being done, close to saying something, or close to success, and even, with the greatest sense of satisfaction, close to giving the whole thing up.

Our human essence lies not in arrival, but in being almost there, we are creatures who are on the way, our journey a series of impending anticipated arrivals. We live by unconsciously measuring the inverse distances of our proximity: an intimacy calibrated by the vulnerability we feel in giving up our sense of separation.

To go beyond our normal identities and become closer than close is to lose our sense of self in temporary joy, a form of arrival that only opens us to deeper forms of intimacy that blur our fixed, controlling, surface identity.

To consciously become close is a courageous form of unilateral disarmament, a chancing of our arm and our love, a willingness to hazard our affections and an unconscious declaration that we might be equal to the inevitable loss that the vulnerability of being close will bring.

Human beings do not find their essence through fulfillment or eventual arrival but by staying close to the way they like to travel, to the way they hold the conversation between the ground on which they stand and the horizon to which they go. What makes the rainbow beautiful, is not the pot of gold at its end, but the arc of its journey between here and there, between now and then, between where we are now and where we want to go, illustrated above our unconscious heads in primary colour.

We are in effect, always, close; always close to the ultimate secret: that we are more real in our simple wish to find a way than any destination we could reach: the step between not understanding that and understanding that, is as close as we get to happiness.

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Antonio Gallo
Bibliomania su GoodReads & Librarything

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.