Difendersi da “ladri, furbi e ipocriti” in tempo di pandemia

Antonio Gallo
Bibliomania su GoodReads & Librarything
8 min readMar 7, 2021

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il Libro

Categorie umane presenti da sempre sulla scena del mondo. Basta saper leggere, cercare e trovi questi soggetti, solamente umani, ovunque.

Nella storia di tutti i tempi e in ogni letteratura, non si contano i libri e gli scrittori che si sono cimentati in questo dipo di scrittura.

I ladri, dal latino latro, chi ruba, chi si appropria indebitamente di beni altrui, violando con astuzia, o col ricorso all’inganno, alla frode, di solito agendo di nascosto.

Esistono diversi tipi di ladri: un gran ladro, un celebre ladro, un ladro matricolato, un ladro di professione, un ladro internazionale, un ladro in guanti gialli, un ladro gentiluomo, un ladro di cuori, un ladro sul prezzo, un ladro d’albergo, un ladro di polli, un ladrungolo, un ladro spericolato e acrobata, un ladro di chiara fama, un ladro d’onore. L’onore di un ladro, un ladro di fama altrui, un ladro di cuori, un ladro di sogni, “io [Vanni Fucci] fui Ladro a la sagrestia d’i belli arredi”(Dante). Chi non ha mai sentito parlare di un commesso, di un cassiere, di un banchiere, un bancario, una cameriera ladri? Che dire poi di un governo ladro, di una internazionale dei ladri, ladri per natura, come il gatto e la volpe? Questi sono animali che non hanno le mani ladre, ma le zampe, tanto si ruba lo stesso, perchè l’occasione fa l’uomo ladro. E’ un ladro chi è bugiardo, è ladro tanto chi ruba che chi mantiene il sacco, in casa di ladri però non ci si dovrebbe rubare, perchè altrimenti si può andare, come un tempo. ladro alla forca.

Se la situazione lo permette, ancora oggi e sempre sarà un tempo da ladri. Fuori può anche esserci un buio da ladri. Con una pandemia prolungata, tanto lunga che non si ancora bene quanto durerà e la faranno durare. Tempi, modi e occasioni per rubare sì che ce ne sono a disposizione di chi è uso a fare questa attività.

L’esercizio del rubare è diventato molto sofisticato tanto da poter dire che il coronavirus è arrivato addirittura a rubarci il tempo. Non è una battuta. Se non ci credete hanno inventato un “fondo di assistenza integrativa” ad hoc che si chiama PREVIDIR. Questa segnalazione mi offre la possibilità di passare alla seconda delle tre categorie umane a cui ho accennato all’inizio: quella dei furbi.

I furbi, dal francese: fourbe ladro, di etimo incerto, forse da fourbir forbire, ripulire (le tasche). L’etimo condanna questa parola: il suo uso non può essere che dispregiativo. Non è un’intelligenza costruttiva, è una sottigliezza tagliente, distruttiva, esercitata sia nelle forme del parassita che in quelle dell’oppressore, totalmente priva di valore.

È forse il peccato più abietto dell’intelletto umano, egoista, animalmente dimentico del gruppo e della specie. Attento a fare il proprio tornaconto, nell’evitare di cadere in inganni e tranelli e nel cavarsela da situazioni imbrogliate o pericolose.

Astuto, scaltro, un uomo furbo, un commerciante molto furbo, sei stato furbo ad accorgertene subito. Riferito all’aspetto, al modo di agire, che aria furba!, una trovata veramente furba, una furbata, occhi furbi, vivaci e maliziosi. Non fare tanto il furbo, o la furba, con me!, un furbo matricolato, di prim’ordine, di tre cotte. In origine il furbo era un furfante, un imbroglione, un ladro, vagabondo o che è proprio di ladri, un malvivente furbesco. Davanti al mondo e alle sue difficoltà, il “farsi furbo” diventa la reazione individuale più malvagia. Uniti si fa la forza, mentre la furbizia, diabolica, separa e inimica, rendendo deboli e impotenti, ha tutta la sua forza nell’individualità. Confidando nelle possibilità dell’evoluzione culturale, dopo tre miliardi di anni di evoluzione biologica, cinquemila di evoluzione, il furbo resta però la sgradevole presenza che percepiamo e verso cui proviamo ostilità in ogni contesto sociale. Il fatto è che tutti, alle volte, facciamo i furbi. Se lo facciamo è per difenderci.

La più bella rappresentazione della furbizia ha quasi cent’anni. L’ha scritta Giuseppe Prezzolini, morto nel 1982 dopo una vita tra libri e intellettuali. La sua opera più interessante è una raccolta di aforismi sotto il nome “Codice della vita italiana”, scritto nel 1921 ma sempre attuale. Un intero capitolo è dedicato ai furbi e ai fessi. Prezzolini, come si dice in gergo, è campato cent’anni e forse aveva visto giusto. Alla fine, ci salveranno i fessi.

