La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
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17 min readOct 3, 2018

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La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, situata nei pressi di Valle Giulia, con le sue 20.000 opere tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, offre un’ampia visuale sull’arte dall’Ottocento fino ai giorni nostri. Si tratta dell’unico museo nazionale dedicato interamente all’arte moderna e contemporanea. Sostenuta dall’autonomia speciale della Riforma del MiBAC, la Galleria Nazionale si propone come luogo di ricerca e sperimentazione dove riflettere sui linguaggi, sulle pratiche espositive e sul ruolo del museo contemporaneo.

Mattia Panunzio, Scalinata dei leoni, 2018

Index

  1. La storia della Galleria Nazionale
  2. L’edificio di Cesare Bazzani
  3. Time is Out of Joint: il nuovo allestimento
  4. I dipartimenti del museo

Storia della Galleria Nazionale

La decisione di creare a Roma un museo dove raccogliere le eccellenze presentate alle Esposizioni nazionali rappresentava il primo consapevole gesto politico volto ad istituire un’identità culturale comune, simbolo del nuovo Stato unitario.

Guido Baccelli nel 1883 ottenne la firma del Re per un decreto che istituiva a Roma una galleria nazionale d’arte moderna. Il 5 Marzo del 1885, potendo contare su tre sale grandi e tre piccole al primo piano del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, la Galleria venne aperta al pubblico.

La collezione andò incrementandosi sempre più grazie all’azione di personaggi di spicco della cultura romana quali Ettore Ferrari e Aristide Sartorio che contribuirono ad incentivare e valorizzare la produzione artistica nazionale. Nel 1911 fu progettato dall’architetto e ingegnere Cesare Bazzani (1873–1939) il Palazzo delle Belle Arti, in occasione dell’Esposizione Universale di Roma di quell’anno, tenutasi per celebrare il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Situato al civico 131, in Viale delle Belle Arti, tre anni più tardi il Palazzo divenne sede della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea su iniziativa dell’onorevole Giovanni Rosadi, al fine di conferire una sistemazione definitiva alla collezione nata nel 1883.

Le opere artistiche ottenute attraverso Quadriennali d’Arte ed Esposizioni in tutto il paese, furono di un numero così ampio che già nel 1933, ad opera dello stesso Bazzani, il Palazzo delle Belle Arti necessitò di un ampliamento che ne raddoppiò lo spazio espositivo.

In quegli anni vennero istituiti altri due musei che ebbero il compito di collezionare testimonianze della ricerca contemporanea: la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, inaugurata nel 1895 come ideale completamento del Museo Civico e la Galleria d’Arte Moderna di Firenze. Le motivazioni che portarono alla nascita di queste due istituzioni furono prevalentemente il desiderio e la necessità di rappresentare ed esaltare le rispettive scuole regionali di fine Ottocento. Al contrario la Galleria Nazionale si pose come assolutamente innovativa proprio perché attuava una politica di ricognizione su tutto il territorio nazionale. Questo suo carattere di novità è stato enfatizzato, anche a livello di immagine, dall’importanza della sede assegnatele, prima il Palazzo delle Esposizioni, poi la sistemazione definitiva a Valle Giulia, dove tutt’ora risiede.

La Galleria Nazionale, dalla sua fondazione alla fine dell’Ottocento, aveva intrapreso un’attività di raccolta e documentazione di opere contemporanee, svolgendo ampliamente questo suo compito. In particolare, nel corso della direzione Bucarelli l’acquisizione diretta dall’artista diventava un modello operativo, attualmente ancora valido, per cui la compravendita assumeva ulteriori valenze: supporto e incoraggiamento di artisti giovani e conseguente incremento del patrimonio statale.

Con la caduta del regime fascista e la riapertura al pubblico della Galleria, la Soprintendente Palma Bucarelli decise di aggiornare l’allestimento secondo criteri museografici moderni. Il nuovo ordinamento voluto dalla Sovrintendente seguiva un percorso rotatorio in senso orario da sinistra verso destra. Per la prima volta i giardini antistanti l’edificio ospitavano un’esposizione permanente di sculture. Palma Bucarelli si impegnò anche nella divulgazione dell’arte internazionale di quegli anni proponendo mostre di artisti come Pablo Picasso, Piet Mondrian e Jackson Pollock. Nel 1960 insieme al critico e storico dell’arte Giulio Carlo Argan, ipotizzò con l’aiuto di Walter Gropius di ampliare il corpo del Palazzo delle Belle Arti, ma per mancanza di fondi il progetto non giunse mai a termine. A distanza di 13 anni, l’incarico venne però affidato all’architetto Luigi Cosenza che in linea con il pensiero della Bucarelli, concretizzò l’idea di un museo con finalità educative e luogo di aggregazione culturale. Secondo questa visione nella nuova costruzione erano infatti previsti spazi per l’auditorium e per i giardini.

