Illustrazione di Guido Brualdi

AIM — Ambienti Indipendenti Marchigiani. Episodio Tre: Macerata e dintorni

Per il terzo appuntamento con la rassegna AIM andiamo nella zona del maceratese

La Caduta
La Caduta 2016–18
12 min readMay 6, 2017

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Andiamo a Macerata

Dire «andiamo a Macerata» ha un fascino strano per uno studente universitario marchigiano, perché non è «andiamo a Bologna» oppure «andiamo a Milano», suona come «vado a giocare un attimo dietro casa poi torno».

E invece no, perché questa breve distanza è solo un mezzuccio geografico di facciata. Andare a Macerata è entrare in una fortezza per scoprirne i tunnel e le trappole; se inizi a grattare sopra la facciata di un mite capoluogo di provincia, trovi sotto un fermento generazionale tra i più densi del centro italia, un frontale sanguinolento tra discipline umanistiche e accademia che riporta in vita spazi e crea luoghi dove puoi trovare di tutto. Tunnel, trappole, forzieri.

Una rocca da espugnare per impreziosirla, dove neanche il terremoto è riuscito a spegnere un fuoco creativo in apparenza inesauribile, alimentato ogni anno da luoghi cardine ed eventi in rapida espansione.

«Andare a Macerata» in realtà suona più come «vado dietro casa a scoprire qualcosa di nuovo».

Macerata

Quando si fa il giro delle mura, prima di iniziare a costeggiare viale Giacomo Leopardi, c’è una piccola discesa che porta in via Fonte Maggiore, la via che poi si ricollega ai parcheggi Garibaldi, nonché la via delle Fonti, luogo fondamentale per l’antica società maceratese, poiché era quello uno dei punti da cui sgorgavano le falde acquifere, che richiamavano anche chi abitava dentro le mura per rifornirsi dell’acqua necessaria. Anche oggi si scende dal centro per andare a bere in via Fonte Maggiore, non alle Fonti, ma al Terminal, che è da considerare come un club storico della città, con i suoi 37 anni di attività. Quando si passa il cancello iniziale ci si trova nel cortiletto mattonellato, dove solitamente si ammassano le persone a chiacchierare, a bere e a fumare le sigarette. Quando si entra nel locale si ha la sensazione di sentire suonare le pareti da anni ed anni di musica che si è calcificata sui muri scuri e bassi, che lasciano immergere l’ascoltatore in un universo lontano dalle classiche “balere” che si trovano nelle città universitarie.

L’attuale proprietario è Marco Cecchetti, che negli ultimi anni è riuscito a proporre svariati tipi di musica indipendente, cambiando spesso rotta e sperimentando di anno in anno. Questa strategia ha fatto in modo di portare al Terminal molti gruppi che con gli anni sono diventati di rilevanza nazionale. Pensiamo a Lo Stato Sociale, già chiamato da Cecchetti dopo il primo Ep, o gli Uochi Toki che facevano battaglie rap contro gli autoctoni ,ancor prima di Cuore amore errore disintegrazione; ma anche PopX, Iosonouncane e moltissimi altri. Nel locale non sono nemmeno mancate rassegne di musica jazz con le migliori ensemble italiane (Bosso, Tavolazzi, Manzi, Gallo, Postacchini ecc.) e la musica contemporanea (Daniele Roccato, Luca Gentili, Paolo Bragaglia, Rabbia, I Longobardi ecc.) oppure proposte veramente particolari come i Mombu (afro grind/voodoom), i Neo (wracht Jazz) e anche artisti internazionali del calibro di The Reverend Beat Man, il più famoso one-man-band d’Europa.

Negli ultimi anni la proposta musicale è basata anche e soprattutto sull’elettronica, con sperimentazioni che, come ci spiega Cecchetti

saranno basate su generi che già stiamo trattando come la Tropical Bass e la Funky Disco.

Proprio a riguardo della musica elettronica, da poco tempo, a Macerata, si segnala un’associazione appena formatasi ma che tratta questo genere in modo molto interessante: si chiama Supernova e i ragazzi che ne fanno parte hanno già organizzato numerosi eventi con DJ provenienti da tutta Europa.

Girando per le strade di Macerata chiunque troverà della musica che suona, creata al momento o programmata, inedita, estemporanea o forse un tormentone conosciuto da tutti. A Macerata quando arriva la primavera anche le vie iniziano a popolarsi dagli studenti che iniziano a suonare e a creare musica; chiunque abbia fatto un giro tra Piazza Vittorio Veneto e Piazza della Libertà, durante un giovedì qualsiasi, avrà sicuramente sentito suonare alcuni pezzi dei Tlön (quest’anno finalisti dell’Arezzo Wave marchigiano), ad esempio, o degli Elpris, ed avrà visto gruppi di persone lì intorno a ballare, cantare o semplicemente guardare. Come se non bastasse nell’ultimo anno sono stati aperti tre nuovi locali che fanno suonare dal vivo: La Cantinetta (che già esisteva ma era molto più ridimensionata di ora), Il Duma e La Spulla (locale che funge sia da negozio di materiale per le belle arti che da caffetteria-wine bar).

