Mash-up di Tommaso Casoli

La Top Ten degli Alternative Facts del 2017

Abbiamo stilato una classifica approssimativa di tutto quello c’è da sapere sul 2017, anche se non va sul TG — una sintomatica in breve dell’epidemia della nostra bella democrazia.

Pier Francesco Corvino
La Caduta 2016–18
10 min readDec 18, 2017

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Fare classifiche non è mai semplice, molto più semplice pontificare; per questo ed altri motivi la seguente classifica non contiene una nota metodologica, che intende rimpiazzare con alcune semplici raccomandazioni.

1) Che in questo testo si presuppone che i movimenti d’opinioni, i fenomeni spontanei o gli irrosolti geopolitici siano delle forme, delle scorie, delle prove, del nostro modo attuale di vedere le cose.

2) Che in questo testo si presuppone che alcuni luoghi siano più significativi di altri; forse soltanto perchè meno inflazionati, o soltanto meno ricettivi nei confronti dei movimenti piallanti della società.

3) Che in questo testo si puntualizzano dieci aspetti del tutto accessori, intercambiabili e fuorivanti; che potrebbero essere disposti diversamente, modificati o del tutto erasi; ciò che rimane di vero è che questi segnali vanno intesi come fuoriuscite del tutto spontanee di senso, che si trovano dovunque, in ogni momento — e che tutti possono comprendere, anche senza bisogno degli Osho.

10) 30 anni dall’interferenza di Max Headroom

30 anni fa un pirata informatico, mai identificato, interrompè le trasmissioni di due note emittenti televisive (WGN-TV e WTTW). Coperto da una maschera di Max Headroom e con alle spalle un pannello metallico in movimento, che riproduceva quello del celebre spot della New Coke, il misterioso personaggio riuscì a pronunciare, per circa un minuto e mezzo, un monologo sconnesso e disturbato, venendo poi sculacciato macchiettisticamente da un complice vestito da donna: l’indomani avrebbe occupato le prime pagine dei giornali. Principalmente oggi, il caso sopravvive grazie alla piattaforma Reddit, in cui, nel 2010, un uomo sostenne di conoscere modi e responsabili; il suo post riceve, a tutt’oggi, moltissime visite, nonostante una successiva smentita. Questo evento è oramai entrato nella cultura micro-storica e micro-logica contemporanea, ma ci ricorda lo splendido potenziale dei movimenti di “terrorismo culturale” che si diffondevano alla fine del secolo scorso e la scarsa attenzione che questi avevano destato nell’opinione pubblica, fino a quel momento.

9) Il ritorno del popolo viola

Non siamo in grado di fare confronti, ma quando abbiamo saputo del bizzarro arresto avvenuto durante il rally anti-Trump del 4 Novembre, ci si è palesato un istintivo collegamento. Qualcuno si ricorda del Popolo Viola? Un gruppo di attivisti blogger, radicalmente non-ideologici, e pioneristicamente ricondotti ai più scalmanati pentastellati o alla più paciosa prima fase dell’Italia dei Valori. Forse non è questo il caso, ma il Purple Party è un movimento nuovo e atipico. Formato da adepti-attivisti molto appariscenti, in cui il viola è, ovviamente, il colore dominante, e non a caso: il viola è, infatti, il colore che si ottiene nell’incontro fra il rosso dei repubblicani e il blu dei democratici (e del partito pirata, ri-ovviamente). Essi si rifanno ad una sorta di wicked-juggalo culture e sostengono, così, di occupare un radical middle. A prescindere dagli usi rituali e catartici che il gruppo sembra prediligere, in un momento in cui i radicalismi di maniera guadagnano in sex-appeal, la nascita di questo movimento potrebbe essere occasione per scoprire una poetica del moderatismo politico e della scelta ponderata del migliore politico, oppure un ennesimo laboratorio dell’astensionismo.

8) I negoziati di Transnistria

Ah, la Transnistria! Che gaudio! Ve ne avevamato già parlato, ricordate? Ebbene questa scoria ineliminabile del blocco sovietico è oramai giunto ad un punto di fissione, con la riapertura dei negoziati di fine Novembre, con la Moldavia, a Vienna. Questo gradino della nostra top ten doveva necessariamente essere occupato dai nostri, giacchè questa vicenda mette decisamente un punto sullo statuto evanescente di questa nazione de facto. L’inizio dei negoziati con la Moldavia, infatti, sono l’inizio della fine per questo stato che aveva già intrapreso la via della dissoluzione con la cessione di potere operata da Smirnov, con l’ingresso della democrazia parlamentare. Non l’inizio di una fine giuridica, che anzi, con questi provvedimenti avrà forse modo di regolare i rapporti con la madre Russia e con l’Europa dell’Est, al fine di frenare le oasi di corruzione che la infestano; eppure, una fine spirituale: la Transnistria, con la sua esistenza pretesa, è come il negativo di una foto, vive di una sua negatività ineliminabile, del contrasto con l’occidentalissima Moldavia e della martellante propaganda ideologica che era riuscita a fermare maldestramente il tempo. Negoziare da pari col presente, significa, invece, ammettere uno stesso linguaggio, al fine di un dialogo; ma il linguaggio d’oggi è un linguaggio che copre la vita della Transnistria di ridicolo.

