From the Vault — Il sogno senza tempo dei Maudlin of the Well

Percezioni extracorpoee, viaggi astrali e luoghi dove il tempo si è fermato per sempre

Graziano Salini
La Caduta 2016–18

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Prima di parlare della musica, credo sia giusto parlare delle sensazioni:
il gruppo citato nel titolo è un ensemble metal che dice di fare astral metal.
Per astral metal si intende una musica proveniente da sessioni di proiezione astrale, una tipologia di esperienza extracorporea nella quale la persona si trova a provare sensazioni al di fuori dal suo corpo fisico; lo stesso Driver ha, nei Booklet delle reissue di Bath e Leaving Your Body Map, spiegato come entrambi gli album siano stati composti durante quello stato, trovando direttamente la musica.

Ora, tolte le folgorazioni new age che lasciano il tempo che trovano, possiamo, per un solo secondo, chiudere gli occhi e far partire una canzone, un opener per la precisione.
Facciamo finta che siamo riusciti a recuperare, ad un qualche mercatino dell’usato, un raro, ma non eccessivamente, cd-rom di Bath, secondo album del gruppo e vero e proprio capolavoro.
Inserito il cd nel lettore si odono velocemente le prime note.
Chiunque sia arrivato a questo punto dell’articolo (bravo personaggio coraggioso!) avrà già letto almeno una volta la parola metal.

Dal vostro sistema di diffusione di fiducia, però, starà uscendo solo e soltanto una rugiada di note, volendo essere molto materici nel descrivere la musica. Ad occhi chiusi sono poche le cose che si riescono ad immaginare con un sottofondo del genere: un giardino zen, con un illuminazione irrealistica, degna di un quadro dell’impero delle luci di Magritte, ma sopratutto localizzato in fondo all’oceano.

I Maudlin of the Well iniziano subito a cullare l’ascoltatore con questa cascata di note melliflue, ma taglienti, come gocce affilate. Gli armonici della chitarra accompagnano, la batteria sembra tenere un tempo così tenue che tutto si blocca.

L’ascoltatore è nel loro territorio, in un modo o nell’altro, questo luogo senza tempo e senza spazio che molto ricorda cose come l‘’ End Of Time presente sul caro vecchio Chrono Trigger per Super Nintendo.

Qui si aggrovigliano creature oltre la comprensione umana, enormità che non possono essere misura come in Riseth He, The Numberless Pt1&2 o Interludi in grado di cambiare il colore delle nere pareti in luoghi appena più familiari.

I Maudlin of the Well si giostrano con saggezza all’interno del panta rei che è la loro musica; nelle loro canzoni convergono strutture e melodie fusion mentre dei growl si accatastano rovinosamente su se stessi come in They aren’t all beautiful; campane che fanno alzare la nebbia negli occhi di chi ascolta e che portano in luoghi mentali di derivazione quasi mistica; assoli impazziti vengono seguiti da strepitii ed urla, a volte nelle canzoni fanno capolino dei jingle di pianoforte che aiutano il flusso di chitarra e basso.

Così descritta la musica dei MOTW sembra un meltin pot incredibile di mille influenze diverse mischiate alla rinfusa.

Tecnicamente questo è; loro sembrano provenire proprio da quei sogni in cui i propri parenti diventano animali ed i propri animali diventano veicoli sul quale muoversi; i motw sfruttano i meccanismi del subconscio per comporre e assemblare pastiche di melodie ed arrangiamenti che, nel corso della giornata, magari saranno balzati loro nelle orecchie mentre lavoravano o passeggiavano.

Il collante è l’onirico, ogni singolo pezzo è intriso di cupo delirio e meraviglia distesa; come se Twin Peaks fosse immerso in estremismi di ogni tipo.

Al momento della stesura di questo pezzo i Maudlin of the Well hanno all’attivo quattro album e sono al loro secondo scioglimento.

Il primissimo, chiamato My Fruit Psychobells… A Seed Combustible (1999) presenta già i geni dell’onirico, che verranno pienamente sviluppati successivamente. Esso è ancora debitore del Progressive Death metal di quegli anni, come si può evincere dalla seconda traccia A conception Pathetic ma nelle sue abissali profondità si scorgono tracce come Catharsis of Sea-Sleep and Dreaming Shrines, che possiedono i primi scorci di ciò che verrà ampiamente mostrato negli album successivi.
Pezzo completamente a parte è il successivo Blights of the river system, un pezzo dotato di una struttura quasi normale con due strofe, un bridge, ed il migliore assolo di chitarra che la storia della musica ricordi.
Un disco imperfetto, un po’ azzoppato da una produzione tutto fuorchè decente, ma che mostra i bagliori di una qualità incredibile.

