Traccia B — Prima prova

L’analisi dei tre testi proposti dal ministero per la prima simulazione

Pietro Alotto
La Scuola Che Non C’é
8 min readFeb 27, 2019

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Malgrado le mie perplessità sulla piega che i funzionari ministeriali hanno dato alle proposte della Commissione Serianni, in particolare sulla Traccia B, per rispondere all’attenzione dei tanti lettori dei post precedenti, di seguito proporrò un’analisi (per linee generali) dei tre diversi testi proposti agli studenti.

Mi limiterò solo all’Analisi, visto che per la Produzione, lo studente poteva sbizzarrirsi, con l’unico vincolo di rimanere fedele al Topic.

Il primo dei testi attiene genericamente all’ambito storico, quello di Pavone; il secondo, all’ambito giuridico-politico, quello di Cassese e il terzo all’ambito scientifico.

Si tratta di tre testi argomentativi (o ‘quasi’), ma che si sviluppano in modo molto diverso. Il primo affronta un tema generale che è quello dell’interesse per la Storia, e che viene sviluppato non con un ragionamento filante, ma attraverso una serie di considerazioni e citazioni; il secondo quello di Cassese affronta il tema dei diritti umani e viene svolto con un’argomentazione che per essere compresa fino in fondo richiede di esplicitare alcune premesse che Cassese dà per scontate e, perciò, non esplicita: argomentazione volta a provare che i diritti umani non sono un dato “naturale, ma una conquista dell’uomo sociale che deve essere sempre vigile e che, per essere realizzati, hanno bisogno di tempi lunghi e del concorso di più forze. Infine un testo di Carlo Rubbia sulle trasformazioni tecnologiche rese più veloci dalla globalizzazione, i vantaggi di quest’ultima e i suoi pericoli; testo in cui Rubbia svolge un’argomentazione in cui basandosi su evidenze scientifiche e opinioni personali, cerca di provare l’ineluttabilità della globalizzazione; esorcizzare i dubbi sui rischi che ne possono venire per l’identità culturale; e proporre, infine, iniziative volte a eliminare il gap di conoscenze che si produrrà fra nuove e vecchie generazioni.

Analizziamoli uno per uno, con un’avvertenza: ogni lettura è sempre un’interpretazione e una ricostruzione di ciò che l’autore voleva dire e ha detto; in quanto tale, esistono letture più o meno adeguate, non letture “corrette” in assoluto.

Testo 1

Un testo argomentativo assomiglia ad una matassa che può svolgersi e dipanarsi in modo semplice e ordinato, trovando il capo del filo “logico” e tirandolo a sé; ma può essere anche avvolto in modo disordinato, con nodi e più fili che impediscono o rendono più difficile riuscire ad individuare il filo logico principale che dà senso al tutto, e permette di dipanare la matassa.

Per individuare il filo logico si può provare a ricostruire la domanda chiave, la questione che ha guidato chi scrive nella stesura del testo argomentativo; e, in seconda battuta, provare a ricostruire la linea di ragionamento che sta alla base dell’argomentazione.

Prendiamo il testo di Pavone e chiediamoci qual è la domanda chiave che dà senso a tutto il testo? Se guardiamo alle tre sequenze argomentative in cui il testo è suddiviso, possiamo notare come tutte ruotino attorno ad una questione chiave: da dove nasce l’interesse che abbiamo per la Storia?

La linea del ragionamento può essere ricostruita in questo modo:

  1. Piace e interessa solo ciò che è utile (Regola implicita);
  2. la Storia non è utile quando si limita solo a lodare i tempi passati;
  3. la Storia è utile quando lega la cura del passato alla comprensione del presente;
  4. dunque, la Storia piace e interessa se alla cura del passato unisce l’interesse per il presente.

