Big Bang, Chemical Brothers

Alle nuove Officine Grandi Riparazioni di Torino in scena i fratelli della big beat britannica

La Caduta
La Caduta 2016–18

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Sabato 14 ottobre hanno il via gli anticipi dell’ottava giornata del Campionato di Serie A: la Juventus ospita la Lazio perdendo 1 a 2, mentre la capolista Napoli a va a vincere in casa della Roma allungando in classifica sulle avversarie. E quindi? Scrivo questo giusto per contestualizzare la mia giornata, trascinatasi lungamente tra partite e Moretti in un bar cinese di Vanchiglia, quartiere a nordest del centro storico di Torino. Mi piacerebbe molto approfondire la flora e la fauna del locale, che ormai conosco bene, ma per la nostra storia ci interessa solo come punto di partenza, per socchiudervi una finestra su di un mondo immaginario che resterà tale, almeno per ora.

Quello che ci interessa, più che il punto di partenza, è quello di arrivo: le Officine Grandi Riparazioni o OGR, storico stabilimento di manutenzione di veicoli ferroviari. Già da tempo spazio adibito a centro polivalente, le officine sono state restaurate completamente negli ultimi anni e riaperte al pubblico il 30 settembre scorso. Per festeggiare la riapertura è stata organizzata una rassegna chiamata Big Bang che ha portato per un mese e mezzo le esibizioni di artisti del calibro di Giorgio Moroder, Elisa, Ghali, Omar Souleyman e Danny L Harle.

A concludere la rassegna sono stati invitati per un dj set Tom Rowlands e Ed Simons, meglio noti come The Chemical Brothers, pionieri della big beat britannica nei primi anni Novanta. Come per molti miei coetanei nati a cavallo di quegli anni, hanno costituito per me la porta d’ingresso verso la scoperta del vasto universo della musica elettronica, e sono e divenuti famosi in tutto il mondo grazie a successi come Out Of Control, Block Rockin’ Beats, Hey Boy Hey Girl, Galvanize e Do It Again.

Da Vanchiglia arrivo in Piazza Vittoria Veneto, salgo sul 13 che attraversa tutto il centro della città da est a ovest, attraverso Via Po e Via Cernaia e scendo alla stazione di Porta Susa. Le OGR sono poco lontane, l’ultima volta che ci sono stato era durante il Club To Club del 2013, mi ero appena trasferito a Torino, e suonavano Jon Hopkins e James Holden. Per svariate ragioni non ricordo molto di quella serata, se non il fatto che mi ero perso più volte e che ero tornato a casa felice. L’ingresso è presidiato da quelle che potremmo chiamare le forze della sicurezza, che comprendono oltre alle forze dell’ordine, da polizia a carabinieri, anche pronto soccorso, steward, e vigilantes.

luminismi psichedelici

Ci sono due livelli di sicurezza, due varchi da superare. Il primo riguarda lo svuotamento delle tasche e l’apertura dello zaino. Svuoto le tasche: cellulare, sigarette, accendino, scontrini accartocciati e pochi centesimi di euro. Il brav’uomo incaricato di controllare il mio primo livello di pericolosità mi dice che “purtroppo” gli devo dare l’accendino. Gli chiedo come mai, e mi ripete che “purtroppo” gli accendini vanno consegnati. Chiedendomi come faranno a fumare tutti quelli dentro senza accendini, glielo consegno, e apro lo zaino in cui avevo buttato una felpa d’emergenza. Nel tirarla fuori, scorgo sul fondo del buco nero dello zaino la sagoma di due accendini, dimenticati lì chissà da quando, che vengono spietatamente illuminati dalla torcia del solerte operatore di sicurezza e da quest’ultimo requisiti. Fruga nella tasca laterale e ne tira fuori un altro, io per un attimo mi sento a disagio, poi mi ricordo che sono accendini e non buste di coca e gli chiedo bonariamente di lasciarmene almeno uno. Niente da fare, PURTROPPO non può.

il “Secondo Livello di Sicurezza”

Posso finalmente passare al secondo livello di sicurezza che è quello del metal detector. Mi premuro di sapere se le monetine le posso tenere o le devo lasciare, o se le devo lasciare per poterle tenere.

Posso tenerle e basta. Passo il metal detector ed entro nel cortile, curioso di scoprire come fanno tutti a fumare senza accendini, ma a quanto pare sono stato uno dei pochi fessi ma onesti cittadini che non l’hanno messo nella scarpa come allo stadio.

Il cortile è molto ampio, e ospita l’opera scultorea Procession of Reparatinists dell’artista sudafricano William Kentridge, costituita da tredici silhouettes di lavoratori e lavoratrici all’opera, alte quattro metri, fissate dentro blocchi di cemento.

il cortile

C’è molta gente, la struttura è enorme, e mi metto in esplorazione. Ci sono però delle zone diversificate che sono accessibili a seconda del colore del braccialetto. Un’intera area che da fuori sembra bar/ristorante è riservata a chi ha il braccialetto azzurro. Un’altra area è accessibile con il braccialetto giallo. O forse semplicemente a tutti. Comunque io ho il braccialetto giallo, e devo fare un certo giro piuttosto di un altro. Prendo coscienza del fatto che anche questa volta mi perderò più volte, e continuando l’esplorazione mi trovo davanti a un’area transennata che ospitava l’opera Tutto Infinito di Patrick Tuttofuoco, di cui c’è l’installazione al neon rosso rappresentante due mani che si incrociano.

Foto di foto del Tutto Infinito

Nonostante l’evento sia più incentrato sulla chiusura della rassegna inaugurale della location che sulla musica dei Chemical Brothers, e questo sia anche questo uno dei motivi per cui sono chiamati per un dj set e non un live, l’allestimento delle OGR rende assolutamente onore all’immaginario industriale contornato di luminismi psichedelici che ha sempre caratterizzato gli appuntamenti del duo inglese.

Ad aprire la serata, Nathan Detroit, che non è il personaggio di Bulli e Pupe interpretato da Frank Sinatra, ma un dj americano.

Quello nella foto NON è Frank Sinatra

Andando a posizionarmi nella posizione in cui si posiziona o comunque dovrebbe posizionarsi qualunque aspirante sciamano della luce, nelle nottate elettroniche, cioè sotto alla cassa, mi accorgo che c’è un’altra ampia area transennata, proprio lì dove vorrei posizionarmi. È la zona riservata ai disabili. Mi rendo conto che non ci sia niente di strano o particolarmente interessante, ma tra le cose che mi hanno colpito di più della serata c’è questa immagine.

e lui

Comunque, per farla breve, i Chemical Brothers hanno fatto quello che sanno fare meglio, dritti per dritti, senza fronzoli dall’inizio, e noi, aspiranti sciamani della luce, abbiamo fatto quello che dovevamo: seguirli dritti per dritti e senza fronzoli fino alla fine.

Reportage a cura di Vinnie Maracas
Immagine di copertina a cura di Cristiana Zampolini

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