Divinity Original Sin 2 è la sublimazione del processo videoludico dei GdR

Come il secondo capitolo della saga dei Larian Studios rappresenti un ponte tra due realtà vicine ma mai propriamente collegate

Graziano Salini
La Caduta 2016–18

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Come per tutte le espressioni dell’umanità anche il videogioco è foraggiato dalla creatività e dall’immaginazione. I suoi inizi lasciavano spazio preponderante alla seconda a causa della limitatezza tecnica che i poveri sviluppatori si trovavano ad affrontare nel corso degli iter immaginativi.
La creatività e l’immaginazione prima hanno trasformato gli infanti in cavalieri, poi gli adolescenti in supereroi ed infine hanno fatto regredire gli adulti alla loro forma primigenia.

The man himself nel tecnologico mondo di Futurama.

Gary Gygax era in regressione probabilmente il giorno che partorì la completa struttura del Dungeon & Dragons che tanto cambiò la storia del divertimento moderno; un bambino felice che aveva scelto di condividere con il resto del mondo la sensazione della dispersione e di scoperta che solo un cervello infantile poteva generare.

Il successo consistente di D&D e la sua indubbia qualità arrivarono però oltre il mondo reale ed attecchirono sotto forma di ispirazione per un intero ecosistema videoludico che si impegnò sin dall’anno successivo a rappresentare quel mondo.

Quello che dnd tento di fare nel 1975 (!!!) fù pionieristico: un dungeon, statistiche e dei nemici talmente potenti da essere chiamati con un nome specifico come boss.

dnd!

Gli emuli non tardarono ad arrivare (e qui ne trovate a bizzeffe) e portarono del tutto il mondo immaginato da Gygax & Arneson sui banchi di memoria di tutto il mondo. Ultima I si ispirò alle mappe di Sosaria, titoli come Bard’s Tale, Phantasie e mille altri sono infusi di AD&D sin dalla prima accensione.

Arrivarono poi i titoli su licenza, Pools of radiance, Eye of the beholder, Dark Sun, Dungeon Hack ed altri mille; tutti attenti a riproporre un’ esperienza ispirata a quei mondi senza mettere del loro.
Il punto di non ritorno fù però l’arrivo di Bioware e Black Isle Studios sul campo: Baldur’s Gate e Planescape Torment si stabilirono per sempre nel cuore dei videogiocatori grazie ad una cura maniacale in fase di scrittura e ad un’ attenzione particolare per l’utilizzo delle ambientazioni. Entrambi i giochi furono un successo di critica e 20+ anni dopo ancora riecheggiano nelle classifiche sui migliori giochi di ruolo mai usciti.

Da zenith del genere a termine di paragone assoluto il passo è breve. Ogni titolo uscito direttamente, derivante (o no) dal mondo di D&D, finiva per venir vessato dal confronto perennemente impari con due opere ludiche mastodontiche, uscite nel momento esatto con la migliore qualità possibile.

Neverwinter Nights, uno dei contendenti al podio, però si è fatto ricordare per qualcosa di mai così bello: un editor. Quest’editor permetteva al giocatore di creare la sua avventura, la sua campagna con poche limitazioni. Lo stesso motore di gioco che animava le avventure dei nostri personaggi nei Forgotten Realms poteva essere utilizzato per creare qualsiasi altra cosa.

Dai creatori di mondi ai registi di storie

Agosto 2015, Larian Studios dopo aver proposto l’anno precedente un primo eccellente capitolo nella neo-rinata saga di Divinity se ne esce con un Kickstarter per Original Sin 2.

Divinity Original Sin era ambientato nello stesso mondo di Rivellon che aveva caratterizzato Divine Divinity nel 2002 ed il suo seguito Divinity 2: Ego Draconis nel 2009; titoli incapaci di fare davvero la differenza in un mercato già dominato dagli Elder scrolls e definitivamente conquistato dal Dragon Age di Electronic Arts. Il primo Original Sin riuscì nell’ impresa di brillare grazie ad un’ impostazione strategica che donava al titolo un empasse da quasi puzzle game. Il resto fu donato da tantissima interazione con l’ambiente e da una cura enorme nei particolari e nei dettagli.
Larian Studios si affermò come una software house in grado di rivaleggiare con i classici storici del genere, nessuno però si aspettava il miracolo che poi è avvenuto con Original Sin 2.

Divinity Original Sin 2 racimola con il semplice kickstarter la cifra di 2 milioni di dollari, Chris Avellone si preoccupa di scriverne la trama ed il gioco si ritrova con tanto di pieno supporto alla comunità del modding.
Il titolo viene rilasciato in early access il 16 Settembre 2016 e viene rilasciato in forma completa il 14 Settembre dell’anno successivo.
La critica lo esalta e a parte sparute voci fuori campo il titolo viene valutato come eccellenza vera e propria, uno dei massimi apici raggiunti nel genere e pietra angolare per un futuro radioso.

Perché?

La pioggia di voti elevatissimi è giustificata dalla qualità del titolo che propone una profondità incredibile a livello di gameplay e di interazione dello stesso con la storia. Divinity Original Sin 2 permette di scegliere come iniziare il proprio gioco, se essere un outsider con un personaggio creato da zero e se partecipare ad una delle storyline che i team ha preparato per noi.

I cosiddetti Origin Characters diventano vettori di un determinato stile di gameplay grazie all’ intelligente idea di dotare ogni personaggio di risposte uniche a seconda del proprio passato. Si avrà quindi uno spocchioso e snob principe lucertola, un non-morto sarcastico che gravita da millenni nel mondo di rivellon e così via.

