L’E3 2018 come fase di transizione: poche novità e molte conferme

Una fase di riflessione con pochi reali passi in avanti. Per fortuna, tra i big, ci sono anche titoli come Sable e Control.

La Caduta
La Caduta 2016–18

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Seconda parte di uno speciale che intende offrire uno sguardo laterale sul recente E3 2018. Non un esaustivo, enciclopedico, ma inutile riassunto di tutto quello che è successo ed è stato presentato, ma brevi riflessioni su ciò che ci ha colpito di più. Chiudiamo con le novità più intriganti di Sable e Control e con un’analisi ad ampio spettro sull’attuale status dell’industria videoludica.

Nani fra giganti: Sable e Control all’E3 2018

In un evento tanto roboante e incredibile come solo un E3 può essere, è provato, per statistica o aneddoto, che il focus mediatico è incanalato verso una manciata di titoli (i giganti) i quali, per qualità, hype o perché sì, hanno una forza gravitazionale tale da garantirsi quella copertura esclusiva. A farne le spese sono i nani, quelle piccole creature che tali non sono per stazza o deficienze qualitative, ma per “ecologia”. Per destino naturale. L’industria è magnanima nell’accogliere tutti, ma spietata nel selezionare chi promuovere. È vero, le eccezioni esistono, ma sono, appunto, eccezioni. La regola è una sola: nel mucchio, sono in pochi a sopravvivere.

Per questo E3 2018 ho quindi deciso di lanciare un sasso di luce (un brevissimo lampo) nello specchio d’acqua profondo e buio che circonda due produzioni (molto diverse fra loro) in prima fila, anche solo per un posto negli spalti, per finire nel campo semantico del nanismo. Parlo di Sable e di Control.

Iniziamo col secondo.

Control è il nuovo gioco di Remedy Entertainment, talentuoso team finlandese, che, con fortune alterne, ha sempre fatto parlare di sé. Diventati famosi con Max Payne, sono incappati in una parabola discendete con gli ultimi due titoli sviluppati in esclusiva per Microsoft: Alan Wake e Quantum Break. Entrambi lontani dal carisma e dal magnetismo della loro (ex) IP più famosa, hanno subito da una parte un certo ostracismo da console war, dall’altra legittime critiche (legate soprattutto a una certa ripetitività nel gameplay), che ne hanno minato il successo. L’insuccesso fa parte del gioco, è chiaro. Ma basta veramente così poco per far sì che la presentazione (sul palco Sony tra l’altro) di Control sembri quasi non esserci mai stata? L’elettricità comunicativa, le speculazioni, i dibattiti, il vociare eccitato e fiducioso, dove sono finiti? Eppure, al netto di un certo deja-vu, Control sembra possedere tutte le carte in regola per essere un ottimo videogioco: visivamente incredibile, ispirato il giusto, con poteri telecinetici che si affiancano a distorsioni spazio-temporali, un’interessante distruttibilità ambientale, la solita attenzione per trama e caratterizzazione dei personaggi, ecc… Cosa chiedere di più?

Sable, invece, dai britannici Shedworks, è il classico titolo indie gettato nella mischia senza particolare tatto e attenzione. Apparso per pochissimi secondi all’interno in uno schizofrenico trailer mash-up nel corso della conferenza Microsoft, è immediatamento riuscito ad attirare la mia attenzione.

Come mesmerizzato da quell’estetica, tanto Moebius e un po’ Studio Ghibli, dalla palette di colori, da quei panorami desertici desolati e solitari, fra granelli indistinti e cimiteri di ossa, quei brevi e fugaci fotogrammi si sono impressi nelle mie retine allontanando dalla catena-pensiero tutto il resto. Le informazioni erano poche, tanti i dubbi, e il successivo trailer dedicato non ha aiutato in tal senso. Ciononostante la fascinazione è rimasta intatta. Accompagnati da delicate nostalgiche note, vaghiamo inseguendo con lo sguardo quella coda di sabbia prodotta dal nostro mezzo di locomozione; mentre contempliamo un tramonto su un declivio instabile prima di gettarci alla scoperta di monumenti mistico-religiosi di una qualche civilità, presente o antica; azioni che, protette da una surreale atmosfera, mappano i nostri pensieri delineando un atlante di rara bellezza. Un acquerello che, in qualche modo, vale l’intero E3. Ed ecco perché Sable è quel nano più grande di un gigante… bisogna solo di tempo e di acuti sguardi. (Andrea Bollini)

