Aphex Twin: viaggio attraverso le folli creature di un genio

Ripercorriamo la storia del guru elettronico analizzando le sue imprevedibili forme d’espressione, dagli inizi fino all’ultimo Cheetah

Federico Fronzi
La Caduta 2016–18

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Friedrich Nietzsche scriveva che “bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante” e di caos dentro di sé Richard David James deve averne avuto parecchio per riuscire a generare una stella danzante come quella di Aphex Twin. Un caos che abita da dentro la creatura elettronica che lo ha reso uno dei personaggi più controversi e geniali che il mondo musicale avesse mai avuto il piacere di conoscere. La natura indecifrabile dell’artista si rivela nelle modalità di pubblicazione dei suoi dischi, nei suoni che li compongono e nei vari alter-ego partoriti nel tempo, nelle copertine e nei video fuori di testa. Elementi rintracciabili anche all’interno della sua ultima opera, Cheetah. Ve ne parliamo in questo breve approfondimento ripercorrendo la storia di Richard D. James: il profeta della musica elettronica.

Richard è il classico ragazzo che gioca allo scienziato pazzo, ma spesso in lui il gioco diventa realtà e la realtà si trasforma in un gioco, è un ragazzo prodigio che brucia le tappe (anche qualche neurone, suo e di altri nda). Fin da giovanissimo si diverte a smanettare con EP ed aggeggi tecnologici per produrre quella musica che suona come dj nella giungla underground dei fine anni ottanta britannici, un periodo particolare per la scena elettronica che assisteva alla forza d’urto di un cambiamento che era alle porte, al grido di una società del sottosuolo che stava emergendo in superficie: il suo epicentro si sposta dai club ai rave party. Il sound cambia, si evolve. Richard cavalca bene l’ondata acid-hardcore ed inizia a produrre un paio di EP (composti per lo più da spin-off e djset) utilizzando inizialmente lo pseudonimo di Bradley Strider, e poi con quello che passerà alla storia: Aphex Twin (l’Aphex Systems Limited era un’azienda di processori di segnale, mentre twin, “gemello”, in memoria del fratello deceduto alla nascita).

Il calderone magico di Richard D. James prevedete buone dosi di un Industrial cervellotico da film di fantascienza, ritmi acid-house che confluiscono nella più sfrenata techno di stampo hardcore. Col passare degli anni però il progetto Aphex Twin cambia faccia. Vengono utilizzati sempre più spesso sintetizzatori analogici, modulatori di suono e sample di vario genere. Ne nasce una perfetta commistione di quella forza bruta che emergeva dal mondo techno e una pacatezza ambient più oculata, intelligente, che rappresentava la presa di coscienza intellettuale di un movimento che stava fortemente prendendo piede in quel periodo. Ciò che ne venne fuori fu la IDM (Intelligent dance music), di cui i Selected Ambient Works 85–92 costituiscono una pietra miliare.

Arriva il ’96, Aphex Twin è sulla cresta dell’onda, un anno prima usciva …I Care Because You Do, Richard sente la responsabilità premergli sulle spalle, pubblica il Richard D. James Album ed in copertina ci mette addirittura la faccia.

L’aria si fa più densa, il contesto diventa quello della braindance. Il salto di qualità atto al consacramento è vicino, vicinissimo. È un 1997 che ha il sapore di rivoluzione, una rivoluzione permanente direbbero i trotskisti di una volta. Con Come to Daddy assistiamo all’ennesimo scossone musicale firmato Richard James, uno scossone da cui si evince la voglia di diventare grandi ma non di abbandonare la sfera del gioco, un gioco che esplode nella presa per il culo allo scenario death metal nel video del singolo che dà il nome all’EP. Nasce la collaborazione con Chris Cunningham e i risultati sono brillanti, tanto che il duo si ripropone nel video di Windowlicker, singolo dell’omonimo EP pubblicato nel 1999. Qui a fare le spese della pungente vena umoristica di Richard è il mondo dell’Hip Hop, Aphex Twin inizia a spopolare sul web.

Lo scienziato pazzo dei bassifondi tecnologici è salito in cattedra e dà lezioni a tutti. Richard non mette più la sua faccia in copertina, spinge l’acceleratore e la schiaffa sui bambini e sulle ballerine che mostra nei suoi video. L’hype sale come non mai, Richard ormai può fare quello che vuole e nel 2001 pubblica Drukqs. Si, Aphex Twin oramai può fare davvero quello che vuole, persino decidere di mantenere un basso profilo per i prossimi dieci anni. È infatti questo il periodo delle pubblicazioni via web sotto il falso nome AFX. Iniziano i giochini mediatici nei quali emerge un distacco totale nei confronti del mondo più convenzionale della popolarità, Aphex ormai è una leggenda del deep web, compare ogni tre per due nei vari forum di nerd e smanettoni. Si può addirittura permettere di lanciare una bomba mediatica come quella del disco perduto (Caustic Window), ne nasce una kickstarter che per ristamparlo in vinile raccoglie oltre 60mila dollari in poche settimane e lui che fa? Carica online lo streaming dell’album in maniera totalmente gratuita. È chiaro, a Richard non importa nulla della gloria delle etichette e delle case discografiche. A Richard importa solo divertirsi con i suoi personaggi, le sue maschere. Vuole vivere tranquillo nel suo mondo sperduto chissà in quale galassia, facendo capolino nella nostra tristissima Terra solamente quando sente l’esigenza di prendere per il culo un po’ tutti, facendosi grasse risate.

