Apologia del Capobastone

Ascesa e caduta del dio serpente in uno Youtube che ha cambiato la propria estetica, utenza e funzione.

La Caduta
La Caduta 2016–18

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Conoscete il Capobastone? I “griffaggi su Minecraft”? Loquendo? I “Merdoni”? “Godi Popolo”? “Agagagaga”? No?! Se tutto ciò non vi dice nulla non preoccupatevi, sarà una storia ancor più avvincente per voi.

Il Capobastone, ad oggi conosciuto come uno degli youtuber tra i più volgari, un provocatore autocratico e dispotico, è stato, sino a poco tempo fa, anche uno dei più originali pionieri di YouTube Italia. Nel primo video, caricato il 20/11/2010, concentra l’attenzione sul “gaming”. Già dal secondo video inizia a definirsi quel personaggio che conserverà perfettamente per 5 anni: un vandalo dei server, un allegro dissidente della rete, sboccato e situazionista. Il Capobastone è un inguaribile iconoclasta che ama provocare e inorridire il pubblico, tra svastiche colorate e pentacoli di maniera. Con Minecraft abbiamo la consacrazione al grande pubblico: prima impegnandosi in missioni solitarie, poi accompagnato da una vera e propria squadra di seguaci (ricordiamo i nickname Mr. Auto, “Nome Stronzo”, Becool27 et al.) si impegna letteralmente a vandalizzare i server aperti del gioco (operazione chiamata “griefing”) e distruggere e rubare l’operato di altri utenti con missioni pianificate al dettaglio. Il tutto veniva raccontato “a puntate” calibrando attentamente la narrazione, i dialoghi e aggiungendo sempre qualche dettaglio ai limiti della provocazione, soprattutto verbale.

Lo storytelling è uno dei punti forti di Capobastone, ed è in Minecraft dove perfeziona il suo avatar e, forse, la sua personalità: ha un suo spazio privato il “Mondo 5”, una sua casa e addirittura un suo maggiordomo asiatico, Ping Pong. Capobastone, ormai anche fisionomicamente identificabile (personaggio con passamontagna, maglia nera e bretelle in ogni gioco visto sul canale), non è più un alter ego, ma un personaggio indipendente in grado di abitare e devastare la struttura e le trame degli universi videoludici. Il carattere che però riesce a far trascendere e straniare le, per nulla lodevoli, caratteristiche del personaggio è la sua voce: il Capobastone parla solo attraverso Loquendo, una voce sintetizzata che legge un testo scritto a pc. Questa tecnica di realizzazione ha un legame indissolubile col format del suo canale: video non troppo lunghi (intorno i 7/9 minuti), una comicità naturale data dallo stridore nella pronuncia di espressioni in dialetto o parole anglofone e l’autorità che si dava il personaggio; il tutto, come è possibile immaginare, dona un’aura misteriosa e ribelle allo stesso.

Sembra assurdo (o forse banale), ma cosa c’è di più interessante di una persona che sfida le logiche esibizionistiche della vetrina-YouTube cercando di mantenere, a tutti icosti, l’anonimato? Un’assurdità che diventa ancor più irrinunciabile dopo aver superato i 200.000 iscritti al canale, non mostrandosi mai e non facendo mai ascoltare la sua vera voce. Questa distanza dal reale ha permesso al Capobastone di creare dei veri e propri mitologemi della sua figura (la “genesi” è stata da lui stesso raccontata, in una manciata di volumi, dai “Capobastone Comics”, che potete vedere qui sotto), essere supportato da fan curiosi della sua vera identità e giocare su espressioni icastiche da lui inventate e diventate praticamente rituali:

  • Ogni video deve obbligatoriamente iniziare con “Ciao a tutti i merdoni (così chiama i suoi fan, ndr), come va? Spero tutto bene”;
  • E terminare con “Vi saluto a tutti perché la vita è breve. Tanti like per Capobastone agagagaga”.

Capobastone è stato abilissimo nell’assimilare espressioni-meme di alcuni personaggi di punta di YouTube nelle sue diverse epoche e creare così link con altri canali di tendenza: dalle citazioni di Richard Benson, alla cadenza di Matteo Montesi. Solo per fare un esempio posso citare la serie di video su Saints Row — The Third che, alla stregua del fortunato Red Vs. Blue, ripresentano una riscrittura di buona parte della sceneggiatura della campagna del gioco, utilizzando più voci (tramite di Loquendo) e inserendo come protagonista un avatar di Richard Benson.

C’è un atteggiamento che però è sempre apparso crepuscolare nel modo di essere di Capobastone; con maggiore frequenza, dopo il periodo dei griefing di Minecraft, inizia a lanciare battute a ciò che è all’esterno del videogioco, prendendosela con l’intera comunità YouTube Italia. I suoi argomenti ricorrenti sono:

  • I “bimbiminkia” (gli adolescenti dei social network);
  • Gli youtuber “falZi”;
  • Il gran lavoro dietro ogni video, rispetto alla media delle produzioni altrui.

