Illustrazione di Guido Brualdi

AIM — Ambienti Indipendenti Marchigiani. Episodio Uno: Pesaro

AIM è un viaggio nelle zone più underground delle Marche. La prima tappa della nostra nuova rubrica è Pesaro

Tommaso Tecchi
La Caduta 2016–18
8 min readOct 12, 2016

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La Caduta è nata tra i colli marchigiani e — un po’ per senso di appartenenza, un po’ per far conoscere determinate realtà al di fuori dei nostri confini — uno degli obiettivi della rivista è quello di dare valore a tutto ciò che succede in campo musicale nella nostra regione, che viene spesso ignorata nonostante abbia partorito alcune delle realtà più interessanti della scena underground nazionale. Ogni episodio della rubrica AIM — Ambienti Indipendenti Marchigiani sarà dedicato ad un luogo delle Marche, ai suoi spazi per la musica dal vivo, ai suoi eventi e ai suoi attori.

In questa prima puntata ci spingiamo fino al confine con l’Emilia Romagna per parlare di Pesaro. Località balneare di 100mila abitanti, che negli ultimi anni è passata dall’essere una semplice meta turistica per pensionati tedeschi all’essere una meta turistica per pensionati tedeschi con in mezzo una piccola oasi di iniziative culturali. Dando una rapida occhiata ai roster de La Tempesta, di WWNBB, di Garrincha o delle altre maggiori etichette indipendenti italiane vi sarà molto facile imbattervi in nomi provenienti dal comune marchigiano. Be Forest, Maria Antonietta, Altro, I Camillas, Brothers in Law, Versailles, Soviet Soviet, sono solo i più noti tra gli artisti che hanno mosso i primi passi della loro carriera discografica suonando dal vivo nei locali della città.

Uno degli ambasciatori di quella che è diventata a tutti gli effetti la scena pesarese è sicuramente Mirko Bertuccioli de I Camillas, che attraverso l’organizzazione di eventi e soprattutto la sua casa discografica I Dischi di Plastica è riuscito a costruire una rete che vede in Pesaro un intreccio fondamentale. Per questo motivo negli ultimi anni la città è divenuta una tappa fissa per i tour di alcuni dei più interessanti artisti indipendenti del paese, come Calcutta, Pop_X, Cosmetic o Any Other.

Nel frattempo, dopo lo sbalorditivo esordio Cold e il suo seguito Earthbeat, i Be Forest sono riusciti a farsi conoscere a livello europeo prima ed internazionale poi, partecipando — così come i cugini Brothers in Law — al SXSW di Austin, Texas e intraprendendo tour negli Stati Uniti. Se Maria Antonietta è stato uno degli ultimi nomi pesaresi a farsi strada nella scena underground nazionale, gli Altro — attivi dal 1996 — sono in un certo senso i veterani, e i lavori del frontman Alessandro Baronciani come illustratore e grafico sono diventati uno dei simboli della nuova musica indie made in Italy.

Veniamo ora alle venues, ai locali e ai festival che hanno dato — e stanno continuando a dare — una casa a questi artisti e ad altri musicisti emergenti della zona. Il cuore della musica underground pesarese è senza dubbio Dalla Cira, locale che d’estate ospita concerti sulla spiaggia e dj set in terrazza, mentre d’inverno alterna live show al chiuso e collaborazioni con altre location della città. Dopo una parentesi invernale in una sede differente e una partnership con la Stazione Gauss (neonato circolo culturale situato in un ex magazzino ferroviario), l’organizzazione è ancora alla ricerca di un tetto per i mesi dell’anno in cui godersi un concerto sulla sabbia con in mano un mojito diventa più impegnativo.

Dalla Cira è inoltre la sede dello Splashdown Music Fest, festival del primo maggio che inaugura dal 2014 la stagione estiva. Dopo due edizioni che hanno visto tra i protagonisti Maria Antonietta, C+C=Maxigross, Sick Tamburo, Be Forest, Sycamore Age e Havah, la rassegna di quest’anno — che annoverava nella sua line up The Soft Moon, Cosmo, Brothers in Law, Paletti, Birthh e Io e la Tigre — è stata purtroppo annullata per maltempo e i singoli concerti sono stati recuperati successivamente.

