Overkill, Crowbar e l’intransigenza del thrash metal

Il live delle due band al Rock Planet di Pinarella di Cervia (RA) visto dagli occhi di un metallaro di provincia

Luca Badaloni
La Caduta 2016–18

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But you learn from what’s killing you
And this time It’s real
Beyond your prayers
Too numb to feel
Beyond your prayers

Dopo un viaggio in macchina di circa un’ora si giunge finalmente alla agognata meta: la sofferenza in note dei Crowbar e l’energia battente degli Overkill. Si tratta di un assortimento di band non incomprensibile, ma di certo non dei migliori. La band capitanata da Kirk Windstein, meglio conosciuto come chitarrista fondatore dei Down, è un caposaldo del genere sludge metal insieme a Eyehategod e Corrosion of Conformity. Propongono un metal pesante, quasi doom, che strizza l’occhio, con alcune accelerazioni, ad un certo crossover thrash. Ciò che rende il tutto ancora più interessante è la commistione di tristezza e nichilismo combattente che pervade le lyrics. Dietro l’apparente stupidità dei Crowbar si nasconde il dialogo interiore di Kirk con un muro di indifferenza e nulla. Sentito, anzi, di più.

Crowbar

Allo show di Pinarella ci piazziamo nel mezzo della piccola, veramente piccola, cerchia di fan che si annida sotto le urla feroci del frontman. Il grande pubblico aspetta solo gli Overkill, e sbaglia. Sbaglia di grosso, perché i Crowbar sono perfetti, e la loro esecuzione live non perde assolutamente nulla rispetto alla versione studio. Kirk e compagni salgono sul palco carichi di emozioni vissute, e perciò non hanno bisogno di grandi dimostrazioni di affetto verso il pubblico, di grandi scene; suonano e basta. L’emozione, quando trapela dalle note, non ha bisogno di nulla se non dell’esecuzione sincera; Windstein e soci fanno questo da anni, e si vede. Vengono presentati un paio di pezzi presi dal nuovo The Serpent Only Lies, uscito il 28 ottobre, e sembrano mantenere la promessa del ripetuto martellare metallo pesante. Eppure, come per ogni band che fa le stesse cose da 20 anni, il pubblico si affeziona sempre ai soliti riff: proprio per questo ci si emoziona a dovere solo con To Build Your Mountain, Planets Collide, Existence Is Punishment e Broken Glass.

Overkill

A seguito della lenta, ma incessante potenza dei Crowbar, segue la rapidità e l’ignoranza sonora degli Overkill. Bobby Elsworth, frontman e cantante di questa storica band thrash che dai primi anni 80’ propone la sua musica, è stato da poco colpito da un ictus. Di sicuro la cosa non l’ha rallentato minimamente. Questa band sale sul palco con l’attenzione intera del locale, ben consapevoli che tutto il Rock Planet è lì per loro. Si tratta di artisti navigati che sanno a memoria il copione da palco,e lo recitano in modo impeccabile. Il thrash metal è un genere che richiede una gran dose di energia fisica, eppure questi 40–50enni possono ancora reggere il confronto con ragazzi più giovani. Rotten To The Core, Elimination e In Union We Stand sono alcuni dei grandi classici thrash che gli Overkill riversano sul pubblico. Se con i Crowbar il Rock Planet intero s’era piazzato comodamente su due piedi e se ne stava tranquillo e pacato, con gli Overkill la musica cambia, e il mosh diventa ancora una volta la dura legge del thrash. Indubbiamente si è trattato di un ottimo live, che ha coinvolto il pubblico con potenza ed energia, alternando riffoni lenti e il pesanti ad altri invece rapidi e il taglienti. Insomma, ce n’era davvero per tutti i gusti.

Gli Overkill nel 1989! Altri Tempi!

Considerazioni inattuali di un metallaro di provincia

In Italia ci si ritrova in una situazione particolare, dove ovviamente è difficile prescindere da certi provincialismi da parte di chi scrive. Purtroppo l’Italia non è mai stata patria di grandi gruppi metal, e si può notare anche in certe forme di campanilismo quanto siamo provinciali. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una resurrezione continua di vecchi generi. Dai primi anni 2000 fino al 2010, e per chi segue certi ambienti è chiarissimo, si è assistito ad un revival thrash che pochi degli old school fans si potevano aspettare. Oltre alla grande forma riacquistata da parte di alcuni vecchi, si è assistito anche al sorgere improvviso di molti giovani. Per rendere chiara la cosa, proprio in quegli anni gli Exodus hanno tirato fuori Tempo of The Damned e Shovel Headed Kill Machine, I Testament hanno proposto The Formation Of Damnation, gli Onslaught se ne sono usciti con Killing Peace, i Kreator con Enemy Of God, i Destruction si sono rilanciati con The Antichrist e D.E.V.O.L.U.T.I.O.N , senza contare gli Overkill, i Death Angel, i Sodom e tanti altri, protagonisti, tutti quanti insieme, di una resurrezione generazionale. Ma gli anni 2000 sono anche gli anni delle nuove leve(Municipal Waste, Evile, Bonded By Blood, Toxic Holocaust, Havok), nonchè anni di reunion insperate ed esaltanti come quelle di Anthrax, Heathen, Nuclear Assault, Sacred Reich, Dark Angel e Coroner.

