Le vacanze estive al Trotter

Alfonso Fuggetta
La ringhiera
Published in
4 min readOct 11, 2020

Quando andavo alle elementari e medie, con la fine della scuola si apriva un lungo periodo prima del viaggio ad agosto per andare a trovare i nonni e per le tradizionali settimane di vacanze al mare, sull’Adriatico. Passavo molto tempo all’oratorio, ma per parecchi anni usufruii anche di un servizio fantastico del Comune di Milano: le vacanze in città al Trotter.

Il Parco Trotter si trova in una zona storica della città, proprio sotto l’arco che il terrapieno della ferrovia traccia in uscita da Milano Centrale in direzione di Lambrate. È un ampio parco tra Viale Monza e Via Padova, poco a nord di Piazzale Loreto. Agli inizi del secolo scorso, in quella zona venne costruito un anello per le corse del trotto. Fu usato solo per qualche decennio fino a quando non fu completato l’impianto nella Zona di San Siro. Negli anni venti fu acquisito dal Comune di Milano che lo ha da allora utilizzato per vari tipi di servizi. Nel parco, oltre all’anello per le corse oggi divenuto un ampio viale alberato, sono presenti diverse costruzioni, piccole palazzine utilizzate per attività formative e ricreative.

Negli anni settanta il comune organizzò le vacanze in città come un’occasione per permettere ai bambini e ai ragazzi di passare le loro giornate in compagnia, in mezzo al verde, potendo alternare gioco, divertimento, vita all’aria aperta. Ogni mattina, in diversi punti presenti nell’intero territorio cittadino, una ventina di pullman raccoglieva decine di ragazzi e li portava al Trotter. Eravamo organizzati in squadre, ciascuna delle quali aveva un educatore responsabile come capo squadra. Trascorrevamo la mattina svolgendo vari tipi di attività: gioco, lettura, tornei tra le diverse squadre. Una volta al mese o poco più si andava a fare il bagno nella grande piscina all’aperto collocata nel centro del parco. Era una momento particolare per noi ragazzi, un modo per rinfrescarsi e divertirsi. E poi non era certo usuale poter fare un bagno in piscina! Eravamo tanti e bisognava fare i turni: si stava in acqua per un quarto d’ora, non di più, poi toccava ad altri. Ma era il momento più atteso di quei giorni di festa. Finita la mattinata si pranzava in refettorio e quindi il sonnellino pomeridiano su brandine di tela un po’ logore. Ma che meraviglia stare sotto gli alberi a dormicchiare o a leggere i fumetti! Verso le 4 la merenda e infine il viaggio di ritorno a casa, stanchi, coperti di polvere e sudore, ma felici.

Quelle settimane al Trotter non erano solo un momento di svago e di divertimento. Per me erano anche occasioni per uscire dal mio piccolo mondo nel quale non esistevano televisione e social network. La vita scorreva tra la casa di ringhiera, la scuola e l’oratorio. Qualche volta mia mamma per “farci svagare” portava mio fratello e me a fare un giro in tram. Era un modo per uscire di casa e vedere la nostra città. Si prendeva un tram verso il capolinea e senza scendere mai si aspettava che tornasse sui suoi passi, riconducendoci al punto di partenza. Una piccola gita di un’ora o poco più. Ricordo che spesso prendavamo l’11 che fermava proprio sotto casa e da lì, lungo Viale Tunisia e poi Viale Regina Giovanna, si arrivava in Piazza Ascoli. E poi ancora via Pascoli e ... Piazza Leonardo Da Vinci, proprio di fianco al Politecnico! Era lì il capolinea dell’11! Mia mamma non poteva sapere che anni dopo, prima da studente e poi da professore, quell’austero palazzo che ha impresso un segno indelebile sulla mia vita sarebbe divenuto la mia seconda casa.

Le giornate al Trotter però erano molto più appassionanti e emozionanti della gita in tram. Erano una esperienza divertente e unica. Si usciva di casa per andare in uno splendido parco, incontrare altri ragazzi, giocare nel verde e tanto altro ancora.

Ricordo l’emozione del primo giorno quando venivano formate le squadre. Con chi sarei capitato? Sarebbero stati compagni di gioco simpatici? Il bullo di turno (ce ne era sempre uno) sarebbe stato gestibile?

Ricordo anche una componente importante della nostra vita al Trotter: lo scambio dei giornalini. Partivamo da casa la mattina con i fumetti che avevamo in casa. Li si portava al Trotter per scambiarli e avere così cose nuove da leggere. Era un tripudio di Monello, Intrepido, Super Eroica, Tex, Zagor, Diabolik. Forse fu leggendo quei fumetti che mi colse la passione per gli aeroplani, conquistato dalle gesta dei piloti di Spitfire, Messerschmitt, B17, B29, Avro Lancaster, Zero, Typhoon, P38, …: tutti gli aerei della seconda guerra mondiale che riempivano le pagine dei fumetti di guerra che erano così diffusi in quegli anni.

E ricordo anche quando capitava che la merenda fosse l’agognata barretta di cioccolata. Di solito ci davano un frutto e una michetta. Ma quando capitava la cioccolata con la michetta era una festa grandiosa!

Piccole storie di ragazzi semplici, che vivevano di poco. Dopo tutto, erano passati poco più di venti anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Piccole storie di chi viveva una giornata in un parco cittadino come una grande festa, un’occasione unica di svago e divertimento. Piccole storie che rimpiango non solo perché rappresentano la giovinezza da tempo perduta, ma perché ricordano la semplicità ingenua di chi scopriva ogni giorno il mondo attraverso giochi semplici di ragazzi, momenti di vita spensierata e avventurosa vissuti a poche centinaia di metri dalla casa sulla ringhiera.

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Alfonso Fuggetta
La ringhiera

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