La Cantinetta è un locale in cui si possono trovare anziani che giocano a carte, giovani che studiano o leggono un libro e persone che discutono del più e del meno davanti ad un buon bicchiere di vino e ad un tagliere di affettati rigorosamente marchigiani. Tutto questo avviene mentre sul palco si realizzano concerti, jam session, letture di poesie accompagnate da strumentisti dal vivo, cineforum e qualsiasi altro tipo di performance o iniziativa che viene proposta al proprietario Marco Giuggioloni, aperto a qualsiasi suggerimento.
Per capire le infinite varietà musicali che si possono trovare ne La Cantinetta basti pensare che il giovedì è dedicato alla musica inedita (sono già saliti sul palco artisti provenienti da tutta Italia: Buzzy Lao, Lo sburla, Doppleganger, Danilo Vignola e Giò Didonna, Roncea, Bea Zanin, Joseph Martone & The traveling Souls e molti altri) mentre negli altri giorni della settimana è possibile ascoltare anche band provenienti da tutto il mondo grazie alla collaborazione con il circolo Dong di Recanati (Max Pain and the Groovies da New York, Lysistrata dal Belgio ecc.) e il sabato sono previste proposte più ballabili e cover band.
Il Duma è un bellisimo locale del centro storico, in cui, come ne La Cantinetta, prendono vita diversi tipi di progetti. L’atmosfera più soft e le luci soffuse che si espandono sui soffitti in pietra lo rendono perfetto per mostre ed esposizioni d’arte che abbelliscono ulteriormente il locale mentre si ascolta della buona musica inedita.

Una realtà per la musica indipendente è anche il festival Onlyfuckinglabels (una nostra vecchia conoscenza), nato grazie al supporto del Sisma, storico CSA del maceratese. Ecco come lo descrivono gli organizzatori Alessandro Bracalente, Edoardo Grisogani e Cristiano Coini:

Onlyfuckinglabels è un festival-meeting nato dal collettivo operante sotto il nome di Onlyfuckingnoise records. OFN nasce nel 2010 come etichetta di ispirazione DIY e dispositivo attivo nel territorio maceratese e limitrofo. Nella prima fase del progetto ci siamo occupati di creare una rete intorno a musicisti e spazi che potessero rappresentare la nostra visione musicale ed artistica, organizzando il nostro primo festival e co-producendo dischi di progetti attivi nel territorio nazionale. In una seconda fase abbiamo allargato le reti locali fino ad arrivare alla collaborazione con il CSA Sisma che ha scommesso con noi in un progetto più ambizioso e duraturo come si presupponeva essere Onlyfuckinglabels. Il Sisma ha dato lo spazio a quella che noi consideriamo un’idea libera da connotazioni spaziali e temporali, realizzare un festival delle etichette indipendenti che muta forma in relazione alle realtà che lo compongono.

A voler confermare il fermento culturale, il successo della pluralità dei collettivi e la spinta vitalistica di Macerata, OFL quest’anno rinnova la volontà della città «più culturalmente attiva delle Marche» con una line-up bellissima che comprende Luca Sigurtà, Rainbow Island, Giobia, Stromboli e altri. La data è il 13 Maggio, segnatela. Il festival si è spostato di cinque mesi per venire incontro al disastro del terremoto, e per questo va supportato con forza ancora maggiore. 13 maggio al Sisma, carichi.

Homeless Rock Fest

L’Homeless Rock Fest è nato all’interno della festa rionale del quartiere Santa Maria delle Vergini a Macerata grazie alle volontà dell’organizzatore Gianni Sbrascini, e oggi si svolge nei teatri del maceratese (San Severino, Montecosaro, Pollenza, Loro Piceno). Il contest/festival ha lo scopo di sollecitare condivisione e confronto tra i musicisti. Gli “homeless” del festival sono musicisti che cercano nuove esperienze e contaminazioni di qualsiasi tipo per proporre al meglio la propria musica. Arrivato all’undicesima edizione, il festival è riuscito nel suo obiettivo: dobbiamo riconoscere all’HRF infatti il merito di aver diffuso la musica dal vivo a Macerata — se sono nati nuovi locali è anche per merito loro.