Negli anni settanta in Italia le funzioni museali iniziarono ad essere concepite in maniera differente: il museo non era più uno spazio pensato per la raccolta di oggetti, ma anche il luogo in cui l’arte si produceva. Nacquero così numerosi spazi alternativi che si collocarono a metà strada tra centri di informazione e gallerie. Fino a quel momento, le realtà museali italiane non avevano riconosciuto la portata storica delle varie neoavanguardie italiane. Un ruolo attivo nella promozione e nell’informazione, quindi, veniva svolto, sin dal secondo dopoguerra, dalle gallerie e dagli spazi no profit. La Galleria Nazionale di Roma in questo ebbe un ruolo pioneristico, ospitando mostre di artisti all’epoca considerati scandalosi come Alberto Burri e Piero Manzoni per le quali Palma Bucarelli rischiò di perdere addirittura il posto.

Nel 1975 con l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali il museo acquisì il titolo di Soprintendenza Speciale. Sotto la direzione di Italo Faldi, dal 1975 al 1978, la Galleria rafforzò i compiti di conservazione e valorizzazione attraverso un programma articolato di mostre sull’arte italiana dell’Otto e Novecento e sull’arte europea e americana, in un quadro di collaborazione internazionale.

Tra il 1978 e il 1982 Giorgio de Marchis divenne il nuovo sovrintendente. Nel momento in cui iniziò a manifestarsi il fenomeno delle mostre di massa, de Marchis pose l’attenzione sull’attività espositiva museale come produzione culturale. Il programma delle mostre organizzate corrispondeva a precise linee di studio dell’arte italiana e straniera del XIX e XX secolo, coerenti con le collezioni e la storia del museo. Le numerose esposizioni organizzate in quel periodo, infatti, riguardavano la storia dell’arte del Novecento (De Chirico, Arte Astratta, Leoncillo), la storia stessa del museo e delle collezioni, la situazione contemporanea, anche esplorando la allora recente minimal art attraverso le sculture della collezione Panza di Biumo (1980). Dagli anni Settanta si datano alcune importanti donazioni che per la loro vastità ebbero sede in edifici staccati dalla Galleria, in modo da formare una serie di musei satelliti. Nel 1979 si ebbe la donazione Manzù di Ardea che aprì al pubblico nel 1981. Nel 1986 venne donata la collezione dell’anglista Mario Praz (aperto nel 1995 nel palazzo Primoli in via Zanardelli a Roma). Nello stesso 1995 aprì il museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, la moda e il costume in via Boncompagni (la donazione del 1972 era stata ostacolata dagli eredi).

Tra il 1995 e il 1999 tutto l’edificio venne sottoposto a grandi lavori di restauro e si attuò un riordinamento delle collezioni. Questi lavori utilizzarono i fondi stanziati per il Giubileo del 2000, sotto la guida della sovrintendente Sandra Pinto. Nel 1997 la Galleria ricevette la donazione Schwarz di arte surrealista e Dada, colmando così una sua importante lacuna. Dal 1º luglio 2004 Maria Vittoria Marini Clarelli divenne la sovrintendente della Galleria che nel 2011 realizzò il riallestimento e il riordino delle opere che conferì una veste di forte impatto visivo ed estetico grazie all’originale progetto dell’arch. Federico Lardera.

Nel 2015, attraverso la selezione internazionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, su iniziativa del ministro Dario Franceschini, Cristiana Collu viene nominata direttrice generale della Galleria Nazionale.

L’attuale allestimento delle collezioni, pensato come una mostra sul tema del tempo, si dirama in percorsi simultanei in cui le opere sono accostate per assonanze, contrasti, rimandi e citazioni. Anche l’edificio di Cesare Bazzani è protagonista di questa rilettura, stabilendo un dialogo tra presente e passato: un metodo quasi archeologico lo ha riportato al suo splendore originario.

