Il packaging allunga la vita (dei cibi)

Il packaging è stato inserito tra gli strumenti che riducono le perdite di cibi in modo tanto rilevante da essere considerato un attore protagonista nella lotta allo spreco alimentare.

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La terza giornata di Glocalnews
3 min readNov 20, 2016

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Di Chiara Licata e Michele Leskaj

Il relatore Marco Sachet con la moderatrice Anna Prandoni

L’incontro a Villa Panza riguardante il packaging ha visto come protagonista Marco Sachet, direttore dell’Istituto Italiano Imballaggio. Sachet spiega come il suo Istituto sia una sorta di grande casa in cui donne e uomini producono e acquistano imballaggi decidendo in seguito cosa mettere nel packaging.

Il packaging è uno strumento che se non ha un contenuto non ha motivo di esistere. Lo conosciamo quando è già un rifiuto, “a fine vita”, non sapendo però che tutti abbiamo delle responsabilità nei confronti dei rifiuti che produciamo, che possono infatti diventare delle risorse.

Nei Paesi in cui non sono presenti le tecnologie, la produzione di alimenti talvolta viene consumata solo per il 10%, mentre il 90% del prodotto viene perso prima di essere fruito. In Italia e in Europa, invece, il packaging permette al 90% dei prodotti di raggiungere il mercato e di essere fruito, contenendo la perdita degli alimenti entro il 10%. Perdita che spesso si verifica dopo l’acquisto: acquistiamo prodotti senza sapere perché o quando li consumeremo.

Il primo passo che tutti dovremmo muovere è la raccolta differenziata, cioè dividere in contenitori diversi carta, plastica, vetro e umido che possono essere riciclati e (ri)utilizzati per fare nuovi imballaggi o altri materiali.Ci sono casi semplici e casi più complessi.

Non si vive però di solo riciclo. Avremo sempre bisogno di nuove informazioni e a questo proposito ci saranno dei codici che permetteranno di avere una visione completa sul packaging ma siamo ancora in una fase non matura.

In Italia, comunque, ad oggi c’è un sistema che funziona e che garantisce raggiungimento degli obiettivi globali di riciclo e recupero degli imballaggi a livello nazionale: il sistema Conai.

Il secondo passo, invece, sarà capire che un giusto a un uso del packaging consegue uno spazio più ampio per i cibi e, quindi, una maggiore possibilità che questi siano consumati. Per arrivare a ciò è necessario che tutti cambino cattivi abitudini di spreco alimentare.

Il termine di consumo di un prodotto non dipende più tanto dai tempi di deperimento dell’alimento quanto dalla capacità di conservazione del packaging.

Dopo aver illustrato i passi da seguire, Marco Sachet domanda al pubblico: “Nel caso di un prodotto alimentare (es. 1 litro di latte) che sia contenuto nel packaging che vogliamo noi (cartone, lattina, ecc.), cosa ha più impatto ambientale? Il latte o il contenitore che lo contiene?

Il pubblico però risponde: “Il packaging”. Sachet spiega che la nostra risposta è dettata dal fatto che vediamo l’imballaggio quando è un rifiuto. In realtà ha un maggiore impatto ambientale l’alimento, per via della filiera.

Si apre infine un dibattito, dal pubblico chiedono: “Le buste di verdure surgelate si possono mettere nel microonde? Sono le stesse che venivano usate prima?”. Marco Sachet sorridendo risponde: “Per poter fare in modo che un alimento possa essere confezionato bisogna che il packaging sia composto di sostanze controllate da studi scientifici che ne verificano il livello di tossicità. A temperatura ambiente il materiale del packaging non contamina il cibo. Tutto però cambia al cambiare delle temperature. Si deve verificare che l’imballaggio sia idoneo alle temperature di un forno microonde.” Rassicura comunque gli ospiti, invitandoli a continuare a comprare alimenti surgelati.

Per concludere Marco Sachet consiglia a tutti di fare la raccolta differenziata nelle varie realtà in cui viviamo e invita ad eliminare cattive abitudini per salvaguardare l’ambiente che ci circonda e per proteggere noi stessi.

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