I successivi sono due dischi incredibili sotto ogni punto di vista, dalla copertina al contenuto:

Bath e Leaving Your Body Map (2001) sono un percorso diviso quasi a metà; condividono degli interludi creati con la probabile motivazione di voler creare una bolla d’ossigeno per l’ascoltatore, altrimenti soffocato nella tranquillità di quest’abisso spaziotemporale.

Bath inizia con una delle tracce più famose del complesso: The Blue Ghost / Shedding Qlipoth apre le danze con una chitarra eterea ed un sussurro, delle note sciorinano e vibrano al di fuori del diffusore e vi portano lì, alla fine del tempo. Lì si sarà immersi in un maelstorm di fulmini e chitarre, They aren’t all beautifull o Heaven and Weak con le loro incursioni metalliche sostengono il tiro, l’organo di The Ferryman accompagna una splendida voce femminile nel tratteggiare l’animo gotico del gruppo; il resto non è ignorabile in alcun modo: due interludi eterei, pezzi leggiadri come Marid’s gift of art e deliri cosmicheggianti come Birth pains of astral projection

Dopo il primo ascolto di Bath si è come dispersi in un luogo a se familiare, si è privati del quotidiano e si è strabordanti di illogica tranquillità, come se il velo di maya fosse stato per un secondo soltanto squarciato.

Il colpo di grazia viene dato dall’altrettanto incredibile Leaving Your Body Map: due interludi magniloquenti, sette tracce tra l’onirico ed il metallico ed una ballata acustica mangiacuore chiamata Sleep is a curse.
Ogni pezzo ha quasi un riflesso di follia, l’elettronica di Stones of October’s sobbing o il jingle pianistico di Gleam In Ranks, le campane di Bizarre Flowers / A violent Mist o la coda mistica di Monstrously Low Tide.
I complimenti spesi per Bath incidentalmente finiscono anche sulla seconda parte di questo percorso, i dischi sono quasi indissolubili dal punto di vista musicale e qualitativo; la follia è rimasta intatta ed al massimo possiamo dire che Toby Driver e soci hanno definitivamente perso il loro corpo; sono rimasti nella loggia nera come quasi come Dale Cooper.

Da lì i Maudlin of the Well si sciolgono

Toby Driver dà vita ai suoi Kayo Dot con cui continua il percorso, esce dalla loggia nera e come impazzito inizia a mischiare il mondo reale con quello dei sogni.

Il gruppo ritorna brevissimamente nel 2009 per un piccolo miracolo: Avente produttori esecutivi 88 benedettissimi fan esce Part The Second, album di rielaborazioni di alcuni pezzi storici del gruppo.

Il metal è stato abbandonato in ogni sua forma, rimane il sogno più assoluto; l’album ha il sapore della musica da camera con una grossa oncia di rock progressivo; An Excerpt From 6,000,000,000,000 Miles Before The First, or, The Revisitation Of The Blue Ghost diventa ancora più eterea e luminosa con la sua chitarra free-form, Another Excerpt: Keep Light Near You, Even When Dying ha un tragitto segnalato dai violini e dagli ottoni per poi esplodere in un delirio che ricorda quasi i Gong; il resto dell’album è un delirio cameristico di archi e fiati, pianoforti percussivi e batterie stoppate.
Indimenticabile anche questo ovviamente.

Il buio abissale è scomparso e lascia il posto alla luce folle dei quadri di Magritte; le pareti diventano mosaici colorati e la componente umana torna. L’incubo del perdersi è stato superato, ormai Toby Driver è perfettamente in grado di padroneggiare il suo sogno lucido e lo dimostra nota per nota.

I MOTW si fermano così, quattro album incredibili ed una manciata di demo letteralmente introvabili; al momento il suo frontman è impegnato in progetti paralleli come i Kayo Dot (Main project da quanto sembra), i Vaura o il suo progetto solista Toby Driver.
Album in cui i generi si sono afflosciati e liquefatti, dove le influenze convergevano in un gorgo che non lascia scampo, mentre il resto del mondo all’epoca faceva a gara a chi era più grim and frostbitten o sul chi era il più problematico con la propria adolscenza ,i MOTW esploravano gli abissi del sonno e del conseguente sogno, addobbando un angolo del metal avanguardistico non più ripreso con tale qualità.

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Graziano Salini
La Caduta 2016–18

Videogiochi, musica ed entrambe le cose mischiate assieme in qualche modo.