L’edificio di Cesare Bazzani

Ideato dall’architetto Cesare Bazzani per costituire il padiglione principale dell’Esposizione Universale del 1911, il Palazzo delle Belle Arti ha l’intento di celebrare la grandiosità della cultura italiana che il governo dell’epoca intendeva promuovere.

L’edificio si presenta con uno stile classicheggiante. Lo schema è quello di un tempio greco con una monumentale scalinata d’accesso al pronao, fiancheggiato da due lunghe ali laterali scandite da lesene con quattro coppie di colonne binate caratterizzate da decorazioni in stile liberty. Compaiono festoni d’amore, intrecci di corde, inserti di rose, mascheroni e teste d’ariete che conferiscono all’edificio un’autorevole eleganza. Nella fascia superiore tre fregi ad altorilievo ornano la facciata: Il corteo della Bellezza e della Forza di Ermenegildo Luppi a sinistra; Il corteo della Vita e del Lavoro di Adolfo Laurenti a destra; L’artista e le battaglie artistiche di Giovanni Prini al centro, all’interno del pronao. Le quattro sculture di coronamento rappresentano L’Architettura e La Pittura (a sinistra); La Scultura e La Decorazione (a destra).

Caratterizzato da ampi ambienti interni e alti soffitti, il palazzo di Bazzani è in grado di ospitare l’imponente collezione della Galleria garantendo grande libertà nella gestione degli spazi. Le sale sono distribuite funzionalmente intorno al Salone delle Cerimonie, in cui la luce naturale entra maestosa dall’alto grazie alla presenza di grandi finestre e lucernai.

L’edificio è rialzato rispetto al livello stradale e risulta diviso in tre livelli: il primo livello comprende il portico di accesso, l’atrio, circa diciotto sale espositive e il Caffè delle Belle Arti; il secondo livello ospita circa venticinque sale espositive e comprende un’ampia corte centrale a pianta rettangolare con due fontane sui lati corti; sul lato nord-ovest è situata la libreria della Galleria. Il terzo livello comprende solo otto piccole sale e costituisce la chiusura superiore delle due ali estreme del Palazzo.

A causa dei danneggiamenti dovuti alla Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni Cinquanta e Sessanta il Palazzo delle Belle Arti è stato restaurato più volte. Tra i vari interventi da ricordare è sicuramente l’inserimento dell’ampio giardino antistante che consente di ospitare esposizioni all’aperto. Anche durante gli anni Settanta e Ottanta del novecento ci furono interventi significativi di trasformazione: dall’ampliamento ad opera di Luigi Cosenza alla nuova biblioteca progettata da Costantino Dardi nel 1987, fino all’adeguamento dell’ala destra per le collezioni del XX secolo.

L’intervento di Cosenza ebbe una storia travagliata, l’ala da lui progettata venne chiusa nel 1998 per inadeguatezza alle norme di sicurezza. Successivamente divenne oggetto di un concorso internazionale di riqualificazione nel 2000 vinto dallo studio svizzero Diener&Diener. Le polemiche scatenate per la proposta di demolizione dell’opera di Cosenza da parte degli architetti elvetici ne hanno permesso la salvezza, ma non ne hanno impedito il degrado.

Con il rinnovamento avviato dalla direttrice Cristiana Collu si è puntato al recupero della primitiva funzionalità d’insieme dell’edificio con l’intento di assegnare ad ogni spazio un compito specifico con il fine di valorizzare il museo anche in quanto strumento urbanistico.

“Nulla è stato aggiunto, a tutto è stata tolta una patina opaca” dice la Collu “L’architettura di questo edificio incrocia viste luminose, che mettono in collegamento l’interno del museo con l’esterno, un fuori fatto di verde, di giardini, di scalinate e di città”.

Time is Out of Joint, il nuovo allestimento

Cristiana Collu ha inaugurato la stagione espositiva del museo sotto la sua direzione, negli spazi del Salone Centrale, nel giugno del 2016. La mostra è curata da Saretto Cincinelli e si intitola “The Lasting. L’intervallo e la Durata” e giustappone lavori d’artisti contemporanei a opere della collezione della Galleria di Alexander Calder, Medardo Rosso e Lucio Fontana: puntando il dito sulla riflessione sul concetto di percezione dello spazio e del tempo.

