Intervista col Dottor Pira fra la vita e la morte

Su uno dei temi più discussi in Italia, quello dell’eutanasia, una riflessione insieme al Dr. Pira, autore noto per le sue ricognizioni illustrative all’avanguardia, che ha da poco ristampato tutti i suoi fumetti della gleba in un unico volumone

La Caduta
La Caduta 2016–18
7 min readMar 8, 2017

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Perché un’intervista al Dr. Pira che parli di vita e morte?
Quello che ci siamo subito risposti è: perché no? Perché non chiedere ad un artista che da più di vent’anni è attivo nella nostra cultura? Perché evitare un punto di vista come il suo?
Negli ultimi giorni, il caso di Dj Fabo — accompagnato a morire in Svizzera da Marco Cappato — ha scatenato le solite polemiche che da anni sentiamo e che ciclicamente si ripetono sempre uguali. In questi casi si cerca la verità. Si cerca qualcuno che possa razionalizzare qualcosa che probabilmente razionale non è. Quindi se ne sentono di tutti i colori, e la pretesa di scientificità è sempre latente. Perché non provare il contrario e domandare invece a chi si è sempre presentato al pubblico attraverso una prospettiva straniante e surreale, con una estetica semplice ma stupefacente?

Ciao Dr. Pira. Ti scrivevamo perché il caso di Dj Fabo ci ha un po’ scosso, soprattutto perché è un dibattito che va avanti da decenni, ma che realmente non si evolve mai. In tutti questi anni di fumetti della gleba, hai mai trattato il tema dell’eutanasia, del testamento biologico e del suicidio assistito? Tu come ti poni rispetto alla scelta di smettere di vivere?
Sinceramente non mi ricordo, faccio tanti fumetti e molto in fretta, quindi è possibile che ho trattato il tema da qualche parte. Nel ’99 avevo fatto uscire uno Speciale Tristezza, che conteneva solo fumetti che non facevano ridere. Lì sicuramente qualche suicidio o eutanasia c’era, ma non vuol dire che io esponessi un punto di vista sull’argomento. Di solito non mi metto a scrivere un fumetto con l’intenzione di esprimere un’opinione su qualcosa. Se invece parliamo della vita, ho avuto come tutti alti e bassi, e ho passato momenti in cui la vita mi sembrava una cosa tremenda. Ma andando più a fondo nelle crisi, è proprio lì sotto che ho scoperto come ci si sente ad essere vivi. Da lì in poi togliermi la vita mi è sempre sembrata una cosa stupida.

Una domanda molto semplice: cosa è per te la tua vita? La consideri spesa bene? La consideri preziosa? Ecc.
Per risponderti potrei farti una lunga pippa filosofica, o farti una battuta evasiva, ma non mi va. E’ una cosa che avrei fatto anni fa. Sono abbastanza vecchio da essere passato per delle Selve Oscure e aver visto la morte abbastanza da vicino: adesso penso che la vita è una figata. Credo che tutto cambi quando capisci che non solo puoi fare quello che vuoi, ma in un certo senso devi fare quello che vuoi — anche se quello che vuoi veramente sembra una sciocchezza. Non è facile applicarlo alla vita senza compromessi, a me ci son voluti tempo e della fatica per comprenderlo. Poi, se io abbia speso bene i miei anni o se fossero preziosi, non saprei dirti. Credo sia un modo ingannevole di porre la questione: nel momento in cui pensi a come spendere il tempo, ti sta già sfuggendo di mano il senso.

E della vita in genere? Alla fine sarebbe poi tanto grave se scomparisse il genere umano? C’è gente che ci vende i libri su ‘ste teorie..
Anni fa avevo iniziato a organizzare il movimento degli Hippies Nichilisti: “ama la natura, odia l’umanità”, era lo slogan. Poi mi sono reso conto che era un po’ una cazzata. Non è il genere umano che deve scomparire, ma tutta quella sovrastruttura inutile generata da una parte del nostro cervello: quella cosa che abbiamo tutti, che ci fa dire “tu non sai chi sono io”, “la gente non capisce”. La parte che ci vorrebbe al riparo dal problemi e ben separati dalla gente, e quella che genera le pippe con cui annoiamo gli amici. È sempre la stessa parte, credo si chiami personalità acquisita. Se si potesse disinstallare in un clic non sarebbe male, ma forse in definitiva è meglio utilizzarla bene. Voler eliminare l’umanità in toto è come dire: noi tutti non siamo altro che una personalità acquisita. Adesso ti direi che è una visione riduttiva, ma non ti nego che anche io l’ho pensata in quei termini in passato.