I gruppi che hanno partecipato alle varie edizioni del contest riescono a suonare in modo frequente anche fuori dalle Marche. I vincitori delle passate edizioni del festival sono: Gli Aedi, Specially Mild (gli attuali Lettera 22), Mondrian Oak, Latex Exam Oak, Libra, Morgan & Elizabeth, Camions & Camions, Aspect Ratio, Gore MC and the naked man, Martello, Daevon, Elpris, Telemark, Pure Marmelade, Little Pieces Of Marmelade, Arsenale, Phantomatica, Spirale, Rumore Bianco, Cadilluck, Superpusher, Le Ceneri, Biagio Ferreri & Lorenzo Megni, Demeb, Tourette, Hiroshi, Reeesut, Paperoga, Tlön.

La parte più importante del festival è quella delle finali che si svolgono al teatro Don Bosco di Macerata. Gli spettacolari allestimenti del palco, arricchiti con effetti luminosi e non solo, rendono l’Homeless un’esperienza sensazionale per band emergenti che vengono valutate da una giuria che negli anni è stata composta da: Giacomo Fiorenza (titolare dell’etichetta 42 records, fonico e produttore, titolare insieme ad Andrea Suriani dello studio Alpha Dept e per due volte premiato al M.E.I come miglio produttore dell’anno), Gionata Mirai (ex Super Elastic Bubble Plastic e Il teatro degli orrori), Stefano Pila (chitarrista dei Massimo Volume, Afterhours, In Zaire ecc..), Gianluca Polverari (giornalista e conduttore radiofonico, ha lavorato per Blow Up, Il Mucchio Selvaggio e attualmente Rockerilla), Max Collini (voce degli Offlaga Disco Pax), Matteo Merenduzzo (titolare dell’etichetta Soviet Studio e membro della band Soviet Ladies) e Massimiliano Bredariol (titolare dell’ex etichetta Forsbury Records e batterista dei Valentina Dorme e dei Norman).

Ratatà

La sinergia tra singoli elementi di una realtà locale è rappresentata in quella bomba ad alto potenziale del Ratatà, festival di illustrazione-fumetto-editoria indipendente ormai giunto alla quarta edizione. Forti della volontà di riprendersi dal disastroso sisma che ha ferito il territorio, gli organizzatori hanno organizzato un crowdfounding di successo, a segnale che la manifestazione è andata oltre l’elemento di superficie o sotterraneo della città. Si tratta di una spinta vitale veicolata dalla creatività.

gaeimago

Patrocinato dal comune di Macerata e dall’ABAMC, l’intento di questo festival è riappropriarsi di spazi culturali e luoghi deserti, riempiendoli di prodotti che affrontano ogni periodo di crisi con esplosioni di creatività multiforme, con l’elemento comune dell’autoproduzione ad unire una fantastica mostra mercato con esposizioni, concerti (grazie al supporto di collettivi quale il Sisma e il già citato Duma), proiezioni e pregevoli workshop che permettono ad ogni appassionato esordiente di sperimentare nuove tecniche per incanalare ogni declinazione della passione verso un settore sempre più fuori dal sotterraneo e pronto ad emergere in forme inaspettate. Grazie al contributo attivo di collettivi fantastici come Uomini Nudi Che Corrono, realtà editoriali come Strane Dizioni e la scuola d’illustrazione Ars In Fabula , la mostra è un momento di scoperta e contatto con singole realtà che dimostrano tutta la loro forza nel contrasto dinamico tra le moltitudini di progetti presenti. Si spazia dal libro illustrato alla fanzine apocalittica, dai videogames alla serigrafia.

Ratatà si è caratterizzato per i numerosi artisti che sono intervenuti sugli spazi della città, a contrassegnare il rapporto sinergico tra il luogo e gli ospiti del festival. Alcuni nomi: Patrizia Mastrapasqua, Andrea Casciu, Hitnes hanno offerto la loro arte nella scorso edizione. Quest’anno nuovi prodigi si sono aggirati per Macerata. Come si diceva: percorrere i tunnel della città per scoprirne i tesori. Gli ospiti della passate edizioni comprendevano artisti quali Bill Noir, Marco Taddei/Simone Angelini, Nicola Alessandrini, Arianna Vario, Alessandro Baronciani, Michele Rocchetti, Stefano Ricci e performence/concerti di Pop-X, Pira 666 + MAT64, Stefano Sesso per citarne alcuni.

La location del Mercato delle Erbe di quest’anno ha contribuito a rendere ancora più densa e partecipativa la mostra-mercato; il pubblico poteva godere di opere che spaziavano dalla fanzine alla t-shirt serigrafica, dal fumetto underground alle toppe fatte a mano pazzesche, attorniati da installazioni video ed esposizioni. Impreziosita dalle mostre di Jesse Jacobs, Professor Bad Trip e Simone Rea (per citarne tre, ecco le altre, tutte bellissime) dislocate per la città, Ratatà alla quarta edizione si conferma una delle realtà più solide della creatività italica.