Time is Out of Joint è invece il titolo della mostra inaugurata il 10 Ottobre 2016, citando i versi dell’Amleto di Shakespeare, si abbandona il tradizionale concetto di tempo. Un tempo non lineare, ma stratificato. “Out of joint” si può tradurre sconnesso, fuori dai cardini. La mostra comprende circa 500 opere vantando nomi come Giacomo Balla, Gustav Klimt, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Cristina Lucas e Sophie Ristelhueber.

Lavori di risistemazione hanno coinvolto sia le collezioni che l’edificio; a quest’ultimo è stata restituita purezza e monumentalità e le sale, dominate dal bianco danno luce e respiro alle opere. Sono state aperte e restaurate 43 finestre e sono state imbiancate le pareti, è stata recuperata parte del giardino e sono stati realizzati 244 interventi di restauro sulle opere. Lo spazio dove si trova il bookshop viene utilizzato come auditorium e per mostre temporanee. Con questo intervento si riparte dalle forme originarie della Galleria togliendo gli interventi che nel tempo ne avevamo alterato i percorsi.

La parte centrale torna ad essere una piazza aperta a tutti e si recuperano i due cortili laterali diventati giardini fruibili. Riorganizzato e rinnovato risulta inoltre l’allestimento delle Sale dell’Ottocento e del Novecento. Un ruolo da protagonista è quello giocato dalla luce, che abita di nuovo gli spazi della Galleria e il rapporto di quest’ultima con l’esterno e con la città diventa centrale.

La nuova sistemazione dell’ingresso monumentale è stata affidata a Martì Guixè e il rinnovamento non si limita agli spazi fisici ma passa anche da un nuovo nome “la Galleria Nazionale” dicendo addio per sempre all’acronimo GNAM. Anche il logo è rinnovato e semplificato e reso elegante dal duo Artemio Croatto e Chiara Caucig.

L’idea alla base del riordinamento è quella di un tempo che va ricomposto, attraverso nuove e inaspettate relazioni nello spazio simbolico del museo, come un flusso di memoria, accostando quindi opere di epoche differenti. Le opere comunicano per assonanze, contrasti, rimandi e citazioni in modo da stimolare suggestioni differenti e inattese moltiplicando in questo modo le letture possibili e stabilendo un dialogo tra presente e passato. I percorsi risultano così più fruibili e non obbligati.

I dipartimenti del museo

Comitato scientifico, Collegio tecnico scientifico, Laboratori di Conservazione, Biblioteca, Archivio generale, Archivio bioiconografico e fondi storici, Archivio fotografico, Ufficio mostre, Ufficio prestiti e registrazione, Catalogo, Studi e pubblicazioni, Ufficio stampa, comunicazione e relazioni esterne, Servizi educativi

Archivi

L’attività quotidiana della Galleria Nazionale trova nei documenti il suo riscontro formale. Si produce documentazione per ragioni pratiche con finalità perlopiù giuridico-amministrative. Nel 1945, su impulso dell’allora Soprintendente Palma Bucarelli, furono istituiti ufficialmente l’Archivio Fotografico e l’Archivio Bioiconografico, mentre la nascita dei Fondi Storici ha inizio nel 1973, con l’acquisizione del primo dei dodici fondi che attualmente lo costituiscono.

Archivio dell’istituto

I documenti prodotti dalla Galleria Nazionale sono la testimonianza delle sue molteplici attività a partire dal 1883, anno della sua fondazione. L’archivio — corrente, di deposito e storico — rappresenta la memoria istituzionale della Galleria ed è testimone dei suoi cambiamenti e delle sue evoluzioni.

La documentazione riguarda l’organizzazione di tutte le mostre realizzate in Galleria, le pratiche relative a ciascun acquisto di opere d’arte, di quelle donate e di quelle concesse in prestito per mostre di altre istituzioni nazionali ed internazionali. Inoltre, è presente la documentazione sull’attività del laboratorio di restauro, della biblioteca, dei vari archivi, quella relativa alle attività didattiche, alle conferenze tenute da artisti e critici di fama internazionale e, in generale, sulle molteplici attività di carattere storico-scientifico organizzate nel corso degli anni. L’archivio rende fruibile anche la documentazione riguardante i Premi d’incoraggiamento per i giovani artisti, la corrispondenza con artisti e collezionisti, senza trascurare i rapporti con il Ministero della Pubblica Istruzione, dalla gestione economico-finanziaria a quella del personale, dalla richiesta di fondi alle interrogazioni parlamentari.