“L’angoscia e la solitudine sono sentimenti che non si possono eliminare dall’esistenza, ma solo affrontare, stringendosi nell’amore e nella solidarietà. Se la risposta al dolore umano diventa il suicidio assistito, ogni forma di disperazione potrà essere risolta con l’eutanasia: la morte di un figlio è un dolore meno atroce della tetraplegia? La depressione profonda è meno grave della cecità?” Così ha commentato Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. Come pensi che sia il mondo perfetto secondo Eugenia Roccella?
Non so chi sia Eugenia Roccella, e leggendo la frase decontestualizzata ti direi che sono solo delle stronzate buoniste. Ma qualcun altro potrebbe dire lo stesso delle mie risposte alle domande precedenti, se le prendessero fuori dal contesto, me ne rendo conto. Per risponderti dovrei almeno prendermi un caffè con Eugenia Roccella.

I movimenti pro-vita prendono spesso nel loro nome la parola amore, vedi ad esempio il Movimento dell’Amore Familiare, che ha anche intitolato un loro ultimo summit “Eutanasia, nuovo olocausto”. Ma l’amore è un sentimento un po’ strano, non credi?
Non credo sia saggio screditare l’amore solo perché ne parlano i cattolici. E’ come dargliela vinta: loro si tengono una visione distorta e utilitaristica dell’amore, e noi ci teniamo l’odio perché siamo dei ribelli. Per quel poco che ne so dell’amore, è una cosa bellissima. Non parlo solo dell’amore romantico che posso provare per una donna, ad esempio.
Parlo di quei momenti in cui guardi una cosa qualsiasi, diciamo una caffettiera, smetti di pensare a cosa serve e di colpo ti sembra un miracolo il fatto stesso che esista un oggetto così pazzo. Mi spiego? Credo di no, perché non lo capisco nemmeno io. Se fosse così facile farei solo interviste nella vita.

Cosa ne pensi di Marco Cappato? Tu te la saresti sentita al suo posto? Ci vuole coraggio?
Non conosco abbastanza bene il caso per poterne avere un’opinione. Non credo che accompagnerei mai qualcuno a subire un’eutanasia, ma d’altronde non mi è mai capitato che qualcuno me lo chiedesse. Ho visto più di una persona morire però, ed è un’esperienza intensa che non riesco a generalizzare.

Cosa pensi del tuo corpo?
Mi piace, più passa il tempo più mi sembra un buon veicolo per questa dimensione.

Cosa ne pensi della galassia dei palliativi?
Ho vissuto situazioni familiari in cui c’è stato da scegliere tra la chirurgia invasiva e le cure palliative, e abbiamo optato per la seconda. Abbiamo pensato che è meglio vivere meno tempo piacevolmente, che più tempo soffrendo. Ma ogni caso è una cosa a sé.

Cosa pensi della religione, e di questo papa? Potrebbero veramente aprire, fare qualcosa? Sarà meglio il tuo Papa?
Credo che la chiesa cattolica renda certe cose molto più macchinose, in special modo tra quelli che non la seguono. Mi spiego: se un’istituzione ti propone un modello di spiritualità, quel che succede tra quelli che non la seguono direttamente è un rifiuto della parte immateriale in genere. E da lì tutti quei discorsi che si fanno, tipo “siamo fatti tutti di atomi e poi si muore e finisce tutto” — tutto il resto è visto, generalmente, come indottrinamento. Con una visione del mondo di questo tipo è piatta, e non si spiegherebbe l’interesse che c’è per tutto quello che riguarda una sfera di soddisfazione più immateriale e non legata alla sopravvivenza. Voglio dire, si può sopravvivere benissimo anche senza musica, fumetti e film, senza arte: basta mangiare, respirare e cacare. Se tutto questo servisse solo per distrarsi dall’orrore della vita, allora sarebbero sufficienti i film porno. Sarebbe tutto molto noioso. Io non mi occupo di qualcosa che è strettamente legato ai bisogni materiali, non faccio il panettiere insomma. Perciò sono portato a farmi domande su tutto quello che c’è di immateriale nella vita e nella mia attività. Da qui a parlarti di “visione spirituale” c’è una bella distanza, ma per pensare qualcosa di interessante in quei termini è utile distaccarsi sia dal’istituzione della chiesa che dalla visione materialistica, che ne è una semplice reazione.

Chiudi tu, come vuoi, è la cosa più sensata
A ben vedere, credo avessero ragione gli Iron Maiden in Wasted Years: viviamo nei tempi d’oro. Quindi credo che oggi sia molto importante evolvere il concetto di relax, per poi applicarlo alla vita. Non è facile come sembra, ma credo che ne valga la pena.

(A cura di Pierfrancesco Corvino e Andrea Capodimonte)

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