Per un personaggio in grado di straniare ogni cosa con la sua non-voce, capace di creare un universo narrativo parallelo alla realtà significa, piano piano, uscire dal mondo della narrazione di sè stessi per approdare a quello della meta-narrazione. Nessun fruitore vorrebbe uscire da un personaggio così forte, identificabile e sicuro di sé. Questo “eroe di massa”, comincia a diventare un alter ego che troppo incarna il pensiero della persona dietro la tastiera. Ma Capobastone “è più forte della morte” (cit.) e riesce a dare vita continua al suo canale creando delle vere e proprie serie memorabili di gameplay che si distinguono sempre per originalità, formato e, naturalmente, per l’uso di Loquendo. Una delle serie che può far capire la forza innovativa del Capobastone è quella costruita con gli screenshot commentati di Insegreto (sito dove gli utenti possono condividere, anonimamente, i loro “segreti” e peccati più reconditi): in quel preciso istante il Capobastone, arrabbiato, ha trasformato la sua meta-narrazione in uno sfogo sulla società e sulle nuove generazioni motivato e supportato da prove “concrete” sulla corruzione dei costumi e la confusione nel cambio generazionale.

Dopo più di 600 video creati con Loquendo e molte serie di video geniali e irriverenti, Capobastone fa però letteralmente outing iniziando a parlare con la sua vera voce: dapprima camuffata poi utilizzata senza filtri vocali. I motivi possono essere tra i più svariati: dalla mancanza di voglia o tempo alla necessità di creare video più lunghi e pubblicati con maggiore frequenza.

Il 4/09/2015 iniziano quindi a cadere anche i “filtri” tra pensiero e personaggio e, con essi, anche la sua “aura da dio” che gli permette di aver sempre l’ultima parola — geniale e ben pensata –, di apparire sempre come un vincente impassibile e di essere un simbolo per molti affezionati al “vecchio Youtube”. Destituito da questo potere inizia a bannare e bloccare gli iscritti indisponenti, invaso da haters che non riesce a gestire con quel distacco tipico che consentiva il personaggio, inizia a mollare la presa sulla sua missione, alla quale probabilmente credeva fermamente e non solo per alimentare la propria finzione narrativa: “salvare YouTube Italia”.

Il nuovo Capobastone non vuol più salvare YouTube Italia, vuole distruggerlo dall’interno, covo ormai dei tanto odiati “bimbiminkia”. Vuole “griffare” il tubo; quel velo che separa la realtà fattuale da quella videoludica. Lui sa che la verità, però, è anche un’altra: non sono cambiate solo le generazioni, è YouTube stesso ad essere cambiato. Così, da più o meno un anno, il simulacro del Capobastone trasmette live ogni giorno, alle 21:05, e se ne frega di tutto ciò che è stato. La verità è che quell’ “84” nel nickname Capobastone84 inizia a stridere con cifre prossime allo 0 dei millennials, veri nativi di Youtube.

La verità è che, ora, non ci si accusa più a vicenda di essere “moneygrabber”: di esser quindi youtuber per esigenza e non per convenienza, di aderire a un codice etico non scritto ma condiviso da una comunità. Oggi i ragazzi donano (e molto) alle live-streaming, ai loro beniamini, solo per la notorietà di un attimo.
La verità è che non vale più la pena insistere, perché lo YouTube che regalava contenuti veramente spontanei e originali è morto da un pezzo. In questo capiamo come l’artefazione ed il surrealismo del personaggio-Capobastone fosse un’indicazione di sincerità maggiore rispetto a quella, presunta, di molte altre “star del tubo” che recuperano lo spontaneismo con mere performance attoriali, maschere subdole di un’identità persa in rete.
Sì, la verità è questa. E ce ne accorgiamo quando il 19/01/2018 lo stesso Capobastone — con tono velatamente dimesso, e con lessico “pulito” e didascalico, probabilmente per evitare ulteriori complicazioni — annuncia il blocco del canale per 3 mesi, facendosi ospite di un altro per continuare a trasmettere. Capobastone è stato bloccato perché ora, con la sua voce, con questo modo di essere, ha lasciato cadere il velo dello straniamento e, senza colpi di teatro, un’offesa, una bestemmia o un insulto rimangono tali. Non è più un dio intoccabile a parlare e neanche un ragazzino ribelle, ma un uomo adulto, arrabbiato e deluso. Capobastone aveva capito tutto dei meccanismi imprenditoriali di YouTube, ma ha cercato di resistere fino alla fine perché, nell’intimità, voleva crederci. E io, ora, alla soglia dei trent’anni rimpiango quando YouTube sorprendeva, spiazzava, faceva incontrare persone geniali e ribelli che si nascondevano timidamente dietro uno schermo.

Ma la cosa più terrificante è che sto finendo di scrivere questo strambo articolo in stazione, dove è la stessa voce del Capobastone ad annunciare: “Treno per Ponte di Nona in arrivo sul binario 14…”.
“Allontanarsi dalla linea gialla Aghaghaghagha. Ciao a tutti merdoni, a presto.”

Articolo a cura di Ludovico Peroni

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