Trap: il rap “ignorante” che conquista i giovani

Un nuovo scenario si è aperto nella musica italiana: testi arroganti, volgari e basi psichedeliche attirano giovani e giovanissimi di tutto il paese. Enorme successo per i protagonisti ma un futuro ancora incerto.

Giacomo Bozzola
La nuova scuola
6 min readJul 19, 2017

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Nonsense, ironia e argomenti scorretti. È la ricetta vincente della Trash Rap, il genere musicale più ascoltato in Italia nel 2016. Naturale evoluzione del Rap, la trap è caratterizzata da aggressive basi elettroniche, uso dell’autotune e suoni di ogni tipo e natura. I temi trattati sono gli stessi in ogni canzone: droga, alcol, soldi, la cosiddetta vita di strada dei bassifondi di Milano, vissuta in gioventù dai principali artisti della scena.

«La trap è un’evoluzione musicale lenta ma inesorabile. Esiste già da 20 anni, è nata nel Sud degli Usa, in Georgia, ha un’origine malfamata e racconta le vite dei rapper. Non è un nuovo genere ma arricchisce il rap dei veterani con gli slogan della nuova generazione» spiega Paola Zukar, manager di artisti italiani come Marracash, Fabri Fibra e Clementino.

La trap già negli anni Novanta riscuote grande successo e ancora oggi i trappari americani (Lil Wayne, Gucci Mane, Migos, 2Chainz) riempiono stadi e fanno da scuola alle altre scene del mondo.

Da sinistra: Sfera Ebbasta, la Dark Polo Gang, Ghali, Enzo Dong e Tedua

Chi sono gli artisti italiani?

In Italia il genere ha iniziato a spopolare nel 2016 con i successi di Sfera Ebbasta, venticinquenne che ha fatto del suo paese di provenienza, Cinisello Balsamo, un vero e proprio luogo di culto per i giovani fan, raccontando attraverso l’abbreviazione Ciny la difficile vita fatta di spaccio e violenza sotto i palazzi popolari. Con il suo omonimo album è riuscito a ottenere il disco d’oro e per tutte le undici tracce almeno un riconoscimento dalla Fimi, suscitando grande stupore da parte del pubblico. Un anno prima lo stesso Sfera debuttava con l’album XDVR, che nonostante abbia avuto molto meno successo del successivo rappresenta una pietra miliare della Trap in Italia anche grazie alle collaborazioni con Marracash e Luchè. È l’unico artista italiano insieme a Gué Pequeno ad aver firmato un contratto con la celeberrima casa discografica americana DefJam.

Tran Tran: l’ultimo successo di Sfera Ebbasta

Ghali invece, amico di Sfera sin dall’infanzia, adotta uno stile completamente diverso: di origine tunisina, è cresciuto a Milano nelle zone di via Padova e Baggio, affrontando tutti i giorni situazioni di razzismo in posti già interessati dallo spaccio e dall’illegalità. Fino all’uscita del suo primo album in studio a maggio di quest’anno, denominato proprio Album, Ghali ha sempre prodotto non più di due o tre canzoni all’anno, con un discreto successo soprattutto tra i giovanissimi ma limitandosi a piattaforme come YouTube. Incredibile la popolarità raggiunta da singoli come Dende o Ninna Nanna, con frasi diventate cult per la loro “ignoranza” (quel mix di nonsense e ironia che piace ai giovani), grazie a melodie arabeggianti e addirittura intere strofe in lingua araba, che ricordano le origini tunisine dell’artista.

Ninna Nanna, quasi 60 milioni di views su YouTube

Tedua proviene da una realtà diversa, nasce a Genova frequentando i quartieri popolari di Arenzano e Cogoleto. Da bambino si trasferisce a Milano, dopo lunghe peripezie e problemi familiari, approdando insieme agli altri astri della Trap italiana Izi e Rkomi a Calvairate, quartiere malfamato della periferia Sud-Est della metropoli lombarda. I tre non raggiungono le vette di successo dei due precedenti (o meglio, non le hanno ancora raggiunte), ma hanno un ottimo margine di crescita poiché adottano uno stile particolare, quasi poetico come nel caso di Tedua, con l’uso di metafore e similitudini di livello più alto rispetto agli standard del genere. Un chiaro esempio lo si trova nella canzone di recente uscita Wasabi 2.0 di Tedua prodotta da Chris Nolan.