I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta. Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro. L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono. Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo. Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandar via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono. Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l’altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c’è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c’è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e la associazione con altri briganti alla guerra contro questi. Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione. L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente, che non si trova nei libri, insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.

Gli ipocriti dal lat. tardo hypocrĭta, gr. ὑποκριτής «attore», quindi «simulatore». Chi parla o agisce con ipocrisia, fingendo virtù, buone qualità, buoni sentimenti che non ha, ostentando falsa devozione o amicizia, o dissimulando le proprie qualità negative, i proprî sentimenti di avversione e di malanimo, sia abitualmente per carattere, sia in particolari circostanze, e sempre al fine di ingannare altri, o di guadagnarsene il favore.

E’ un ipocrita, è una vera ipocrita; non posso sopportare gli ipocriti, fare l’ipocrita, assumere l’atteggiamento proprio degli ipocriti; ogni tanto mi si presenta con quella sua aria da ipocrita, guarda che faccia da ipocrita che ha! un ragazzo ipocrita, un impiegato ipocrita e strisciante, quanto siete ipocriti con i vostri atti, parole, e comportamento. Un modo di fare con discorsi, congratulazioni, condiscendenza, servilismo. “Sì bei doni del cielo No, non celar, garzone, Con ipocrito velo” (Parini).

I ladri li abbiamo visti, i falsi li conosciamo, ma gli ipocriti possono essere davvero infimi e beceri quando ingannano e sorridono, con quel loro sorrisetto di chi concorda ma in effetti inganna, spargendo finti elogi, virtù e qualità solo per ottenere in cambio qualcosa. Strisciano persone così.

In un libro intitolato “Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno” alla voce Ipocrisia, le autrici Ella Berthoud e Susan Elderkind consigliano la lettura di un libro, non tanto indicato a chi è affetto da questo disturbo, che spesso non se ne rende conto, perchè agisce spesso inconsapevolmente, quanto a chi non lo ritiene un difetto poi così grave.

Si tratta di “La cena” di Herman Koch, la storia di due coppie di genitori che se la spassano allegramente al ristorante e, tra la recensione di un film e una considerazione sul menu, si trovano a dover affrontare un tema quanto mai scottante. I due figli stanno per essere incriminati di omicidio per aver picchiato e ucciso una barbona, senza motivo. I veri ipocriti difficilmente hanno il sospetto di essere tali dal momento che il loro atteggiamento è spesso inconsapevole. Questo rimedio non è indirizzato tanto a loro, che se ne infischierebbero in ogni caso, quanto piuttosto a tutti coloro che l’ipocrisia la sottovalutano. Se siete fra quelli che pensano che essa sia un vizio di poco conto, più un fastidio e un malcostume che una reale fonte di allarme sociale, allora dovreste leggere questo libro.

In un ristorante di lusso, due fratelli con le rispettive mogli si incontrano per discutere, tra un manicaretto e l’altro, di come salvare i loro rispettivi figli adolescenti dalla prigione dopo che hanno ucciso una barbona davanti a un bancomat dandogli fuoco. La faccenda è seria poiché sono stati ripresi da più di una telecamera e allora…che si fa? Bella domanda. Chiunque di noi non saprebbe che rispondere ad un interrogativo del genere ma anche se non sapete quello che avreste fatto voi…Provate a giustificare quello che faranno loro, se ci riuscite. Poco importa che la vicenda sia inventata, vi verrà la pelle d’oca comunque e la prossima volta che incontrerete un’ipocrita non avrete più tanta voglia di essere indulgenti.

Chi scrive ritiene di essere stato nè ladro, nè furbo, nè tanto meno ipocrita, ma soltanto fortunato, come ho scritto nella lettera al giornale che, senza commento, l’ha pubblicata. La signora milanese alla quale mi riferisco aveva scritto il giorno prima che, alle sollecitazioni per avere notizie sulla vaccinazione in quel di Milano, aveva ricevuto un messaggio del seguente tenore:

“Caro, cara cittadina siamo consapevoli che il tuo appuntamento sta subendo dei ritardi … faremo il possibile per assicurarti quanto prima la convocazione intanto scusaci per l’inconveniente … sappi che la tua salute è la nostra priorità”.

Mi dispiace per lei, che dice di essere rimasta “di sale”. Noi tutti speriamo di cavarcela contro tutti questi “ladri, furbi e ipocriti” che, in nome della pandemia, cercano di “salarci” ….

La Verità — 7 marzo 2021

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Antonio Gallo
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.