Cambiamento climatico e gas serra. Proviamo a fare chiarezza

Alessandro Isolani
La Mosca Bianca
Published in
4 min readJul 23, 2017

Dal libro Clima Bene Comune di Luca Mercalli

Con il termine “cambiamenti climatici” si intendono le variazioni del clima della Terra e non rappresentano una novità per l’umanità.

Nel corso dei millenni l’uomo si è dovuto adattare ai grandi mutamenti climatici, ma in condizioni diverse: le alterazioni erano molto più graduali e non erano direttamente imputabili all’attività umana. Ciò a cui assistiamo oggi è un fenomeno nuovo, siamo entrati in una nuova era (antropocene) in cui l’uomo sta modificando la storia del mondo, non solo per quanto riguarda la società e l’economia, ma anche l’ambiente e il clima.

Nonostante alcune voci negazioniste continuino ad aleggiare, soprattutto da parte dei maggiori beneficiari dei combustibili fossili (per ragioni politiche, per garantire gli interessi delle lobbies e dei grandi imprenditori) ormai non vi sono più dubbi sull’origine antropica del riscaldamento globale ed anche l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’ente internazionale di riferimento per la scienza del clima) riconosce che l’attività umana è la causa principale del riscaldamento dell’atmosfera.

Quando si parla di cambiamento climatico ci si riferisce in particolare all’aumento della temperatura media globale, alla crescente frequenza di fenomeni climatici estremi e all’innalzamento del livello delle acque del mare.

Solitamente alla parola cambiamento climatico vengono accostati i termini “effetto serra” e “gas serra”. Nonostante la familiarità con questi termini, la loro natura e il loro potenziale di riscaldamento dell’atmosfera non sono così noti a tutti.

Con “effetto serra” si intende quel fenomeno intrinsecamente naturale che consente alla superficie della Terra di mantenere una temperatura media di circa 14 gradi, il che rende possibile lo sviluppo della vita sul Pianeta. Un effetto naturale che però negli ultimi due secoli, per colpa dell’uomo, è stato amplificato dall’aumento esponenziale delle emissioni dei gas serra, in particolare il diossido di carbonio (CO2), i clorofluorocarburi, il metano e il protossido di azoto.

Per quanto riguarda la CO2 (anidride carbonica/diossido di carbonio) la sua concentrazione nell’atmosfera sta crescendo prevalentemente a causa della combustione dei combustibili fossili (petrolio e derivanti, carbone e gas naturale) e della deforestazione. L’aumento della concentrazione delle emissioni di CO2 in atmosfera è ben rappresentato dalla curva di Keeling, un grafico realizzato al Mauna Loa Observatory (nelle Hawaii) che raccoglie dati dal 1958, ed è la più antica e autorevole stazione al mondo che monitora in continuo questo gas, di cui i due terzi delle emissioni globali sono generati dalle produzioni di elettricità, di calore e dai trasporti.

Il livello di concentrazione di CO2 in atmosfera non è mai stato così alto come oggi, in cui in alcuni periodi ha toccato i 400ppm (parti per milione) e se non si riuscirà ad invertire la crescita esponenziale delle emissioni antropogeniche dei gas serra, alla fine del secolo le concentrazioni di CO2 potrebbero raggiungere valori compresi tra 500 e 1000ppm.

Il secondo gas più rilevante per il suo contributo all’effetto serra è il metano, che viene rilasciato da fermentazioni anaerobiche (decomposizione) della sostanza organica, che avvengono in modo massiccio nelle risaie e nell’intestino degli animali d’allevamento. Anche l’incremento delle temperature terrestri è all’origine di ingenti emissioni di metano a causa della scomparsa del permafrost (terreno perennemente gelato in profondità) ed emissioni provenienti dagli idrati di metano sottomarini destabilizzati dall’aumento termico delle acque oceaniche.

Le emissioni di protossido di azoto, invece, derivano principalmente dalla produzione di fertilizzanti azotati e di acidi industriali e sia il metano che il protossido di azoto hanno un potenziale di riscaldamento maggiore del CO2, rispettivamente 21 e 310 volte, ma sono presenti in misura più modesta nell’atmosfera.

I clorofluorocarburi, invece, sono 16000 volte più potenti della CO2 nel causare l’effetto serra e sono stati prodotti artificialmente dal 1928 ed impiegati come refrigeranti e propellenti nelle bombolette spray. Dal 1987 però le emissioni sono state nettamente ridotte con l’entrata in vigore del Protocollo di Montreal, essendo responsabili anche della distruzione dell’ozono stratosferico.

Altro importante gas serra è il vapore acqueo, il maggior responsabile dell’effetto serra, che però non dipende direttamente dalle attività umane, ma dalla temperatura atmosferica ed è controllato dal sistema climatico globale attraverso il suo ciclo idrologico di evaporazione, condensazione e precipitazione.

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