La risposta di Pavone al problema-chiave è che l’interesse per la Storia nasce dal profondo legame fra presente e passato, e questa risposta fa da collante di tutto il testo. Nella seconda sequenza, infatti, viene sviluppato il sottoproblema sul quando nasce l’interesse per la storia; mentre nella terza, si affronta la questione su quale sia il giusto approccio che guida e deve guidare lo storico (contemporaneo) nell’affrontare lo studio del passato.

Riassunto

La Storia mette in connessione il nostro presente con il nostro passato. Il nostro interesse per la Storia nasce già nel contatto fra generazioni diverse che avviene in seno alla famiglia: qui la memoria del passato trapassa dai genitori e dai nonni ai figli, avvolgendosi nella nostalgia per il bel tempo che fu e, insieme, nello sforzo per dare un “senso” (anche se a posteriori) a ciò che ci è accaduto o alle scelte che abbiamo fatto. L’effetto che tutto questo può avere sui giovani è di suscitare in loro un “rifiuto della storia”, qualora si esalti il passato, svalutando il presente; oppure suscitare curiosità e “pietas” nei confronti del passato, quando se ne mostra l’utilità al fine di comprendere il presente e ipotizzare il futuro. Il compito della Storia (contemporanea), la sua “responsabilità”, è perciò fare da collante fra passato, presente e futuro, curando la memoria del passato, e, soprattutto, ricostruirlo per mostrare come siamo arrivati ad essere ciò che oggi siamo.

Commento

Il testo di Pavone ha una natura più espositiva che argomentativa in senso stretto; infatti, più che svolgere un’argomentazione, svolge una sorta di riflessione intorno alla natura della Storia e all’interesse che abbiamo per essa.

Partendo da alcune considerazioni degli storici Momigliano e Bloch sul legame fra presente e passato e sul modo in cui si forma il nostro interesse per la memoria del passato, Pavone indica i due possibili atteggiamenti nei confronti della storia, che vengono illustrati con le due citazioni di Ovidio e Tacito.

Non ci si lasci traviare dal “dunque” del paragrafo finale: in realtà, non si tirano le fila di nessun ragionamento precedente (ma bisognerebbe leggere l’intero testo per capire se quello proposto è solo la parte finale di un ragionamento più ampio).

Di seguito, dopo avere evidenziato le due “motivazioni” (“disseppellire…” e “ricostruire…”) che possono spingere a studiare il passato, si conclude che nella storia contemporanea sono presenti ambedue, argomentando solo per la prima (innanzitutto …; in secondo luogo…..); mentre la seconda motivazione viene data per “scontata (“appare ovvio che…).

Testo 2

Il brano sottoposto all’analisi degli studenti è tratto dal testo del giurista Antonio Cassese “I diritti umani oggi”, la cui prima edizione risale al 2005. Il Tema trattato nel testo è quello della realizzazione e della protezione dei diritti umani.

Analisi argomentativa

Riassunto (1)

Cassese, dopo una breve introduzione in cui indica le forze che contrastano la realizzazione dei diritti umani, partendo dalla contestazione della tesi secondo cui i diritti umani sono qualcosa di “naturale”, sulla scorta di quanto sostenuto dal biologo Hamburger, obietta che i diritti umani non sono qualcosa di naturale, bensì il risultato della vittoria dell’io sociale, sull’io biologico: la “natura” porterebbe, piuttosto, l’uomo verso la sopraffazione dell’altro, che non appartiene alla cerchia dei propri “consanguinei”; è solo la civiltà, la dimensione sociale, che spinge l’uomo a limitare i propri impulsi naturali e a rispettare l’altro.

La realizzazione dei diritti umani comporta, quindi, una continua “vigilanza” sul nostro io biologico, perché non prevalga sul nostro io sociale, posto che ciò che è “naturale” tende a prevalere su ciò che è “artificiale”.

