Milano è una Savana: intervista agli Younger and Better

Alcuni dissing, l’odio/amore per Milano e tante (ma tante) belle cazzate insieme al duo più DER di ‘sta città ‘nfame.

Edoardo Piron
La Caduta 2016–18

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Ci si dà appuntamento al Rainbow in Porta Venezia, perché quel luogo è il centro di tutto, il punto di partenza di un’amicizia che può solo crescere, un punto d’arrivo per un’intervista, un tavolino in cui condividere i propri pensieri. Forse è la prima volta che intervisto degli amici e ho come l’impressione che sarà tutto più facile con il rischio di incorrere in riferimenti che solo noi possiamo capire. D’altro canto è anche questo il bello: poter leggere una chiacchierata con due ragazzi che sanno quello che fanno. E non dico poco. Perché gli Younger and Better, realtà della musica milanese, sono in due a scrivere e sono in tre a suonare e la sanno lunga: un’elettronica sporcata da un rock fine ’90 che ha tanto da dire. Il nuovo disco Savana, uscito in anteprima su Spotify il 16 febbraio e in arrivo su tutte le piattaforme digitali e in formato palpabile il 23, è una piccola perla in uno scenario infarcito di parole facili ed emozioni da quattro soldi. Il 22 al Love (sempre in Porta Venezia, via Melzo per la precisione) ci sarà il release party e io sono carico a duemila, se sei di Milano e non vieni, dovrai ammettere di avere qualche problema. Per tutti gli altri che ci saranno, ci vediamo lì. Nel frattempo ecco l’intervista/dialogo teatrale diretto dal sottoscritto (E) ed eccellentemente interpretato da Dario Pruneddu (D) e Matteo Corradino (Corra aka C).

E:Ciao Dario, ciao Corra!

D:Ciao Piro!

E: Io ho un trapano nel cervello dopo ieri sera, voi? La prossima cena a base di alcol e alcol non la facciamo infrasettimanale ok?

D:Casa Pruneddu può competere con la movida milanese?

E: Facciamo pre-movida milanese. Piuttosto, voglio uno Younger and Better for dummies: chi siete, cosa fate.

C: Devo raccontare di noi dall’inizio inizio inizio?

D: Sembri Chunk nei Goonies quando gli stanno per mettere la mano nel frullatore e gli chiedono di dire ai criminali tutto e lui in lacrime chiede “ma proprio tutto tutto tutto?” e lui inizia a raccontare qualsiasi cosa!

E: Esattamente così!

C:Il progetto inizia nel 2012, all’attivo abbiamo tre EP (Last Known Surrenders, DUE e Take Care) e a brevissimo uscirà il primo disco Savana, anticipato dal primo singolo Track 3. Io suono chitarra e i synth e Dario suona chitarra e canta.

D: Suono la voce.

E: Ok e cosa fate di preciso?

D: Facciamo DER, Dance Electro Rock.

Dance to the Electro and be a Rock

E: Band di riferimento?

D: Siamo noi i primi.

E: Poca spocchia eh. Band di riferimento degli Younger and Better gli Younger and Better.

D: Scherzo, per la dance i Daft Punk, per il rock i Battles, per l’electro i Digitalism.

E: Infatti nelle chitarre di Corra c’è un sacco di math-rock, ma mi era stato detto da “qualcuno” che non era vero (dissing #1)

C: Verissimo! Mi ispiro tantissimo ai Battles per la scrittura delle chitarre.

E: Tour in vista?

D: Partiamo da Pescara e poi sempre più giù, paradossale come al sud ci sia più spazio per suonare.

C: Poi il clima è migliore, si mangia meglio…

E: I treni sono in orario… Comunque, come componete i brani?

D: Per il disco abbiamo fatto in modo completamente diverso rispetto agli EP perché abbiamo lavorato da soli: Corra andava in studio da solo con qualche idea di giri di chitarra e synth e poi il giorno dopo tornavo io per mettere insieme le sue idee e dare un senso al tutto. Poi il giorno dopo ritornava lui aggiungendo cose e così via fino a che non avevamo più o meno tutto completo.

E: E a quel punto vi siete conosciuti. Ok, spingiamoci verso argomenti ancora più seri: ditemi un difetto l’uno dell’altro… Scherzo, non me ne frega una mazza (dissing #2)

D: Voi giornalisti dovreste fare domande più sconce, tipo chi ce l’ha più lungo o se c’è stato qualcosa in tour tra noi due…

E: Manco quello voglio sapere. Piuttosto, nuovo disco in arrivo Savana: perché questa immagine? Se io penso alla savana mi immagino la lotta di ogni giorno per sopravvivere sia che tu sia preda o predatore, poi la siccità, la polvere…

D: Non è così lontano dal vero eh, anche se non è un concetto così figo la gazzella che deve sopravvivere…

C: Ogni mattina, in Africa, una gazzella sa che dovrà correre più veloce…

Dario quello puntato dal condor, Corra quello che ha a che fare solo con l’elefante

D: La iena, che è l’animale in copertina, secondo noi è l’animale più figo perché è quello più infimo, affascinante e soprattutto lavora di gruppo. Troppo facile essere un leone no? Savana perché il disco parla di Milano e di diverse persone e situazioni di questa città. Milano è molto pericolosa per la vita di una persona, così come la savana: ti schiaccia se non hai niente da dire, se non sei tu a prendere l’iniziativa Milano non ti verrà mai incontro. Ci sono tante persone che conosco che pensavano di venire a Milano e svoltare, quando in realtà ti ritrovi poi davanti ad una città che se ne frega di te. I rapporti possono essere frivoli o belli e quindi è un po’ tutto come te lo costruisci: se riesci ad incastrartici riesci a sopravvivere.

