Dark: nei misteri della sinistra Winden, Germania

Tra viaggi nel tempo, delitti e fenomeni soprannaturali, la serie tedesca è un freddo noir dalle bizzarre derive fantascientifiche

Michele Bellantuono
La Caduta 2016–18

--

“La domanda non è chi o come, ma quando.”

Per descrivere Dark, serie tv girata in Germania e distribuita a partire da questo mese su Netflix, si potrebbero ad esempio individuare alcuni tratti comuni con altri ben conosciuti prodotti seriali più e meno recenti. Provate a immaginare un racconto alla Stephen King in cui strane sparizioni e misteri coinvolgono giovani protagonisti già alle prese con il difficile ingresso nell’età adulta. Ecco allora che Winden, piccola comunità urbana che è un po’ una sorta di Twin Peaks germanica circondata da una sterminata foresta, può rievocare la maledetta Derry di It, ma anche la cittadina di Hawkins rappresentata nella serie Stranger Things, ormai la più familiare capitale del weird. Ma il racconto che sta alla base di Dark lavora su note nuove, forzando un’estetica in realtà piuttosto lontana dalle serie che spontaneamente ci siamo sentiti in dovere di citare.

Gli autori Baran bo Odar e Jantje Friese hanno optato per una regia molto sobria, fatta di pochi e bilanciati movimenti di macchina combinati con scenografie altamente suggestive, che costruiscono un’atmosfera mista di mistero e paura che in questo caso è, prima di tutto, paura dell’ignoto. I protagonisti di Dark sembrano vivere in un costante stato di spaesamento; indagano su eventi dalle cause oscure che hanno conseguenze drammatiche sulla comunità. Il titolo scelto per la serie (“dark” ovvero oscurità) si rivela dunque decisamente appropriato, in quanto si può dire che gran parte degli abitanti di Winden davvero brancolino nel buio, almeno nelle prime puntate. Una confusione condivisa assieme agli spettatori, messi alla prova con una trama che oltre ad avere risvolti piuttosto complessi si dirama su diversi piani temporali: non è il buio, ma decisamente il tempo ad assumere il ruolo di più importante protagonista (e in un certo senso di antagonista).

È facile che la visione susciti qualche perplessità, se non si presta la giusta attenzione. Certo la trama non è convoluta come quella di Inception, ma quando entrano in gioco wormholes e salti temporali bisogna attendersi qualche inaspettato colpo di scena. La narrazione poggia appunto su un intreccio all’apparenza tutt’altro che lineare, in cui osserviamo le vite dei personaggi principali (che non sono affatto pochi) inquadrate in dimensioni temporali distanti oltre una trentina d’anni l’una dall’altra: un lasso di tempo all’interno della serie che ha un preciso significato. Eppure non assistiamo a veri e propri flashback. La trama non perde il punto di riferimento costituito dal presente dell’azione e procede sempre in una stessa direzione. Nel corso delle puntate si “attraversa” il tempo proprio come fosse un portale, tornando nel passato (più e meno remoto) mantenendo l’età che si ha nel presente. Proprio in quest’ultima coordinata temporale iniziano a manifestarsi i primi risvolti macabri della storia, con il ritrovamento di alcuni corpi di bambini scomparsi. I cadaveri hanno il volto sfigurato nella zona degli occhi e l’apparato che regola il senso dell’orientamento è in loro completamente sconvolto. Sempre nella puntata pilota, dopo il ritrovamento dei corpi, assistiamo alla scomparsa misteriosa di Mikkel, figlio minore del poliziotto Ulrich, membro di una delle famiglie sulle quali la serie focalizza l’attenzione, i Nielsen. La storia inizia così a ingranare, prendendo pieghe drammatiche mentre i rapporti tra gli abitanti della comunità si inaspriscono.