L’immobilismo dell’industria videoludica di questo fine decennio

L’E3 di quest’anno è stato diverso da quelli precedenti. Non per gli annunci clamorosi o per le novità tecnologiche, ma al contrario per il ritmo statico e rilassato che ha caratterizzato ogni singola conferenza. E non è un caso, ovviamente: circa ogni decennio i colossi del settore apportano grandi salti tecnici, ridefiniscono gli standard, con l’immissione sul mercato di nuove macchine. La quarta generazione è sull’orlo della rottamazione e le protagoniste Sony e Microsoft infatti sono già al lavoro da tempo sulla next gen, come periodicamente confermato da mezze dichiarazioni e voci di corridoio. È una fase di riflessione questa, che avviene ciclicamente e che serve ai soggetti del settore per confermare alcuni asset e per far assaggiare al pubblico e alla critica quelle che saranno le grandi novità dei prossimi anni. Da questo apparente immobilismo comunque, come ogni volta, si denotano alcuni aspetti interessanti.

La novità più importante della recente edizione è stata la rivincita di Xbox e del suo padrino Phil Spencer. Dopo anni di scelte sbagliate e ripensamenti, tra conferenze sempre meno entusiasmanti e il mezzo flop del franchise XONE — le cui vendite sono state raddoppiate dalla gemella PS4 — la sezione gaming di Microsoft ha dato importanti segnali di vita, manifestando la volontà di voler rimanere nella partita. Lo dimostrano il rinnovo delle iconiche saghe di Halo e Gears of War, con i rispettivi nuovi capitoli Halo Infinite e Gears 5 e la presentazione di moltissime novità multipiattaforma di terze parti, come Cyberpunk 2077, Kingdom Hearts III, Devil May Cry 5, Metro Exodus e Dying Light 2. Ma anche e soprattutto l’acquisizione di cinque importanti studi di sviluppo, ovvero The Iniative, Playground Games, Ninja Theory, Undead Labs e Compulsion Games. Un segnale forte di investimento verso nuove IP e probabilmente verso nuove esclusive, da tempo oramai la grande lacuna di Microsoft.

Dal lato Sony invece, vista la posizione di forza che la casa nipponica ricopre sul mercato, le novità sono minori ma sempre di ottima qualità. Sopra tutti, senza dubbio, il trailer del remake di Resident Evil 2, di cu vi avevamo parlato pochi giorni fa.

Tantissimi minuti di gameplay invece per le nuove esclusive di Spider-Man, Ghost of Tsushima, The Last of US 2 e il criptico Death Stranding targato Kojima, probabilmente uno dei giochi più attesi dell’ultimo decennio. Tra questi colossi spicca anche Control, nuovo titolo di Remedy Games, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

Per quanto riguarda le singole case di produzione, si possono contare sulle dita gli annunci che ci hanno sorpreso davvero. Dalla EA tanti dettagli ma anche tanti dubbi sul nuovo Anthem, che pur mostrando un comparto tecnico strabiliante, per il suo essere un ibrido fra mille mila concept diversi (e riciclati) rischia di diventare un progetto semi fallimentare. La Ubisoft invece si limita a mostrare, con molto materiale, l’ennesimo capitolo di Assassin’s Creed, dal titolo Odissey, ambientato nell’antica Grecia. Dopo l’acclamato Origin nell’epoca egiziana, speriamo che la saga mantenga gli stessi livelli di qualità. Tra tutte è nuovamente la Bethesda a fare la figura migliore, anche se in maniera molto ristretta in confronto alle precedenti edizioni. Moltissimi e importanti gli annunci, come DOOM Eternal, The Elder Scrolls VI, Starfield, ma ognuno presentato solo tramite teaser indecifrabili. Una strategia vincente quando si ha poco in mano e si è ancora sommersi nelle fasi iniziali di lavoro.

C’è da notare, infine, come quasi tutti i protagonisti del settore presenti all’E3 abbiano detto la loro, in un modo o nell’altro, sul discorso del cloud gaming, probabile nuova frontiera del gioco virtuale — dato che il VR sembra costretto alla stessa sorte del 3D al cinema. Sarà sicuramente questo l’ambito su cui si investirà di più in futuro e che avrà quindi un ruolo centrale nei prossimi appuntamenti. E non vediamo l’ora di saperne di più, dato che potrebbe essere questa la nuova vera rivoluzione nel videogioco.
Insomma, per le grandi emozioni bisognerà aspettare sicuramente un paio d’anni ancora. Nel frattempo godiamoci gli ultimi strascichi di questa generazione, nel bene o nel male che sia. (Lorenzo Mondaini)

P.S.: giusto una postilla per una Nintendo volontariamente incapace di mostrare qualcosa di concreto di cui valga la pena parlare. Sarà per il prossimo giro.

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