E: Leggi della natura applicate a Milano insomma, preda o predatore devi rischiare sempre.

D: Milano ha delle sue leggi molto animalesche. Se hai una vita agiata devi avere un obiettivo altrimenti finisci male, se non hai possibilità di un alto tenore di vita altrettanto: non hai un luogo di riferimento? Vieni assorbito. Non è come Bologna, Milano corre corre corre.

E: Si può definire quindi un concept album? Le tematiche dei testi seguono un filo conduttore?

D: Sì e no. Il filo conduttore può essere delle personalità incontrate a Milano, poi sono tutte storie separate. Tipo El Bananon parla di un musicista che va a trans.

E: Autobiografico eh?

C: Vi starete chiedendo chi è tra i due? O sono tutti e due?

D: Beh li scrivo io i testi! Draw parla invece di una ragazza che vuole fare la stilista, lavorare nel mondo della moda e impatta con quell’universo. Il testo è molto breve e si incastra con la musica che è molto ricorsiva, ansiogena, dando una sensazione di non arrivare mai al dunque.

Timbro=Estetica

E: Ok approfondiamo i vostri riferimenti musicali, anche perché io faccio fatica ad inquadrare in un genere preciso quello che fate e penso questo sia un bene. Ah, Dario sai che canti come Brian Molko?

D: Me lo dicono in molti sai? Ma per il timbro?

E: Sì un sacco.

C: Battles principalmente, poi dipende molto anche da cosa stai ascoltando nel momento in cui stai scrivendo i brani. Io ho ascoltato Radiohead, Massive Attack e poi altri ma faccio fatica ad elencarteli tutti, perché cerco sempre di inglobare il più possibile dalla maggior parte degli ascolti che mi piacciono.

E: Tu Dario, a parte Brian Molko?

D: Il primo disco dei Placebo è una bomba. Ho scoperto In Rainbows da poco perché me l’ero mal cagato, ma un po’ i Radiohead in generale li ho sempre trovati un po’ facili, un po’ troppo paraculi. In Rainbows però è perfetto perché è pop ma non è pop. Poi anche io Battles, mentre ora musica più strumentale, percussiva, tipo Rosalia che canta e suona la chitarra in maniera quasi tango e mi piace molto. A parte essere anche una gran fica, ma questo l’ho scoperto dopo.

Buongustaio

E: Alleggeriamo un po’. L’altro giorno io e Dario ragionavamo sulla panza alcolica che abbiamo, pensate che siamo una generazione di debosciati? Mi sento molto Marzullo.

D: No, però penso che tra 15 anni il mondo si dividerà tra sovrappeso e gente in forma, per via dei facchini che portano le pizze perché sempre più gente farà quel lavoro e sempre più gente non uscirà di casa per mangiare. No, non siamo una generazione di debosciati comunque. La prossima lo sarà, dai 2000 può avvenire il vero declino culturale.

E: Cosa ne pensate della scena “““indie””” di oggi? Lo sapete che in questo momento storico bisogna passare da quello per impattare sul grande pubblico. C’è qualche speranza per il nostro paese?

C: Mi sembra assurdo che si usi questa parola indie. Prima di questo progetto avevamo un gruppo con cui facevamo cover di indie-rock che era abbastanza di nicchia. Secondo me si è perso il senso della parola stessa.

E: Quando ho intervistato una ragazzina al concerto di Coez e le ho chiesto perché le piacesse, lei mi ha risposto “perché è indie”. E lì ho davvero capito che è totalmente snaturata dal suo contesto ormai.

D: Calcutta è i Lunapop dei giorni nostri. Sono stati bravi, hanno trovato il meccanismo per far funzionare delle cose e accaparrarsi delle fette di pubblico che altrimenti non se li sarebbero mai cagati. Ai concerti di Giorgio Poi, Gazzelle, Calcutta ci sono i metallari, quelli che fino ai due anni fa si spaccavano con gli Slayer e che dicevano che Le Vibrazioni dovevano morire. Gli stessi che insultavano Le Vibrazioni al concerto degli AC/DC. Che poi non so cosa sia peggio se insultare loro o andare al concerto degli AC/DC.

E: Io mi ammazzerei a priori, ma questa è un’altra storia.