Diversi bar e spazi pubblici del centro storico, come il GRA’ e le Officine delle Erbe, hanno a loro volta accolto diversi artisti del panorama underground italiano, e il festival From Pesaro with Love ha permesso alle maggiori band della città di esibirsi tra piazze, chiese sconsacrate e persino nel noto Teatro Rossini. Un ruolo attivo nel dare spazio agli artisti emergenti locali (vedi Jumping The Shark) è stato invece lo Zoe Microfestival, che da diverso tempo apre le porte di un parco comunale (semi-inutilizzato durante il resto dell’anno) ai giovani musicisti pesaresi.

Spostandosi più a sud si arriva nella terra di confine tra Pesaro e Fano, ovvero Fosso Sejore. La sua spiaggia è lo scenario di In6Ore, rassegna estiva che ha ospitato artisti come WOW, Iosonouncane, Perturbazione, Gazebo Penguins, Edda, Rachele Bastreghi (Baustelle), Delta Sleep e Gli Ebrei (band formata proprio tra le due città della riviera adriatica).

Pesaro è quindi caratterizzata da ottime iniziative locali, che l’hanno resa una delle città più attive del centro Italia per quanto riguarda la musica altra. Gli eventi gratuiti di dimensione medio-piccola e un’impronta ancora micro-locale sono però diventati un po’ limitanti, e così durante l’ultima estate c’è chi ha provato ad osare di più. Si tratta ovviamente dell’Associazione Periferica e degli organizzatori del Villa’n’Roll, che dopo cinque edizioni hanno deciso di offrire alla città un evento più ambizioso, con una line up che da queste parti non si era mai vista prima. Verdena, The Soft Moon, I Cani, Wow, Ben Seretan, Wrongonyou, M!R!M, sono stati i protagonisti dell’ultima edizione, che vi abbiamo già raccontato nel nostro live report. Questa volta la location non è né il lungomare né il centro, ma la periferia: la campagna di Villa Fastiggi.

Il merito di aver regalato ai pesaresi un evento del genere, in uno spazio così inusuale rispetto al resto delle iniziative cittadine, è la mente (ma anche le braccia) di Periferica, Marco Roscetti. Lorenzo Mondaini ha avuto modo di fargli qualche domanda a festival terminato, e qui sotto potete leggere l’intera intervista.

Lorenzo: La sesta edizione del Villa’n’Roll ha rappresentato un grande salto di qualità per il festival in confronto alle precedenti annate. Alcuni anni fa un evento di questo calibro, nel pesarese, sembrava un miraggio. Quali sono stati i vari passaggi che vi hanno fatto arrivare alla edizione di quest’anno? Quali sono state le difficoltà?​​ E c​osa è cambiato nell’organizzazione del festival nel corso di questi anni?

Marco: Nel passaggio dall’adolescenza all’età poco più adulta, per anni, sono stato inquilino di una città anonima: Pesaro. Per anni ho cercato vita altrove (Bologna, Padova), rimuginando proprio sulla tabula rasa culturale di questa città. Oggi non posso che ringraziare l’anonimato pesarese e le grandi quantità di noia che questa città è riuscita a sbilanciare anno dopo anno ai suoi ragazzi: dalla noia nascono i fior.

Quando abbiamo esordito nel 2011 non sapevamo nulla: il 2016 era davvero futuro anteriore. Siamo partiti da una pista polivalente nell’estrema periferia di Pesaro, a Villa Ceccolini, raccogliendoci in quegli spazi architettonici retaggio degli ultimi spasimi di socialità donataci dal secolo scorso. Poi nel 2014 un cambiamento puntuale per la quarta edizione del festival: lo spostamento di location presso Villa Gnassi a Villa Fastiggi, un grande spazio verde all’aperto che fa da contorno ad un vecchio casolare di campagna con vista sul lago, che è diventato il valore aggiunto del festival.

Difficile elencare tutti i passaggi che hanno portato alla sesta edizione del festival: posso dirti che siamo partiti a dicembre 2015 e stiamo sopravvivendo al 2016. Ora affrontiamo settembre che ci consegna pratiche burocratiche da chiudere e fornitori da pagare: santo bilancio consuntivo. Esiste però IL grande passaggio: l’ufficializzazione di un rapporto con AMAT.

Quanto ha influito sulla crescita di questo evento la possibilità di contare sull’esistenza di una scena musicale molto attiva e di correnti musicali presenti nelle zone vicine? Penso all’emo/screamo riminese/forlivese/rivier-adriatico e quindi al prolificarsi di eventi e incontri che tale ondata ha creato.

