“Teoria del gender” e studi di genere: facciamo un po’ di chiarezza

Salvatrice Ferraro
La Mosca Bianca
Published in
4 min readOct 5, 2017

In questi giorni il “Bus della libertà”, un autobus arancione riportante la scritta “I bambini sono maschi. Le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole” sta svolgendo un tour che coinvolge grandi città italiane come Napoli, Bologna e Roma. Il Bus della libertà rappresenta solo l’ennesimo caso di tutta una lunga serie di iniziative simili volte ad osteggiare la diffusione del “gender” nelle scuole. In passato vi sono state persino delle raccolte firme ed il mese scorso a Lerici sono state affisse davanti a delle scuole delle vere e proprie minacceUccideremo gli insegnanti del gender che vanno nelle scuole ad imbastardire i nostri figli.

http://www.generazionefamiglia.it/sali-bordo-sul-bus-della-liberta/

Ma a cosa è che di preciso si oppongono i promotori di queste iniziative, i cosiddetti “no gender”?

Negli anni ’90 del secolo scorso, per riferirsi in modo critico agli “gender studies” ossia agli studi di genere, in ambito cattolico venne coniato il termine “teoria del gender”. Secondo i cattolici, i sostenitori di questa teoria promuoverebbero la negazione delle differenze tra uomo e donna, asserendo che ogni individuo può cambiare il proprio sesso ogni qualvolta voglia. I promotori della teoria del gender punterebbero alla distruzione della famiglia tradizionale (papà, mamma, figli) e dell’ordine su cui si fonda la società odierna. Esisterebbe dunque un complotto atto a distruggere la società cosi come è. Si parla di lobby gay che stanno ordendo un piano per promuovere l’omosessualismo nella società, di ministri che vogliono introdurre l’educazione “gender” nelle scuole, di lezioni di educazione sessuale negli asili e di molte altre cose che risulterebbero assurde alle orecchie di chiunque.

In realtà non esiste nessuna “teoria del gender”, quello che esistono invece sono, appunto, gli studi di genere, che nascono nel Nord America tra gli anni ’70 e ’80 ed approdano in Europa una trentina di anni fa. Gli studi di genere, al posto della tradizionale divisione tra donna e uomo, basata sulla biologia, propongono di riflettere su quella che è la differenza tra il sesso ed il genere di un individuo. Il sesso di una persona è basato sul suo corredo genetico dunque maschio e femmina sono diversi in quanto aventi differenti tratti anatomici e biologici; il genere invece indica ciò che l’individuo diviene in base all’influenza che subisce da parte di storia, cultura e abitudini sociali. Il genere dunque è un prodotto culturale, un qualcosa che non è innato nell’individuo ma che è il frutto di un’opposizione della società: è quest’ultima a stabilire in cosa consiste essere uomo e donna.

Al giorno d’oggi, ad essere accusati di aderire alla “teoria del gender”, sono tutte quelle persone, insegnanti, educatori, genitori, ecc che cercano di promuovere la personalità e la libertà dei ragazzi, cercano di educare alle differenze e ad essere sé stessi seguendo le proprie inclinazioni (sessuali, artistiche, ecc). Ormai viviamo in una società piena di stereotipi, ed è su essi che gli insegnanti (della “teoria del gender”) vogliono lavorare affinché non “contagino” i bambini.

Degli esempi che possono sembrare banali ma che in realtà ci fanno capire quanto questi stereotipi siano radicati non solo nella società ma anche nelle nostre menti così tanto da considerarli normali, sono ad esempio l’associare il colore rosa alle femmine ed il celeste ai maschi (guai a regalare una tutina rosa ad un bambino!); il regalare giochi più legati al mondo casalingo alle bambine come il ferro da stiro, l’aspirapolvere, la bambola con carrozzina, e cose più “da uomini” ai maschi come gli attrezzi del meccanico, le macchinine, spade e pistole (ormai esistono persino le uova di pasqua “per lei/per lui” con la sorpresa appunto “adatta” al maschio ed alla femmina); ritenere che esistano degli sport più da maschio, come il rugby, ed altri più da femmina.

Quello che questi insegnanti, educatori e genitori accusati di aderire “al gender” vogliono fare è liberare i bambini da questi stereotipi, renderli individui liberi di essere ciò che sono, ciò che vogliono, partendo anche dalle piccole cose come incoraggiare il desiderio di una ragazzina di fare karate senza sentirsi dire di essere “un maschiaccio” o di un ragazzino di indossare dei pantaloni rosa senza essere schernito. Si parla semplicemente di educare alla libertà di scelta ed al rispetto delle scelte degli altri, allo scopo di formare future donne e futuri uomini liberi di essere ciò che sono veramente e quindi felici.

https://bccida.wordpress.com/2015/06/20/teorie-gender-in-pasticceria/

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