D: Qualitativamente ci sono alcuni dischi che sono di buon livello, altri che sono delle porcate tipo *** (ndr. censura per motivi personali).

E: Allora mi collego per la domanda dopo: perché cantate in inglese?

D: Perché mi piace come lingua, è perfetta per scrivere testi. Mi piace anche l’italiano, però quando si ascolta un disco in italiano nolente o volente la prima cosa a cui si fa caso è il testo. Questa cosa non mi piace. Anche band qualitativamente indiscutibili se cantano in italiano si limitano al pubblico estero, prendi i Verdena o gli Afterhours. Chi va ai loro concerti in Germania sono italiani all’estero o una piccola nicchia che li segue.

E: Ok, cambio argomento. Qual è il palcoscenico dei vostri sogni?

C: Glastonbury!

D: Non ci ho mai pensato. Se ci fosse ancora l’Apollo a Londra.

E: Un nostro amico comune ha definito la vostra musica dal vivo come apocalittica. Vi piace l’idea? Non mi sembrate due persone cupe, anche se le vibrazioni che mandate dal vivo sono parecchio dark, alle volte quasi industrial.

C: L’idea di questo live è proprio suonare esplosivi ed apocalittici.

D: Fighissima come definizione, vuol dire che siamo riusciti a trasmettere qualcosa.

E: In che ambiente vi siete formati musicalmente? Quali sono stati i vostri primi live?

C: Al primo live io ancora non c’ero.

D: Il nostro primo live è stato allo Spazio Aurora alle selezioni per l’Arezzo Wave e la band si chiamava Red Rebellion.

E: Che compagni ❤

D: Sì e mi ricordo che mi cadde il plettro per terra ed ero talmente teso che non riuscivo più a raccoglierlo perché si era appiattito sul pavimento.

E: Io che sto trascorrendo una vita senza unghie, per raccogliere i plettri da terra li incollo col dito.

D: Bravo cazzo!

E: Quando eravate più giovani invece?

D: Io mi addormentavo con le cassette di Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo che metteva mia sorella con cui condividevo la stanza. Poi l’altra mia sorella mi ha indirizzato verso la musica decente: Nirvana, Smashing Pumpkins… Poi tutto il filone del pop italiano dal lato mamma: Baglioni e Battisti.

C: Mi ricordo che mio padre mi fece ascoltare Californication.

D: Che anno era?

E: Eravamo piccoli, ricordo il video che lo guardavo le prime volte che potevo scegliere io il canale e mettevo sempre All Music e Mtv, fine ‘90.

C: Sì esatto. Era comunque stato l’album che mi era rimasto più impresso. Poi un po’ a caso, radio, tv e cose varie. Non ho mai avuto un punto di riferimento in particolare.

D: Ah, mi piace molto Liberato.

C: Cazzo c’entra con Californication?

D: Boh mi ricollegavo al mio passato neo-melodico.

Apocalypse now by Brian Molko

E: Ah ecco, grazie per la precisazione. Comunque release party di Savana il 22 febbraio al Love di Milano, in porta Venezia. A chi è venuta l’idea? Siete gasati? Secondo me è una figata.

D: L’idea è venuta a Giuliano Pascoe (vedi Pashmak e Droven), che ha anche mixato il disco oltre che ad aver organizzato la serata. In apertura ci sarà Kylome che ha anche fatto un remix del nostro singolo e in chiusura dj-set di Giuliano aka Droven. E il 23 esce il disco su tutte le piattaforme.

C: Facciamo il count-down e alla mezzanotte festeggiamo. Poi abbiamo anche nuove luci per il live, con barre led davvero fighe. Penso sia il locale ideale.

D: Macchine del fumo, led, strobo e il Messia.

E: Ho un po’ d’ansia se la metti giù così, Dario. In ogni caso ho una curiosità: per come siete voi nella vita, sopravvivreste nella savana se foste animali? Dario tra l’altro ti ci vedo bene come uno gnù di quelli che ti spaccano di cornate se si incazzano, Corra più un felino solitario. Tipo il ghepardo. Che poi vive nella savana? (ndr. Google conferma).

C: Vive nella savana il ghepardo?

D: Cagata di domanda.

E: Ma no! Era una metafora per chiedervi se voi sopravvivete a Milano che dal vostro punto di vista è una savana. In realtà l’ho trovata adesso questa interpretazione.

D: Boh, stiamo sopravvivendo secondo te?

E: Ho detto che sei uno gnù mica un topo-ragno, quindi per me sì. Momento marchetta: cosa ascoltate nell’ultimo periodo?

D: Un sacco di Pashmak ovviamente, Belize, Animali Fantastici del Sudamerica, Kylome, Droven, Clio e Maurice. Abbiamo solo amici che suonano e non me ne vengono in mente altri.

C: MFFV, Loomatica! (ndr sono la stessa persona, Alberto Gasperini)

E: Ultima domanda, per chiudere. Ma in tutto questo: la è o non la è?

D: La era.

Qui Savana, nel cuore, nella mente, nelle cuffie e nelle casse:

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