Tanto. Veramente tanto. Ma solo a livello empatico e qualitativo, non sul piano numerico: un mutuo soccorso tra mosche bianche, dove i rapporti di forza pendono altrove, nella movida dei normalizzati. A me piace definirlo “Consiglio Supremo dei Soviet Marchignoli”, retto sul compromesso storico tra “vez” e pizzette rossini. L’area vasta Marchignola si sviluppa longitudinalmente, compressa tra il Mare Adriatico ad est e l’Appennino ad ovest. Le roccaforti che presidiano il limes a nord sono Ravenna e Forlì, ad ovest Sogliano Al Rubicone e a sud Fano. L’epicentro è il disagio, concentrato soprattutto nella sua capitale: Pesaro.

L’attuale presidente della regione Marche è Luca Ceriscioli, pesarese ed ex-sindaco di Pesaro. Una figura quindi molto attacca al territorio. Secondo la tua esperienza personale, la sua presenza in tale posizione ha in qualche modo cambiato a favore delle produzioni della vostra zona, dedicando maggiori attenzioni (e maggiori fondi) verso realtà come la vostra?

Luca Ceriscioli non è pesarese. Luca Ceriscioli è di Villa Fastiggi, proprio dove si tiene il festival. È un bravo amministratore. Ha retto in maniera lucida il Comune di Pesaro per ben due mandati e credo che farà lo stesso al governo della Regione. Non penso che il suo compito sia quello di cambiare qualcosa a favore delle produzioni della nostra zona. Quello dobbiamo essere noi a farlo rispondendo con credibilità alle aspettative amministrative che i politici pongono sul territorio.

Nel 2016 dobbiamo essere realisti nel dire che l’Ente Pubblico non è in dovere di sostenere totalmente delle iniziative di pubblico spettacolo. L’Ente Pubblico deve co-partecipare e saper scegliere adeguatamente il livello di contributo economico da destinare a determinate realtà per iniziative socio-culturali-aggregative e/o fornire servizi per lo snellimento burocratico/logistico delle suddette. Nello specifico, non abbiamo ricevuto alcun contributo dalla Regione Marche. Però abbiamo tempo fino al 30 di settembre per presentare regolare domanda.

Dall’altra parte, siamo molto contenti della Giunta Comunale pesarese guidata da Ricci. Non abbiamo nemmeno parlato con il Sindaco, ma per il 2016 abbiamo ricevuto un contributo dall’Assessorato alla Cultura e il pagamento di prestazioni di servizio da parte dei Quartieri 4 e 8 del Comune di Pesaro relative alla realizzazione del festival: ovviamente briciole, come è giusto che sia per ora.

Passato il festival, un resoconto: com’è stata la risposta del pubblico e cosa ti aspetti dalle prossime edizioni? Quali sono inoltre​ i piani per il futuro del Villa’n’Roll, come dello Splashdown o in generale delle produzioni targate Periferica?

Il Pubblico non risponde mai adeguatamente alle nostre iniziative, ma il nostro pubblico risponde con grande entusiasmo, passione e anima a quello che facciamo. Sembra un ossimoro, ma è l’analisi precisa che definisce il confronto tra quantità e qualità: noi cerchiamo il carattere in espansione. I feedback sono stati positivi, a tutti i livelli. Una cosa penso di dirla a scapito del bilancio previsionale: credo di aver stilato la miglior programmazione artistica che una realtà del nostro livello potesse permettersi, in giusto equilibrio tra fattibilità e velleità. Ecco. Mi aspettavo una maggiore risposta al botteghino, ma siamo contenti.

Per il futuro, che fare? Sicuramente lavorare per far crescere il Villa’n’Roll, senza mai fossilizzarsi su un format specifico, ma volti al cambiamento e alla risposta delle contingenze post-contemporanee che emergeranno da qui al prossimo anno. Per quanto riguarda Periferica e Splashdown, l’obiettivo è la crescita professionale e la conquista dell’agibilità socio-politica sul territorio e fuori. Magari rivedere anche le date sul calendario con lo spostamento di Splashdown dalla giornata del 1 maggio ad altra data puntuale, ma più sicura sulla variabile meteorologica.

La finalità: lavorare su festival, eventi e/o iniziative mirate in modo efficace, limitandone il numero, facendole diventare degli eventi costanti e riconosciuti in un calendario, evitando il peso di cose fatte male, fatte in fretta.

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