Un secondo aspetto riguarda i tempi per la realizzazione dei diritti umani: posto che ciò che è “artificiale” ha bisogno di tempi lunghi per affermarsi, Cassese sostiene che i tempi di realizzazione dei diritti umani sono tempi lunghi che si misurano nell’arco di generazioni e con il contributo di attori diversi (Stati, ONG, ecc.); inoltre, si tratta di un processo, quello della realizzazione dei diritti umani, che conosce interruzioni, passi indietro, stagnazioni; per illustrare questo aspetto, C. paragona la realizzazione dei diritti umani a quei fenomeni naturali che hanno bisogni di tempi molto lunghi per dispiegare i propri effetti.

Cassese chiude con una citazione di Mandela a sostegno della tesi che la battaglia per i diritti umani è una battaglia che non si vince una volta sola, ma che è destinata a ripetersi più e più volte.

Punti 2. e 3.

La controtesi è chiaramente espressa nel passaggio in cui Cassese contesta l‘affermazione secondo cui i diritti umani sono diritti “naturali”, connaturati all’uomo. Controtesi che viene confutata facedo riferimento alle tesi di Hamburger, la cui la citazione assume valore di fonte autorevole.

Testo 3

Analisi

La globalizzazione rappresenta un’inevitabile tappa dell’evoluzione umana, una tappa in cui i vantaggi sono decisamente maggiori degli svantaggi. Molte delle preoccupazioni relative alle conseguenze di questo processo sono infondate, tranne una: quella relativa alla difficoltà di adeguarsi alla velocità delle gtrasformazioni tecnologiche , anche se a questo si potrà rimediare investendo su educazione e formazione.

Il testo può essere suddiviso in tre sequenze argomentative: nella prima si affronta il problema dello sviluppo tecnologico velocizzato dalla globalizzazione. Globalizzazione che viene ritenuta “un’inevitabile tappa nell’evoluzione”.

Nella seconda parte del testo, quella più corposa, Rubbia argomenta a favore della tesi secondo cui la globalizzazione non costituisce un pericolo per la diversità e la nostra identità culturale. Lo fa utilizzando un esempio tratto dal suo campo di expertise e da considerazioni personali (“a mio avviso….”, “credo…” , “Direi…”).

Nella terza parte, Carlo Rubbia riconosce che esiste un rischio: quello legato all’incapacità di una parte della popolazione di adattarsi alle trasformazioni tecnologiche. Questo gap potenziale va colmato attraverso una nuova educazione e una nuova formazione affidata ai nuovi esperti ( le nuove generazioni) la cui ”autorità” dovrà “derivare dalla competenza e dalla saggezza acquisite con l’esperienza”.

Lo Stile

Il testo di Rubbia manifesta con chiarezza la visione del mondo dello scienziato: apertura al futuro; consapevolezza dei rischi; fiducia nella possibilità di porvi rimedio con l’azione, apportando gli opportuni cambiamenti.

Il tono e lo stile sono determinati dall’occasione per cui è stato scritto, una Prolusione, che non si presta certo ad analisi articolate e argomentazioni approfondite.

Conclusione

Si tratta di testi, come si vede, molto diversi, che affrontano sicuramente tematiche interessanti ed attuali, e scelti più per questo che per il loro valore argomentativo.

Le indicazioni per la Produzione, di fatto, lasciavano libero lo studente di poter fare il solito temino espositivo-argomentativo in cui possono dimostrare di avere una qualche enciclopedia di conoscenze che gli possono far dire qualcosa sul tema proposto: tanto, sensato e pertinente, se l’enciclopedia dello studente è sufficiente ampia e articolata; poco e banale, se lo studente non ha mai avuto modo di approfondire questi temi.

La cosa curiosa è che, paradossalmente, uno studente potrebbe capire poco dell’argomentazione da analizzare senza che questo possa pregiudicare la possibilità di produrre un temino dignitoso intorno alla questione.

Un aspetto questo su cui, forse, varrebbe la pena riflettere.

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Pietro Alotto
La Scuola Che Non C’é

Scrivo di scuola, di filosofia, argomentazione, critical thinking e argument mapping (su cui ho scritto l'unico libro pubblicato in Italia).