Il 16 agosto 2014 è proprio uno di quei giorni là, grigi e inutili. A Londra c’è il solito tran tran dell’esercito dei cloni che fa su e giù per la city finanziaria, sguardo basso e pedalare. Sono passati tredici anni dall’ultimo lavoro in studio firmato Aphex Twin. È tempo di tornare sulla scena con una massiccia dose di hype. Tra centinaia di grattacieli sopra il cielo londinese si intravede un dirigibile: la runa di Aphex da un lato e una data nell’altro, una stella cometa che annuncia al mondo musicale la rinascita del suo profeta.

Viene pubblicato Syro, il sesto album ufficiale dello scienziato pazzo che sembra essere tornato in una veste più folle che mai. La copertina dell’album comprende una lista dei costi dalla vena più che umoristica, con prezzi sospettosamente bassi: “Noleggio del locale e dell’impianto per l’evento di ascolto pubblico a Londra: £0.00163”. L’album non fu un successo per tutti, ma di questo Richard se ne frega. Il suo intento è quello di rompere gli schemi, di mostrarsi ancora una volta sopra le righe ed il risultato sperato viene ottenuto.

Si arriva al 2016 e nonostante gli anni passano l’evergreen Richard D. James, sembra fregarsene persino del tempo. Questa volta niente giochi, nessun misterioso account soundcloud (“user18081971”) che fa trapelare nuove tracce prima dell’uscita dell’album. È proprio la Warp (etichetta che appoggia Richard D. James fin dagli esordi) ad annunciare l’uscita di un nuovo EP targato Aphex Twin: Cheetah, e lo fa utilizzando il binomio gioco-realtà tanto caro al suo artista. Vengono infatti inviati ad alcuni negozi di dischi manifesti di questo nuovo prodotto musicale, manifesti che comprendono la copertina di un disco ed un testo che fa storcere il naso a tutti quelli che già intonavano alla solita burla firmata Richard James. Nessuno scherzo, è tutto vero. La grafica retrò rappresenta appieno la volontà di sorprendere ancora, di reinventarsi attraverso uno stile nuovo, che si riscopre in un lavoro che sa di millenovecento. La copertina dell’EP sorprende infatti per sobrietà. Niente loghi o faccioni terrificanti, solo linee morbide che rimandano allo stile degli anni che furono, tra una pubblicità di Coca Cola e l’altra. L’idea è quella di riprendere la grafica del Cheetah Sweet Talker, modulo per la sintesi vocale per lo Spectrum ZX, altro “tecnofeticcio” vintage in linea con il nostro personaggio.

Ancora una volta la Warp ed il suo assistito riescono a sorprendere per la loro capacità di attrarre su di loro l’attenzione del mondo musicale grazie ad una modalità di pubblicazione sopra le righe, ma le sorprese non sono finite. Impazza sui social la notizia dell’uscita del video di uno dei sei brani che compongono l’EP. La regia di CIRKLON3 [Колхозная mix] viene affidata al dodicenne Ryan Wyer, preadolescente irlandese disturbante e disturbato che si era messo in mostra su YouTube per il suo omaggio DIY a minipops 67 [120.2] (Syro). Si interrompe così il digiuno da schermo che durava ormai da diciassette lunghissimi anni, dalla collaborazione con Chris Cunningham in Windowlicker. Il risultato visivo è dei migliori. Il solito faccione storto di Richard appiccicato qua e là sugli amichetti di Ryan (e anche sullo stesso regista) che saltellano felici e spensierati sul viottolo di casa.

Immagini storte e distorte che danno forza ad un ritmo pacato ma avvolgente, il sound è più calmo e regolare, la ritmica lenta e quadrata. Più acid jazz che techno cerebrale. Si fa sempre leva sulla dimensione mentale e in quella, quando è in forma, Richard è quasi inarrivabile.

Aphex Twin è tornato sulla scena e lo ha fatto rimanendo sempre sul pezzo. Richard s’invecchia, ma a parte per la scelta (forse politica) di sound decisamente più calmo e accessibile rispetto a quello che lo ha reso famoso ai più, non sembra mostrare troppi acciacchi. Il ragazzo che giocava allo scienziato pazzo si è tolto per un attimo la veste del folle, mostrandoci una maturità che nel bene o nel male è riuscita a sorprenderci persino con i quattro quarti, ma chissà se questa sua maturità sia del tutto reale. Chissà se Richard abbia messo veramente la testa a posto o se per caso questo non sia semplicemente l’ennesimo gioco di un peter pan che non vuole crescere, che prima o poi, tornerà di nuovo a prenderci per il culo con la sua scellerata genialità.

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