Verità e privacy: la scienza forense nell’era dei social network

Glocalnews
La prima giornata di #glocal17
2 min readNov 20, 2017

Di Saverio Del Magno, studente CIMO

Non esiste privacy sul digitale. Perché?”

Esordisce così Paolo Pozzi, portavoce del presidente Odg (Ordine dei giornalisti) Lombardia, all’incontro dal titolo “Inchieste, privacy e fake news: che giornalismo stiamo vivendo?” tenutosi a al festival Glocal a Varese il 16 novembre.

La domanda viene ampliamente discussa da Michele Vitiello, ingegnere informatico forense. L’ampio sviluppo e consumo delle piattaforme digitali, consente nuove modalità di investigazioni che sorpassano quelle tradizionali.

Il trade off da tenere in considerazione comprende due scelte: privacy e verità. L’una influenza l’altra. L’assenza di segretezza consente agli investigatori di identificare dati in quasi ogni dispositivo elettrico come gli “elettrodomestici del futuro”. Ovvero elettrodomestici intelligenti capaci di svolgere attività in completa autonomia. Questi stanno ormai diventando di uso quotidiano e possono dare informazioni utili diminuendo, però, la riservatezza dei proprietari. “Sapere quante volte l’investigato apre il frigo, per chi sta facendo indagini, è importante per capire se era a casa o no […] e può dare, quindi, alibi informatici sul caso”.

Le informazioni che si possono raccogliere, per uso commerciale, da internet, dai social network o da più strumenti digitali diventano di assoluta importanza al fine di strategie di marketing e di business. Per esempio alcuni supermercati utilizzano videocamere per rintracciare al posizione dei clienti e talvolta, a loro insaputa, analizzano i movimenti per capire gli articoli di maggiore interesse.

Spesso i dati raccolti sono incrociati per dare ragioni chiare, corrette e veritiere su eventi ed accaduti. Perciò, il buon uso delle informazioni raccolte, spesso consentite dall’assenza di privacy, permette, teoricamente, una verità assoluta e quasi indiscutibile.

I social network, ormai, contengono dati rilevanti sia a livello investigativo che commerciale. Facebook, Instagram, Snapchat e altri social sono servizi gratuiti resi tali grazie alla concessione delle nostre informazioni.

Ma cosa succederà alla nostra identità digitale quando non ci saremo più? Si stima che tra 40 anni su Facebook ci saranno più morti che vivi.”

I social network stanno applicando una serie di procedure per dare in eredità il profilo degli utenti defunti. Sarà possibile tramite certificati di morte chiudere il profilo e, nel caso si deciderà di lasciarlo attivo, all’anniversario di morte potrebbe essere possibile inviargli fiori digitali. La gente continuerà a scrivere anche dove queste persone non ci saranno più.

Perché andare al cimitero, quando puoi andare online e puoi vedere i ricordi del tuo caro impressi sul web?”

La domanda di Michele Vitiello apre a nuove visioni e riflessioni sulla nostra riservatezza e identità che conducono a pensare a un possibile mondo digitale utopico o distopico, senza alcuna barriera sulla privacy, ma con il vantaggio di una maggiore sicurezza.

--

--

Glocalnews
La prima giornata di #glocal17

Il festival del giornalismo digitale locale di Varese organizzato da @varesenews. Ingresso gratuito.