Il programma dell’ultima edizione appena trascorsa potete trovarlo qui. Considerato lo sforzo gigantesco dell’organizzazione per risollevarsi dopo la tragedia, questo nuovo capitolo suona come la più grande delle vittorie per un territorio e una città che rispondono alla distruzione con una pazza creazione. E se ve lo siete persi, avete di che pentirvi, credeteci.

Ma anche San Ginesio

Data zero. Possiamo definire così il concertone che si è svolto il 29 e 30 aprile a San Ginesio, un paesino di 3500 abitanti che negli ultimi anni è diventato la casa del musicista e dell’ascoltatore indipendente. Si andava ad ascoltare con attenzione qualsiasi proposta che l’assessore Simone Tardella riusciva a portare in quel gioiello affrescato dell’800.

Il teatro ha ospitato artisti internazionali come Turin Brakes, Cody Chesnutt, Mike Stern, Hugo Race, Ork, Micah P. Hinson ed italiani quali Giovanni Lindo Ferretti e tutti gli ex C.S.I., Paolo Benvegnù, Cristina Donà, Emidio Clementi, Giardini di Mirò, Diaframma, Dente, Le Luci della Centrale Elettrica, Calibro 35 e molti altri. Concerti che hanno trasformato il palco del teatro in un tempio della musica indipendente.

Ora la casa della musica però è lesionata gravemente, sia dalla scossa del 24 agosto che da quella più violenta del 30 ottobre. I racconti di Simone riguardo le condizioni del teatro e del centro storico di San Ginesio mettono i brividi; per chi c’è stato almeno una volta immaginare il palco del teatro desolato e pieno di calcinacci crea un senso di disagio e desolazione.

Il teatro è stato dichiarato inagibile fin dalla scossa del 24 agosto. Presenta lesioni diffuse e recentemente è stato oggetto di uno specifico piano di messa in sicurezza esterna dell’edificio, tutt’oggi visibile nella centrale Piazza Alberico Gentili. Anche l’auditorium ha gravi danni all’interno, al tetto, alla facciata e l’abside parzialmente crollato.

Le parole di Simone suonano cupe, ma si cerca di pensare soprattutto alla reazione di fronte all’inevitabile.

L’unica speranza, a breve termine, è legata alla realizzazione delle nuovissime scuole, un campus per 445 studenti nel centro storico di San Ginesio che prevede di ospitare, oltre a materne ed elementari, anche gli istituti superiori — liceo linguistico, socio pedagogico e scuole professionali e tra questi nuovi plessi scolastici è prevista una modernissima palestra e auditorium. Ripartiremo senz’altro da qui.

L’evento di fine aprile chiamato #AncheiosonoSanGinesio, attraverso il quale è culminata la raccolta fondi per risanare il teatro, è uno dei più sentiti dai musicisti italiani. Sul palco, allestito per l’occasione presso i Giardini del colle Ascarano, sono saliti moltissimi artisti tra i quali: Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Ginevra Di Marco (Consorzio Suonatori Indipendenti), Diaframma, Francesco Di Bella (24 Grana), Paolo Benvegnù, Umberto Maria Giardini (Moltheni), Giancarlo Onorato, Andrea Franchi, Lost In Venice e Züth per citarne alcuni.

I primi in assoluto sono stati gli ex CSI — Consorzio Suonatori Indipendenti — Gianni Maroccolo, Ginevra Di Marco, Francesco Magnelli.” Queste le parole dell’assessore, a riprova di un evento come cura contro la catastrofe. “E subito dopo tutti gli altri ci hanno dimostrato la propria vicinanza e solidarietà. Sono stati i musicisti stessi che ci hanno incoraggiato a ripartire proprio dalla musica.

Così è stato, con un centro storico aperto a favorire un ritorno al quotidiano tra mercato dell’antiquariato locale e un circobus per i bambini, infrangendo il terrore della “zona rossa” che aveva interessato quasi tutto il paese. La risposta del pubblico è stata positiva e le possibilità della ricostruzione sono sempre più concrete.

La raccolta fondi, che peraltro abbiamo considerato tutti come un fatto meramente simbolico, ha ottenuto una buona risposta. […] La manifestazione ha visto il coinvolgimento di tanti volontari che con entusiasmo hanno offerto la propria opera per la realizzazione al meglio dell’iniziativa. E’ anche grazie a tutti loro, privati e associazioni, che la manifestazione è ben riuscita. E non vedono l’ora di ricominciare!

Insomma, stanchi ma felici.

A cura di , Sebastiano Pagliuca ,

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