Insegnare Filosofia nella Classe capovolta

Per una nuova didattica della filosofia

Pietro Alotto
La Scuola Che Non C’é
5 min readFeb 28, 2017

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https://it.wikiquote.org/wiki/Categoria:Filosofi_greci_antichi

E’ ormai maturo il tempo per un rinnovamento della didattica della Filosofia. Occorre abbandonare, malgrado le tante resistenze, i vecchi metodi, i vincoli di programmi legati a una visione ottocentesca dello studio della filosofia; occorre aprirsi alla inter/multidisciplinarità e alle nuove tecnologie digitali; dobbiamo sfruttare l’interesse verso l’introduzione della pratica del Debate nelle scuole, per diffondere i metodi che la filosofia ha affinato nei secoli, ma poco praticato nell’insegnamento quotidiano della filosofia. La metodologia della classe capovolta permette di ridare un senso al fare filosofia in classe: portare, parte almeno, delle lezioni frontali sul Cloud e recuperare tempo da dedicare alla lettura diretta delle opere dei filosofi; al dialogo socratico in classe; alla pratica logico-argomentativa; all’apprendimento fra pari; alla scrittura filosofica ecc.

Sono passati 15 anni da quando, in un saggio pubblicato dalla F. Angeli e in un articolo pubblicato su Comunicazione filosofica, io e il mio amico R. Trolli ci lamentavamo dello stato pietoso della didattica della filosofia. L‘insegnamento della filosofia, ridotto alla storia della filosofia, figlia dell’impostazione hegeliana, risultava (e risulta ancora oggi, perché nulla, o poco, è cambiato) inutile agli scopi che pure a parole esso dovrebbe perseguire: creare pensatori critici, insegnare a pensare con la propria testa ecc., ecc.

Anche l’idea di introdurre la (in realtà, “tornare” alla) lettura diretta dei testi, come panacea per uscire dal nozionismo delle lezioni frontali e dell’impostazione manualistica tradizionale (malgrado qualche lodevole tentativo di uscire da questa gabbia: penso al manuale di Boniolo e Vidali, “Argomentare”) ci appariva velleitaria (come salvare la capra dello svolgimento dei programmi, con i cavoli del tempo scolastico da impiegare per leggere i testi?) e impostata male: l’idea che la semplice lettura dei testi dei filosofi, permettesse di trasferire i modelli di pensiero di quegli autori agli studenti. E per farne che, poi? A che servirebbe affrontare i problemi attuali con il metodo di Platone o Aristotele o S. Tommaso!

In quei saggi proponevamo un rinnovamento radicale dell’insegnamento della filosofia a tutti i livelli.

Scrivevamo, fra l’altro:

Si deve innanzitutto rompere l’equazione filosofia = storia della filosofia. Studiare una galleria di filosofi in modo nozionistico non apre la mente. La mente poco attrezzata di strumenti di analisi critica e di giudizio cade nel relativismo gnoseologico, tenendosi aggrappate alle proprie credenze e convinzioni.

Si deve poi buttare alle ortiche il dogma della “centralità del testo” in tutte le sue varianti. La lettura e le operazioni normalmente svolte sul testo … non producono menti più critiche, o menti che sanno pensare meglio.

A nostro avviso, solo un insegnamento filosofico che miri a sviluppare il gusto dell’esame critico delle diverse idee e delle diverse posizioni e l’armamentario logico-argomentativo dei ragazzi è coerente con le sue finalità educative, e può far ritrovare il senso ormai perduto dello studiare Filosofia a scuola.

La Filosofia (quando non pretende di possedere vie alogiche all’Assoluto), al suo meglio, è fatta … di ragionamenti che portano a tesi e di argomentazioni che le sostengono. Essere capaci di comprendere e valutare con competenza le argomentazioni altrui, formulare con consapevolezza e competenze adeguate le proprie argomentazioni significa uscire dalla vuota chiacchiera, dalle insopportabili discussioni a vuoto in cui nessuno tiene veramente conto di quanto dice il contendente, non sentendosi obbligato a controargomentare; significa ponderare razionalmente la propria posizione prima di abbracciarla, e poi saperla difendere.

Educare alla razionalità significa anche questo, educare all’etica del rispetto delle regole del gioco argomentativo.

Tutto questo in classe di filosofia non si fa o si fa soltanto in modo rapsodico e senza metodo. Quali competenze di retorica (nel senso del Perelman) o di dialettica (nel senso di Aristotele) o di logica abbiamo mai cercato di costruire con metodo nelle nostre classi? Quale programma di addestramento dialettico abbiamo mai proposto ai nostri ragazzi negli anni?

Schiacciati dal peso dei sempre più ponderosi manuali di storia della filosofia, o dalla più noiosa esegesi puntuale di qualche noiosissimo “classico” della filosofia, pochi di noi riescono a recuperare il tempo per fare qualcos’altro.”

Dopo avere tanto teorizzato, però, io e Roberto Trolli ci eravamo arenati proprio sull’applicabilità delle nostre idee alla pratica didattica. Non abbiamo trovato per anni il modo di far scendere, quanto avevamo immaginato, dal cielo della teoria alla realtà della pratica d’aula. Il tanto teorizzato laboratorio di filosofia si scontrava con la necessità di dover svolgere, comunque, i programmi (anche se solo in parte) e di tenere insieme tutto: lezioni frontali con esposizioni e spiegazioni, lettura di testi con analisi e commenti, discussioni in classe, attività laboratoriali, lezioni di Logica e Argomentazione con annessi esercizi …. Da perderci la testa!

Il problema era quello di far stare tutte queste cose nel tempo scuola e nello spazio fisico dell’aula. Tiravi la coperta da una parte e ti trovavi scoperto dall’altra. E c’era poi (e c’è tutt’ora, per la verità) il problema enorme dell’Esame di stato, dove ciò che viene richiesto è: nozioni, nozioni, nozioni….

La soluzione non poteva che stare nel rendere efficace il tempo scuola e nello spostare parte del lavoro in uno spazio virtuale.

Ed ecco le novità che quando scrivevamo le cose sopra dette non c’erano ancora: le nuove tecnologie e la metodologia della Flipped classroom.

Quando per la prima volta ho letto del metodo, vagolando per la Rete, ho capito che era possibile realizzare l’idea di fare della classe di filosofia una bottega più che un laboratorio di filosofia. Trasferendo le lezioni di storia della filosofia (almeno in parte, certo) dall’aula alle video lezioni. In questo modo il “programma”, croce e delizia di noi insegnanti, era salvo; in più (per la grande gioia dei miei studenti!) si poteva fare finalmente un po’ di filosofia in classe e fuori.

Ed è quello che ho fatto da qualche anno a questa parte. Spostare la parte narrativo-espositiva alle video lezioni, mi ha permesso di leggere più testi in classe, di analizzarli, di far emergere le strutture logico-argomentative, di insegnare a schematizzarle in mappe di ragionamento; di fare discussioni in classe.

L’uso di una piattaforma didattica (prima Schoology, poi Classroom) ha permesso, inoltre, di spostare i dibattiti e le discussioni dalla classe al Cloud, favorendo uno scambio molto più ricco, libero e partecipato rispetto alle discussioni in classe, dove alcuni hanno difficoltà ad esporsi.

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Pietro Alotto
La Scuola Che Non C’é

Scrivo di scuola, di filosofia, argomentazione, critical thinking e argument mapping (su cui ho scritto l'unico libro pubblicato in Italia).