Wasabi 2.0, l’ultimo grande successo di Tedua

Ciò che accomuna questi quattro artisti è il loro produttore: Charlie Charles è considerato come un vero pioniere della Trap in Italia, con le sue basi riesce a dare a ogni canzone una tonalità diversa grazie all’uso di strumenti elettronici, versi e suoni molto bizzarri. Un’altra peculiarità della scena italiana, a differenza del panorama estero, è la collaborazione tra gli artisti, con featurings e album realizzati insieme e senza guerre mediatiche tra loro come avviene in altri generi non molto distanti, come il Rap.

Bimbi, Charlie Charles nella sua collaborazione più importante con i 5 astri della trap italiana

Di stile ed estrazione sociale completamente diversa è la Dark Polo Gang, letteralmente Banda della Polo Scura, gruppo romano proveniente dal ricco quartiere Rione Monti e composto da quattro personaggi mitici: Tony Effe, il leader, Dark Side, l’alieno, Wayne Santana, lo spezzacuori, e Pyrex, il principe. Tutte le loro basi sono prodotte dal giovanissimo Sick Luke, figlio del rapper Duke Montana, le cui musiche sono celebri per la indole profondamente elettronica, con suoni che ricordano lo spazio o le filastrocche per bambini. Lo stile della Gang è caratterizzato da un forte accento laziale e l’uso di parole apparentemente senza senso, che solo dopo numerosi ascolti possono essere comprese ed apprezzate, e dal loro modo di vestire “Swag” indossando abiti firmati dalla testa ai piedi, con un look che “se non indossi non puoi capire”, come amano dire nelle interviste. Il gruppo ha fatto di un numero, il 777, il suo simbolo, sinonimo di vittoria e di perfezione, tre cifre che non mancano mai nei brani e che è diventato una casa discografica, 777 Entertainment, e una linea di abbigliamento, il 777 clothing.

Caramelle, singolo che anticipa l’uscita dell’album Twins di Tony e Wayne

Perché la trap piace ai giovani?

« La trap Italiana è molto seguita per due motivi» dice Paola Zukar «il primo è la noia della musica italiana che con i suoi testi d’amore sempre uguali non riesce a rinnovarsi. Il secondo è che la trap è la colonna sorona di Instagram, è adatta a fare da sfondo musicale alle Stories. È un genere che non richiede troppe capacità tecnico artistiche. Però, come il punk, è una fotografia del disagio contemporaneo. Usa parole vuote che servono a sottolineare il vuoto, la mancanza di tempo, l’estrema brevità e superficialità del mondo in cui queste stesse canzoni vengono ascoltate. YouTube, Spotify… tutto gratis, tutto veloce… ma vuoi anche il messaggio?».

A contribuire all’esplosione della trap in Italia sono stati i veterani del rap, come Marracash e Gué Pequeno, che hanno fatto incursione in questo genere collaborando con i produttori Charlie Charles e Sick Luke e addirittura con featurings da cui sono nati pezzi di enorme successo, come il tormentone Scooteroni RMX, di Marracash, Gué e Sfera Ebbasta, o Lamborghini, Gué feat. Sfera. Per non parlare delle collaborazioni tra Gué e Tony Effe della DPG nelle canzoni Scarafaggio ed El Machico, integrate nei nuovi album Gentleman e Twins.

Scooteroni RMX, simbolo della collaborazione tra le due scuole principali

Quale futuro per la trap?

«Non tutto il rap italiano va verso la trap. Alcuni rapper come Guè e Marracash si sono avvicinati a questo genere. Le contaminazioni esistono da sempre ma poi è in studio che si vede se il risultato funziona» dice Paola Zukar. «La trap è un fenomeno che non guarda al futuro, non so se ha davanti un grande orizzonte. I ragazzi che la fanno non si pongono il problema. Sono giovanissimi e hanno un atteggiamento del tipo “non mi interessa il domani”, “sono orgoglioso di essere ignorante”, “spendo tutto in brand di lusso”. E forse è anche questa la loro forza. È un atteggiamento contro i vecchi che non mollano e non lasciano spazio nella società italiana. Ma in realtà ci sono artisti come Tedua e Sfera Ebbasta che usano le parole in modo attento e affiascinante, e veri ignorati non sono» conclude Paola Zukar. «Non so se sono poeti però contribuiscono a rendere questa scena molto interessante».

Cosa ne pensano della trap?

Testi di Giacomo Bozzola e Tommaso Migani

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