7) Primo insediamento permanente a Liberland

Il 9 Settembre si è tenuta l’inaugurazione della Liberty, la prima nave ormeggiata a Liberland, che servirà da residenza per i primi 12 ospiti. Che cos’è Liberland? È lo stato più giovane, nonchè il più piccolo, del mondo intero — una micronazione come tante, direbbe qualcuno. Eppure il luogo di cui si è appropriata, con un accampamento che è simbolicamente anche un colpo di stato, è strategicamente vincente, ed è inoltre un luogo dai forti connotati ideologici. Per diventare cittadini del Liberland non serve molto: una fedina penale pulita, il rispetto per gli altri e per le loro cose, nessuna militanza passata in partiti comunisti o nazisti; il manifesto dei valori poi non cita che Jefferson, per la sua ricerca della libertà. “Gornja Siga”, questo quadrato di terra su cui è sorto il nuovo stato, sorge su un lembo d’incerta appartenenza tra Croazia e Serbia, disputato in un negoziato bilaterale sulla frontiera, tanto da figurare tra le “no man’s land” elencate da Wikipedia. Queste casualità della politica, che, non a caso, sorgono nei paesi balcanici, potrebbero essere terreno fortile per un progetto visionario che riporti in auge un’ideale sano di ideologia, roba da Comune parigina; certo, burocrazia e diplomazia permettendo.

6) Last Christmas di nuovo al Top

Last Christmas di George Micheal sta per arrivare al primo posto delle classifiche, risultato mai raggiunto neanche all’uscita del singolo, grazie alla campagna web #LastXmas4XmasNo1. Ciò che ha di rilevante questo avvenimento, dopo la morte del cantante, è la sorte che tocca a canzoni, ad opere, del genere. La sorte che tocca, cioè, ad una canzone che, pur sembrando un esile giunco sospinto dal vento, in mano alla sincera devozione per il cantante, è oramai un’automa che vive di vita propria. E se quest’anno ancora possiamo essere tutti così grati a questa platea, di tanta grazia, un altro anno potremmo apprezzare, col senno di poi, come una canzone sopravviva ad uso e consumo di chi la tiene stretta al cuore e non vuole che le cose umane la lascino morire insieme a loro. Last Christmas dev’essere davvero l’ultimo Natale, ma l’ultimo di ogni anno, in secula seculorum.

5) Slobodan Praljiak è un meme

Generale dell’esercito croato e del consiglio di difesa croato, processato per crimini di guerra, e suicidatosi in diretta streaming. È, ovviamente, materia ardua parlare dei morti, meno ardua parlare delle ragioni di una morte, sempre arbitrarie e sempre poco convincenti. Fattostà che Praljiak si è ucciso per un ideale di altri tempi, aristocratico, conservatore e forse un cicinino estetico — egli non poteva essere certamente processato e rinchiuso come un normale cittadino, in quanto egli ha devoluto la sua vita al servizio della gloria per il suo stato natio, ed ha chiamato il suo lignaggio a testimoniare. Così facendo, egli ha pensato di poter essere sacerdote, se non profeta, in patria, e di poter così giustamente godere dei diritti del sacro, della sua separatezza, della sua irraggiungibilità. E comunque, morto è morto, ed ora fioccano le meme, triste destino; triste, ma non casuale. Perchè il dato è che i meme si impadroniscono della culture quale fosse un fermento, senza fare distinguo fra le epoche, senza fare morale. Eppure, in tutto il black humor che scorre viscerale nelle culture digitali, probabilmente dobbiamo salvare questo frangente, affinchè ci ricordi quanto estetico, quanto blandamente egotistico, sia il mondo dei meme, aristocratico proprio come l’atto del generale. La difesa legale del nostro, è stata, in questo senso, una costruzione complessa di meme che avevano dalla propria parte soltanto un fitto sistema valoriale non più coerente con il “mondo globalizzato”, sebbene coerente con il proprio io — chi di meme ferisce..