I principali ispiratori della nuova ondata di Trash dilagante dal 2005 al 2015

Il Thrash Metal però gode di una caratteristica incredibilmente assurda. Alcuni di questi grandi nomi, comparsi negli anni 80’, hanno dovuto subire un’importante lezione da parte dei propri fan durante gli anni 90’. Quando qualcuno di loro, infatti, ha provato, da bravo musicista, a mescolare un tantino le carte in tavola, ad inserire nuovi elementi all’interno delle proprie composizioni, il vero thrasher irreprensibile gli ha subito dato una bacchettata sulle mani per poi metterlo alla gogna. In alcuni casi il fan accanito è stato saggio, ma in altri no. Se nel caso dei tristi album di Metallica, Megadeth, Destruction, Overkill le condanne sono state giuste poichè i musicisti colpevoli, qual’è la colpa di Kreator, Sodom, Testament e Coroner nella loro fase anni ’90 se non quella di aver provato a cambiare genere? Questo è il bello e il brutto del Thrash Metal: l’intransigenza. I vecchi l’hanno imparato e ormai campano di rendita. Già so che se nel 2030, per qualche assurdo motivo, Tom Angelripper dovesse continuare a suonare e scatarrare sul microfono, riproporrebbe esattamente lo stesso pacchetto dei tempi di M-16. In un primo momento ne sarei felice. La tristezza però non tarderebbe ad assalirmi nel momento in cui dovessi vederlo dal vivo. Una così radicata intransigenza è sintomo di una sola cosa: della gioventù. Il thrash è un genere che cerca l’energia, e questa, come ci insegna l’entropia, non può che disperdersi con il passare degli anni,. I vecchi, al massimo, possono energicamente alzarsi dal letto, energicamente lavarsi i denti, ma energicamente suonare? No, quello no. L’impressione finale è proprio questa: quell’onda di thrashers convinti ormai si è infranta. All’estero è più evidente, mentre in Italia, invece, siamo ancora un po’ attaccati a questa mentalità intransigente e a quest’immagine del metal enetrgico. NWOBHM, Speed Metal e Thrash Metal: l’italiano medio metallaro ascolta questo. E non c’è nulla di male. Probabilmente alla prossima ondata questi fan potranno godere di altri concerti eccezionali, e forse la cosa più bella, in questo caso, è il totale menefreghismo.. Non esiste cosa più conservatrice di questa: la massima fedeltà possibile a sé stessi. E come in ogni reazione estrema, chi preferisce agire in questo modo si trova al bivio: o lo fa per stupidità o perché è davvero così. Nel primo caso frotte di rednecks cretini, nel secondo, uomini con palle d’acciaio.

First off-let’s take it from the start
Straight out-can’t change what’s in my heart
No one-can tear my beliefs apart

I Crowbar attualmente invece sono su quella cresta; un revival Stoner/Sludge che dal 2010 ad oggi gode di ottima forma. Kirk Windstein ha gli occhi di chi ne ha viste di tutti i colori e l’attitudine di chi se ne frega del pubblico scarso. Gli Overkill invece danno l’impressione di quelli che stanno ancora attaccati alla cocaina degli anni 80’: dietro le quinte, boccate di ossigeno e ictus. Il thrash sembra arrivato alla frutta (o come voleva l’ultimo Lemmy, a succo di frutta e vodka). Questa ormai è la differenza abissale tra il thrash a la Overkill e lo sludge a la Crowbar: i primi hanno cantato a squarciagola la potenza e la rabbia anni 80’, preludendo già a quella parata triste che diventeranno negli anni a venire, fatta di sbiadimento e anacronismo. I secondi hanno agito al contrario: hanno urlato di disperazione in stanze piene di eroina, con il risultato incredibile vistosi al concerto di cui vi parlavo poco fa. Ovvero: dopo una giovinezza sfiorita, questi assumono un’aura di esistenziale veridicità che con un colpo di plettro ispira al pubblico reazioni d’acciaio.

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