Bulletstorm merita un’altra possibilità

Il frenetico shooter torna meritatamente in auge con una remaster, ma il prezzo è un grosso ostacolo

Lorenzo Mondaini
La Caduta 2016–18

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Bulletstorm è stato uno dei migliori sparatutto della vecchia generazione. Un concentrato di adrenalina e violenza che lasciava senza respiro e che divertiva come nessun altro titolo. Uscito nel 2011 per le volontà del piccolo studio di sviluppo polacco People Can Fly, in combo con il gigante Epic Games (e sotto la cupola di Electronic Arts e Gearbox), fu sfortunatamente anche uno degli shooter più sottovalutati dell’epoca — andò a finire nel dimenticatoio nel giro di pochi anni.

Nell’aprile 2017, grazie alla stesso ensemble, Bulletstorm ritorna sugli scaffali (digitali) delle piattaforme di riferimento, in una Full Clip Edition che promette bene, ma razzola un po’ male.

L’universo secondo Gray

La trama di Bulletstorm è senza alcun dubbio il punto più debole del gioco. La struttura rimanda a quella di un b-movie fantascientifico e ogni colpo di scena, per esempio, è abbastanza prevedibile. In un pianeta lontanissimo abitato da mostri alieni, il nostro eroe Grayson Hunt, un ex-marine convertitosi in un mercenario anarchico, è in conflitto con solito supercattivo di turno, il Generale Serrano, sovrano indiscusso della Confederazione dei Pianeti. Dopo una missione suicida contro l’Ulysses, la nave del generale, il soldato Hunt e il fedele compagno Ishi Sato (prima umano, poi cyborg), si ritroveranno sull’ostile pianeta Stygia, abitato da ogni tipo di creature. La missione del protagonista sarà quella di sconfiggere il nemico per salvare se stesso e le sorti dell’universo, facendosi strada a suon di pallettoni fra i numerosi mostri inferociti.

Per quanto interessante, è chiaro come il comparto narrativo non mostri nulla all’avanguardia né tanto meno si sforzi a rappresentarlo. I filmati introduttivi sono molto brevi, quelli di intermezzo invece sono troppi. E le conseguenze sono scomode: la segmentazione della campagna è massiccia e le vicende sono presentate spesso in maniera sbrigativa. Al contrario però, la sceneggiatura è davvero notevole, specie per uno sparatutto arcade, un genere videoludico di norma spoglio sotto questo aspetto. I vari protagonisti ci accompagnano nel corso di tutta la campagna con continui scambi ironici e divertenti, tra frecciatine e volgarità, le quali donano un tocco di simpatia e leggerezza davvero piacevole.
Grayson poi è la vera star: un uomo d’onore logorato dalla vendetta, un ribelle dall’animo complesso, con un cuore grande ma col grilletto facile. Con i suoi evidenti problemi d’alcolismo, è sempre al centro dell’attenzione, sempre pronto a mostrare con orgoglio il suo essere vanitoso e i suoi metodi rozzi. Grayson è tuttora uno dei personaggi più carismatici mai visti in uno shooter (al pari del Duca in Duke Nukem), tanto che rimane impossibile non adorarlo. Terribile invece la prestazione del perfido Generale Serrano, probabilmente uno dei più insulsi e fastidiosi antagonisti nella storia recente dei videogiochi.

La sensazione generale fa pensare che forse era proprio nelle intenzioni degli studi di sviluppo quella di proporre uno shooter dalla giocabilità intensa e inedita ma con una narrazione povera. Una scelta di questo tipo può certamente avere una base di razionalità: molti videogiochi chiave del genere come DOOM, Wolfenstein, Quake, hanno fatto la loro fortuna senza mai avere delle trame da premio Oscar, nemmeno nei capitoli più recenti della loro carriera. Resta di fatto che anche il cuore può voler la sua parte, come Half-Life insegna, e mostrare un plot così semplice farà storcere il naso a qualcuno. La nuova edizione poi non aggiunge assolutamente nulla alla trama, se non la possibilità di giocare nei panni di Duke Nukem con l’acquisto del relativo DLC Duke Nukem’s Bulletstorm Tour — altri soldi da aggiungere a una remaster venduta a titolo pieno (😕?). È ovvio dunque che uno sforzo in più, specialmente ora, doveva essere fatto.

Shoot, kill, load, repeat!

Malgrado una narrazione rivedibile, il gameplay è il vero punto di forza di Bulletstorm: caotico, veloce, adrenalinico e dannatamente divertente.
In prima istanza, per quanto non sia uno shooter di guerra o strategico, il gioco offre una discreta libertà di movimento: potete abbassarvi, correre/scattare, calciare e saltare — quest’ultima solo in maniera condizionata purtroppo — permettendovi di gestire con astuzia il proseguimento dei livelli. Tutti i comandi sono ben sincronizzati, hanno una buona resa e non si presentano bug o rallentamenti, e per questo la giocabilità rimane fluidissima e cristallina anche nelle situazioni più confuse.