4) Muore August Ames

È morta August Ames, nessuno di noi l’ha mai vista, ci mancherebbe, eppure noi tutti sapevamo chi fosse. Giovane rampante dell’industria erotica stroncata sul nascere da una scelta repentina, quella di non girare una video con un attore che si era prestato anche a scene di sesso omosessuale. La comunità web si è infatti scagliata con tutta la sua veemenza liberal sulla ragazza che, già depressa e instabile, non ha esitato a farla finita una volta per tutte. Vedi sopra, sul fatto di non riuscire mai a parlare di morte con cognizione, ma ci sono almeno due motivi per cui questo fatto è intrinsecamente euristico. Da una parte ci si pone il problema, malandrino, di come si encomia una porno-star dagli evidenti meriti fisico-attoriali; basta fare dei video-compilation musicali, dove si encomia la suddetta? Magari commentando con RIP mentre si hanno i pantaloni RIPped off? (Bruttina). Ma, ancor più di questo, per cui lasciamo ai posteri l’ardua sentenza, ci domandiamo fino a dove si possa spingere la critica liberale nella società odierna, fin quando il progressivo abbattimento dei tabù sia stato un bene per la critica totale del “modello progressista” che intende, vuole, pretende di disquisire su qualsiasi argomento, nel rispetto dei diritti e nella ricerca spasmodica di una bilancia per l’equità. Evidentemente è tramontato quel periodo storico in cui l’industria pornografica proliferava vistosamente, nascevano i premi e le serate a tema, ma la gloria del settore era consumata da un ristretto giro di addetti ai lavori; la pornografia è oggi sempre più avanspettacolo e ci si domanda come mai l’atto più animale debba oramai essere anche l’atto più rispettoso (forse perchè hanno i diritti anche gli animali? Forse perchè il sesso è la madre femminista dell’oppressione? Può darsi).

3) Israele Patrimonio Europeo

Ci troviamo in effetti a discutere qui di un’idea lanciata dal Foglio, quella di fare Israele patrimonio europeo. Ovviamente questa questione è poco più di un memorandum, e ci è utile affinchè si possa comprendere cosa significhi oggi intervenire burocraticamente, o tecnocraticamente, che dir si voglia. L’idea del Foglio, in questo senso, è molto semplice: sfruttare la terzietà dall’Unesco affinchè si possano applicare ad Israele i criteri fondamentali del patrimonio europeo, di modo da reinvatare lo status che la nazi si trova ad avare in questo momento. Fuor di questione la complessità del caso, questo stratagemma ci dice come effettivamente il diritto, o la normatività in genere, rimanga ancora un potenziale inespresso in mano agli stati sovrani, che preferiscono più spesso mediare a colpi di mercato o di diplomazia “privata”. Da una parte la squilibrata quantità di norme giustapposte per regolamentare anche il dettaglio, dall’altra l’utilizzo privilegiato di vie preferenziali, o peggio di vie alternative — mentre sappiamo che si potrebbe tornare a farne del diritto una questione di diritto.

2) I contenziosi del papa

Anche di questo vi avevamo anticipato qualcosa, ricordate? Ebbene i fatti più cocenti hanno poi riguardato l’ormai (troppo poco) nota “correzione dei sessanta”; la cosiddetta Correctio filialis, in soldoni, è un gigantesco iceberg di malcontento che ha segnatamente contestato, col garbo del funzionariato, l’operato velatamente adogmatica e ortoprassico di Papa Francesco, specie nella sua enciclica Amoris Laetitia. Ci sono stati ovviamente moltissimi strascichi, sollevazioni, nuovi firmatari, cori alazantisi in risposta la cui opinione era veramente poco richiesta e, addirittura, una proposta di formare dei gruppi di dispute teologiche (avanzata dal Card. Muller). Ciò per cui riportiamo, quasi in cima alla classifica, questo sommovimento, anche un poco privato, delle fronde papali è perchè esso ci testimonia un robusto smottamento: da una parte assistiamo al rimprovero teologale di un gruppo di chierici, che intendono tornare a far rispettare la norma vaticana, infischiandosene di tutti quei dogmi per cui il Papa è chi è; dall’altra abbiamo un amabile Papa che si spende per promuovere una chiesa che ricomincia ad avere più seguito ma pochi ministranti, in una tendenza abbastanza, anche qui, liberal, che molti non disedegnano. La crisi della dogmatica è in ambo i casi il nodo problematico; ma, ci domandiamo, una sua ridiscussione critica, può essere una risposta?

1) Biorxiv

E chiudiamo, finalmente, con uno spiraglio d’illuminismo in questa terra d’astri brucianti. BioRxiv (si pronuncia “bio-archive”) è un archivio online gratuito di preprint non ancora pubblicati nelle discipline delle Scienze della Vita o rilevanti per queste discipline. L’archivio bioRxiv funge da complemento disciplinare ai contenuti di arXiv.org (di cose simili, ne avevamo parlato, ricordate?). È stato creato dal Cold Spring Harbor Laboratory, un’istituzione non-profit di ricerca. Gli articoli non vengono “peer-reviewed” né viene data loro una veste editoriale prima della pubblicazione. Tutti gli articoli prima della pubblicazione vengono però sottoposti ad un processo di analisi per escludere contenuti offensivi o non scientifici; uno spettacolo insomma, finanziato dallo Zuck e Consorte (che hanno una fondazione benefica, ci mancherebbe). Chiudiamo con una bella notizia, banalotta, candida candida e un po’ inusuale, ma dovrebbe essere stato pur prevedibile che di tutto il male, il web può fare anche del bene; ah, questa tecnologia.

E certo, niente musi lunghi per favore; primo posto, vi sareste aspettati una notizia bomba — ed, invece, niente, una mera comunicazione di servizio. Gioite, e buon Natale.

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