Archivio bioiconografico e fondi storici

L’Archivio Bioiconografico, nato per volontà della Soprintendente Palma Bucarelli nel 1945, raccoglie documenti su più di 25.000 artisti, tra ritagli di giornale, inviti, dépliant, comunicati stampa, locandine e foto. È, inoltre, presente una sezione sui temi dell’arte con più di 400 lemmi e 12 Fondi storici, indicizzati e consultabili online.

Il patrimonio comprende fondi preziosi come il carteggio tra Pietro Giorgi e Giulio Aristide Sartorio, in tutto 38 lettere molte delle quali acquerellate, o come quello di Ugo Ojetti, critico d’arte, giornalista, scrittore, costituito da quasi 6.300 fascicoli relativi ad artisti, politici e letterati. E poi ancora l’esteso e complesso Fondo di Antonio Maraini, artista, studioso, critico d’arte ma soprattutto storico segretario generale della Biennale di Venezia; quello relativo al movimento artistico di Valori Plastici, i cui artisti più rappresentativi sono tutti presenti nelle collezioni dell’Istituto; l’Archivio dei coniugi Del Corso e della loro Galleria L’Obelisco, ricco di foto straordinarie; quello riguardante l’attività lavorativa della gallerista Mara Coccia e quello degli Archivi delle Arti applicate del XX secolo, pregiata documentazione unica nel suo genere.

Ci sono poi cinque Fondi archivistici di altrettanti artisti le cui opere sono presenti nelle collezioni della Galleria: il Fondo di Adolfo De Carolis, costituito da più di 8.000 carte interamente digitalizzate, tra cui un cospicuo carteggio con Gabriele D’Annunzio; una raccolta di documenti di Giuseppe Capogrossi; l’Archivio di Umberto Prencipe; quello di Rolando Monti e infine quello di Camillo Innocenti.

Archivio fotografico e fototeca

L’Archivio fotografico ha un ricco patrimonio di immagini che comprende la documentazione degli allestimenti della Galleria e delle mostre, oltre a una importante serie di lastre fotografiche.

Attualmente, la Fototeca possiede 10.000 stampe fotografiche in bianco e nero, 15.000 diapositive, 60.000 negativi in bianco e nero tra cui 500 lastre in vetro, 6.000 fotocolors, VHS e DVD.

Il laboratorio fotografico è sempre rimasto in attività con un fotografo specializzato che si occupa di documentare tutto ciò che avviene nel museo (opere, mostre, eventi, restauri).

Le stampe sono articolate in sette sezioni: foto di opere di proprietà del museo; foto di opere di artisti acquisite attraverso donazioni e scambi, attualmente presso l’Archivio Bioiconografico; allestimenti di mostre temporanee e allestimenti museali permanenti; documentazione relativa agli interventi di restauro dell’edificio, campagne di catalogazione, foto di documentazione delle attività (inaugurazione di mostre e manifestazioni speciali); VHS, materiale audio, CD, DVD di documentazione o donati da artisti.

Biblioteca

La biblioteca è uno dei servizi offerti dalla Galleria ed esiste fin dall’insediamento nell’edificio di Valle Giulia (1915), quando conservava un nucleo di 2500–3000 volumi. L’odierna consistenza del materiale librario ammonta a circa 79.500 volumi, circa 1500 periodici tra correnti e cessati e una preziosa collezione, composta da circa 40.000 pezzi tra miscellanee ed opuscoli. Un ricco patrimonio di monografie e cataloghi di esposizioni, volumi rari e libri d’artista. Inoltre, da biblioteca d’istituto quale era in origine, si è trasformata con il tempo fino a diventare un luogo di studio accessibile anche a specialisti esterni e studenti.

Oggi, insieme all’Archivio Storico della Biennale di Venezia, la biblioteca della Galleria Nazionale di Roma conserva il più imponente patrimonio italiano di documentazione sull’arte contemporanea.