Questo è sì bellissimo, ma deve fare i conti con l’incredibile sottobosco di npc e situazioni che Larian Studios ha preparato per il giocatore. Ogni personaggio vive la propria vita ed è in combutta per qualcosa creando una ragnatela di situazioni ed opzioni impossibili da vedere in una singola partita.

Volendo fare un pratico esempio: una delle prime missioni che ci vengono date nel gioco è fuggire da un isola. Sarà possibile fuggire dall’isola in cinque o sei modi diversi: combattendo in un arena, teletrasportandosi in un particolare punto per bypassare le guardie, farsi dire da un gruppo di rifugiati elfici l’entrata per delle caverne sotterranee abitate da mostri giganti e così via.

È nelle possibilità del giocatore mischiare le varie cose: completare l’arena ed entrare nelle caverne sfondando l’entrata con un power level maggiore o scoprire l’entrata delle caverne sotterranee avendo la corrispondente statistica abbastanza elevata. È altresì possibile armarsi ed uccidere tutti andando dritti per dritti dentro la fortezza delle guardie.

Tutto questo viene razionalizzato dal gioco attraverso uno splendido sistema di combattimento a turni dove ad ogni personaggio viene dato un raggio di movimento entro cui poter utilizzare le sue abilità. Ogni abilità ha dei risvolti più o meno creativi: è possibile prendere il nostro avversario preferito e teletrasportarlo giù da una rupe infliggendogli danni e facendogli perdere turni preziosi, oppure è possibile infliggere danni ad ogni passo del nostro avversario tramite un incantesimo apposito per poi trasformarlo in una gallina impazzita che finirà per scorrazzare per tutta la mappa uccidendosi rapidamente.

Un sistema di gioco raffinato ed incredibilmente sfaccettato, in grado di prendere di sorpresa anche i giocatori di ruolo più scafati e che, in più riprese, richiama direttamente le magie che possono accadere solo alle ruolate con gli amici.

Occhi ed orecchie soddisfatti

Tecnicamente parlando il titolo di Larian Studios si difende egregiamente. Presupposta la non eccessiva importanza della grafica all’ interno dell’ecosistema dei giochi di ruolo di matrice occidentale (specie se isometrici come in questo caso), Divinity Original Sin 2 si difende egregiamente attraverso colori vivaci in un mondo che richiama a più riprese il fantasy classico del sopracitato Dungeon & Dragons senza però urlare al plagio.
Il Divinity Engine 3.0 si difende bene con modelli poligonali interessanti ed ambientazioni avvolgenti, notevole anche il lavoro fatto sul binomio sonoro accompagnamenti — sound design. Larian delizia i giocatori regalando loro una curiosa possibilità: in fase di creazione del personaggio sarà possibile scegliere lo strumento principe delle proprie melodie e quest’ultimo inizierà a comparire alacremente nelle sonorizzazioni ascoltate durante il gameplay.
Via le miniature, via lo stereo col cd dei Summoning che tanto si è amato nel corso degli anni. Il nuovo livello del gioco di ruolo passa per l’ultimo stretch goal realizzato con kickstarter: la Game Master Mode.

La disfida degli editor

Facciamo un passo indietro: Neverwinter Nights.

Il titolo Bioware dal 2002 in poi si è fregiato di un “prestigioso” titolo: Aurora Toolset, il miglior editor della storia recente dei videogiochi. Innumerevoli le dolci parole usate dalla critica del tempo per elogiarne le qualità. Questo creatore di moduli era in grado, una volta messo sotto le mani di gente competente, di creare campagne e situazioni con qualità paragonabile a ciò che i programmatori avevano creato per la campagna originale del titolo.

Si inizia a creare una scena attorno a questa possibilità: nascono aggregatori come Neverwinter Vault che lavorano per selezionare e pubblicizzare i lavori più meritevoli. Nascono sia lavori completamente originali come Vis et Virtus o scenari ambientati in mondi già esplorati come la rilettura del mondo di Planescape Torment in Planescape Torment Continuations.

Divinity Original Sin 2 rovescia la medaglia e trasforma il giocatore nell’editor attraverso la sua Game Master Mode. Game Master Mode significa poter scegliere vita morte e miracoli della propria campagna attraverso lanci di dadi e controlli su ciò che di norma è opera della CPU. Game Master Mode significa poter ricreare il sentore di amicizia ed inimicizia che nasce tra una divinità ed i suoi sottoposti.

Il titolo, forte ormai dell’oltre milione di copie vendute, affianca un potente editor di livelli alla sopracitata game master mode e chiude attorno a sé un cerchio che aspetta soltanto di essere alimentato, nella personale speranza di poter vedere di nuovo il boom creativo che ha accompagnato la community dei crpg a seguito di editor ben fatti. L’unicità arriva qui: nel mondo degli stream, nello stesso periodo di tempo in cui Twitch ha reso sexy D&D, Larian lancia la sua versione dei fatti rendendo di nuovo il gioco di ruolo cartaceo vicino al mondo dei videogiochi con una neonata modalità di puro controllo.
Allora poco importa se lo stile artistico del titolo non si distacca troppo dai canoni del medioevo occidentale fantasy, non importa se la seconda metà dell’avventura ha qualche calo di ritmo e qualche elemento sottotono, non importa se esistono sporadici bug.

Divinity Original Sin 2 diventa il gioco definitivo per un multiplayer cerebrale e al contempo pieno del cuore tipico delle sessioni di roleplay . Un videogioco in grado di ricreare le emozioni del mondo reale attraverso un attualizzazione del mezzo.

Compratelo, persuadete qualche amico e non ve ne pentirete.

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Graziano Salini
La Caduta 2016–18

Videogiochi, musica ed entrambe le cose mischiate assieme in qualche modo.