L’ingegnere tempi e metodi

Alfonso Fuggetta
La ringhiera
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2 min readJun 10, 2018

Negli ultimi anni prima della pensione, mio papà fece l’operaio alla Ercole Marelli, storica azienda di Sesto San Giovanni. Oggi quell’azienda non esiste più. Andando al Cefriel in Bicocca, spesso passo da Via Edison e Corso Italia a Sesto e con nostalgia al posto di quella fabbrica e del suo «Centro consegne rapide» vedo un capannone abbandonato e un supermercato.

In quel periodo mio papà era divenuto tornitore. Mi par di ricordare che lavorasse su commesse per la Persia dei tempi dello Scià. A volte andavo a Sesto Marelli ad aspettarlo e lo vedevo uscire dall’officina ancora con il grasso sulle mani e sul volto.

Papà mi raccontava della vita dell’officina e in particolare ricordo sempre un particolare che ha a che fare in un qualche modo con la mia professione attuale. Mi diceva che in officina c’era l’ingegnere tempi e metodi che passava con il cronometro a misurare le performance degli operai. Era una figura che derivava direttamente dalla teoria taylorista del lavoro, per la quale ogni passaggio doveva essere ripetuto in modo predeterminato e sistematico. Il lavoro poi era regolato e quantificato dal «cottimo», per cui mio papà era incentivato a lavorare di più, più velocemente, andando anche oltre i riferimenti standard dell’ingegnere tempi e metodi. Quell’ingegnere di fatto dava i voti al suo lavoro, ne determinava la soglia di sufficienza o di eccellenza, decideva della qualità del suo operato e della sua remunerazione. Non penso proprio siano tempi ai quali chiunque di noi vorrebbe tornare.

Spesso mi ritrovo a confrontare quei giorni con la vita di oggi, un mondo che, per quanto difficile e complesso, non vive più certe estremizzazioni. D’altro canto, di fronte all’abbandono delle teorie tayloriste, la nostra società ha scoperto la mania e la fissazione del dare voti a tutto e a tutti, spesso in modo beota e superficiale, con qualche pollicino in sù o le stelline dei rating. Ogni cosa ha un voto e, come illustrava bene un famoso episodio di Black Mirror con Bryce Dallas Howard, si fa si tutto per un like, per scalare la classifica dei gradimenti, per piacere.

Chaplin decenni prima aveva descritto il mondo della fabbrica taylorista in Tempi Moderni, ma io vivevo quella realtà davanti ai miei occhi, in mio padre, nel suo lavoro che si ripeteva sempre uguale, senza sosta, rigorosamente ritmato e determinato dal preciso e inesorabile cronometro dell’ingegnere tempi e metodi. E mi chiedo se chi non abbia vissuto quei tempi riesca a capire la stupida superficialità di tanti nostri comportamenti di questi nostri giorni così confusi e vacui.

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Alfonso Fuggetta
La ringhiera

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