Winden è rappresentata davvero come una cittadina corrotta e “moralmente inquinata”, per quanto questo attributo si possa estendere anche allo stesso ambiente circostante: la città ospita in effetti una delle più vecchie centrali nucleari tedesche. Questo genere di struttura (come ad esempio il laboratorio di Hawkins) tradizionalmente al cinema funge da fulcro di ogni possibile stranezza e anche in questa serie non si fa eccezione: la centrale è avvolta da vari strati di mistero e l’energia nucleare prodotta in questa città è sfruttata in un modo del tutto eccezionale. La presenza dell’impianto sembra davvero corrompere la circostanze. Una fotografia fredda e desaturata e la raffinata scenografia (inquadrata spesso in panoramiche aeree e in gelidi piani sequenza) concorrono a ricreare l’atmosfera di una comunità malata nelle sue fondamenta. Al di sotto di Winden assieme alle scorie nucleari si celano segreti molto più pericolosi. Sulla superficie sbocciano i macabri frutti di questi misteri, amministrati da alcuni strani individui che agiscono nell’ombra: uomini capaci di attraversare il tempo per agire sul passato e, così facendo, modificare il presente. E, come già da tempo insegna la fantascienza, bisogna prestare grande attenzione quando si interviene nello svolgimento del tempo passato; specie se lo si fa commettendo omicidi.

È già la scena iniziale ad introdurre in modo ambiguo il tema della serie: in questa un uomo (padre di uno dei giovani protagonisti, Jonah) si suicida dopo aver scritto alcune parole in una lettera che, secondo quanto indicato sulla busta, dovrebbe essere aperta in una data ben precisa. Un inizio decisamente brutale, che cattura l’attenzione e ci immerge immediatamente in un’esperienza televisiva fuori dall’ordinario. In realtà, qui siamo ben lontani dallo stile di una serie come Stranger Things; il tono macabro e diabolico, la fotografia fredda e una sceneggiatura che spesso riflette un certo gusto per la speculazione filosofica e scientifica ricordano piuttosto una serie come True Detective. Ad un primo impatto anche Dark si configura come una serie thriller, costruita su atmosfere che rimandano al cinema noir e sicuramente anche allo stile gotico, considerata la vena soprannaturale che emerge sin dalle prime puntate.

Questa piega prende quindi il sopravvento virando la storia da una dimensione di crudo realismo verso situazioni surreali (ad esempio accade in diverse scene che interi stormi di uccelli cadano morti dal cielo) e spiegazioni al limite dello scientificamente possibile; limite che sarà quindi bruscamente sorpassato per lasciare spazio ad una narrazione fantascientifica del tutto suggestiva e, in questo particolare contesto, decisamente originale. Il viaggio nel tempo è sicuramente uno dei topoi più abusati del genere; tuttavia, questa serie fa del suo meglio per presentare la canonica presenza della macchina del tempo in una storia del tutto nuova, che assembla e unisce con efficacia pathos, echi apocalittici, paranoia e strazianti ritratti familiari. La trama di Dark comprende tutti questi elementi e affronta un’investigazione disperata che attraversa i decenni e le generazioni assieme ad una scia di oscuri delitti dall’ignoto movente.

A Winden lo spirito di solidarietà e il senso di civiltà sembrano comunque caratteristiche molto rare: non appartengono ai rappresentanti della giustizia e nemmeno ai genitori, ma anche il mondo dei più giovani non risplende certo di moralità. Tradimenti e bugie sono all’ordine del giorno e contribuiscono ad accentuare la dimensione drammatica della serie che sotto questo aspetto non cala mai di tono, mantenendo sempre pateticamente in tensione la vicenda umana di ciascun personaggio. Dark in definitiva riserva molte sorprese ai suoi spettatori e non lascia inorriditi o spaventati, quanto piuttosto affascinati, catturati da un’atmosfera davvero insolita, diversa da quella di produzioni coeve che pure hanno lasciato un forte segno negli spettatori. Ma il potere di una serie come questa è piuttosto lo stesso che aveva a suo tempo Lost, ovvero quella capacità speciale di trascinare lo spettatore nelle profondità di un mistero sempre più chiaro ma non per questo meno inquietante. Tirando le somme, vale davvero la pena di scoprire cosa si nasconde nelle labirintiche grotte di Winden. Ne uscirete soddisfatti? Forse. O forse il finale vi farà sentire la necessità di una ipotetica seconda stagione. In ogni caso, se una storia sinistra ben narrata e dalla ottima qualità visiva e sonora può affascinarvi, Dark non vi lascerà delusi.

--

--