Il comparto armi è ricco di esemplari fantastici e molto diversi tra loro, partendo dalla classica carabina automatica, passando per il canne mozze (amarcord per gli splatter shooter), fino ad arrivare a delle new entry intriganti come il Flailgun, lancia granate incatenate (devastante se usato bene); il Penetrator, trapano spara missili perforanti; e il Bouncer, bazooka di palle esplosive rimbalzanti. A tutto questo ben di Dio si aggiungono altri due mezzi più rudimentali e utili nel corpo a corpo: gli scarponi antigravitazionali, coi quali si riesce a preparare alla carneficina gli avversari, facendoli fluttuare in aria dopo un bel calcione, e il Cappio (o Energy Leash), una specie di laccio laser che ha lo stesso meccanismo dei precedenti più o meno.

Non mancano funzionalità speciali per i vari armamenti, sbloccabili solo tramite la raccolta punti. La grande particolarità di Bulletstorm sono le già citate Skillshots. L’incredibile inventario conta un centinaio di uccisioni disponibili (anche questo invariato nella Full Clip Edition), di cui alcune sorprendentemente cruente. Queste spingono gli utenti più accaniti a spendere ore e ore di gioco per platinare la campagna principale, totalizzando più bonus possibili. Con la nuova edizione poi è stata aggiunta la mode Overkill, che aumenta la difficoltà e sblocca sin da subito ogni extra, per un’esperienza competitiva fino al midollo. L’integrazione di questo originale sistema rende la giocabilità ancora più stimolante e la resa grafica è una gioia per i nostri occhi — e per la nostra vena sadica — tra squartamenti, lacerazioni, massacri degni di un vero artista del male. Sotto questo punto di vista, Bulletstorm è irresistibile. La presenza di numerosi obiettivi sbloccabili tampona parzialmente la problematica di una breve campagna, completabile in sole 7–8 ore.

Nuove vesti, stesso stile

Le cronache di Grayson si svolgono in un meraviglioso mondo distopico, creato da Cliff Bleszinski, già direttore artistico di Gears of War. Non a caso, l’influenza di quest’ultimo — per il quale la People Can Fly ha coscritto il secondo capitolo della saga — è visibile in maniera evidente: ambientazioni sci-fi militari, protagonisti burberi e sproporzionati, nemici mostruosi al limite della fantasia e armi rovinose, sono tutti aspetti familiari al marchio esclusivo della console di Microsoft. E queste analogie non vanno considerate come difetti o punti deboli del titolo di Electronic Arts, ma piuttosto come delle opportunità: se siete amanti di questo genere, del creato del genio di Bleszinski, ma cercate un’esperienza più arcade, d’impatto e meno strategica, questo gioco farà al caso vostro. Bulletstorm dunque può vantare uno stupendo concept artistico ma la sua trasposizione videoludica non riesce a raggiungere perfettamente gli stessi identici livelli di bellezza. Allora l’Unreal Engine 3 non fu capace di fare miracoli per qualsiasi elemento; non mancavano infatti difetti poligonali e texture a casaccio. Ora con il successore Unreal Engine 4 come motore grafico, le prestazioni sono di certo migliorate, specie per la qualità dei dettagli, il sistema di illuminazioni e l’arida cromatura. Sempre “difettose“ invece le espressioni facciali e il design dei personaggi in toto; segno che il gioco, pur al massimo delle prestazioni (supportato il 4K a 60fps), non passa a pieni voti il test con l’età. E anche in questo caso, il prezzo di vendita pesa sempre troppo sulla bilancia.

Orde su orde su orde

Oltre alla storia principale, presente anche un’altra modalità per i giocatori in singolo: la Echo. Sulla falsa riga delle orde di Gears, gli utenti si ritroveranno ad affrontare schiere di nemici in ambienti originari della campagna. Ogni livello sarà cronometrato e solo con il raggiungimento di alcuni determinati standard si potrà raggiungere lo step successivo. Ennesimo format ben riuscito che punta tutto sulla competizione e sull’ambizione dei giocatori. E con le nuove sei mappe aggiunte nella Full Clip Edition, il divertimento è assicurato per molte ore. Sulla base di simili concetti, spazio infine anche al multiplayer ma solo in cooperativa con le mode Anarchy e Chaos, sempre sullo stile in ripetizione delle orde. Mancano purtroppo la possibilità di svolgere la campagna in co-op, magari in split screen —un’opzione che sembra fare schifo a tutti oramai 😔— e un comparto online meglio strutturato.

Dopo una annata vivida e positiva per i first person shooter, Bulletstorm torna dalle ceneri per (ri)prendersi il ruolo e le attenzioni che gli sarebbero spettate al tempo del debutto. Uno shooter che nel 2011 faceva ciò che DOOM è riuscito a fare lo scorso anno: risvegliare le coscienze del settore degli sparatutto con uno gameplay senza tanti fronzoli, brutale ed elettrizzante.

Peccato per il prezzo di lancio fuorviante e per la mal gestione della campagna promozionale. Per il bene del vostro portafogli, meglio aspettare qualche saldo. Ma è indubbio che il titolo di People Can Fly meriti di essere (ri)giocato, nella speranza di un sequel nel prossimo futuro.

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