La struttura architettonica che ospita la biblioteca è stata progettata dall’architetto Costantino Dardi alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, con criteri di estrema funzionalità e ariosità.

In biblioteca sono disponibili i seguenti cataloghi cartacei: Catalogo per autore/titolo, Catalogo per soggetto, Catalogo delle esposizioni in ordine topografico, Catalogo dei periodici; Catalogo topografico.

Dal 1998 la biblioteca fa parte del polo SBN dell’Università di Roma “La Sapienza”. Da quella data, le nuove accessioni sono catalogate informaticamente e il catalogo è consultabile on-line, anche attraverso i terminali disponibili in sala di lettura.

Catalogo

Compito istituzionale dell’Ufficio Catalogo della Galleria Nazionale è il coordinamento e la direzione scientifica delle attività di catalogazione del patrimonio storico-artistico del Museo.

L’Ufficio Catalogo inoltre cura la catalogazione e la campagna fotografica di significativi fondi di beni di proprietà di enti pubblici o privati, di collezioni private di rilievo nell’ambito cronologico di competenza della Galleria, secondo le vigenti norme di tutela. Tra le attività principali: elaborazione di progetti di catalogazione sistematica e documentazione fotografica; gestione dell’archivio delle schede cartacee; informatizzazione del catalogo cartaceo e digitalizzazione delle immagini; informazioni all’utente sugli artisti e sulle opere del XIX e XX secolo.

Archivio ufficio catalogo

L’archivio dell’Ufficio Catalogo conserva le schede delle opere di pittura, scultura, disegni, stampe, arti decorative e abiti delle collezioni museali. Consiste in un archivio cartaceo e in un data-base digitale comprendente oltre 9.000 schede, che viene progressivamente incrementato sia mediante l’informatizzazione e aggiornamento delle schede cartacee pregresse sia dalla catalogazione delle nuove acquisizioni.

La catalogazione scientifica del patrimonio artistico della Galleria è iniziata alla fine del 1965 con la direzione di Giorgio de Marchis.

In collaborazione con l’ICCD, l’Ufficio Catalogo della Galleria ha contribuito alla redazione della normativa per la scheda OAC, strumento specialistico per la catalogazione delle opere d’arte contemporanea.

Studi e pubblicazioni

La Galleria Nazionale promuove attività di promozione culturale e offre la possibilità di svolgere all’interno dei propri uffici dei tirocini curriculari volti a sviluppare nuove competenze, teoriche e pratiche, spendibili nel mondo del lavoro.

Il dipartimento pubblicazioni conta su un nucleo di oltre 450 volumi, che compongono il corpus delle pubblicazioni della Galleria, dai primi del Novecento a oggi. Tutti i testi sono consultabili nella Biblioteca d’Istituto.

Si registra un’assoluta prevalenza dei cataloghi delle mostre temporanee. Della massima rilevanza sono i più rari cataloghi-guida o itinerari delle collezioni, che documentano il susseguirsi nel tempo dei vari allestimenti museali.

La Galleria sotto la direzione della giovane Soprintendente Palma Bucarelli intensifica, rispetto alle precedenti direzioni Fleres e Papini, la propria attività espositiva come documentano i relativi cataloghi, aprendo il museo allo scenario di un contemporaneo sempre più internazionale, in un crescendo culminante negli anni ’60.

Dal 1981, in concomitanza con l’attribuzione alla Galleria della direzione di quattro musei — la raccolta Manzù di Ardea, aperta al pubblico dal 1981; il Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda dei secoli XIX e XX e il Museo Mario Praz, nati entrambi nel 1995; il Museo Andersen, inaugurato nel 1999 — le pubblicazioni si arricchiscono di un notevole numero di cataloghi di mostre in Italia e all’estero, nonché di guide alle rispettive collezioni. Dal 2015 la gestione dei quattro musei passa al Polo Museale Regionale del Lazio e, di conseguenza, la Biblioteca della Galleria cessa da quel momento di includerne le pubblicazioni tra le proprie.

Dall’istituzione dell’Osservatorio dei visitatori della Galleria traggono origine alcune pubblicazioni relative a indagini svolte sul pubblico.

Un cenno infine alle pubblicazioni online: la più rappresentativa è Belle Arti 131-rivista online della Galleria nazionale d’arte moderna, edita in tre numeri annuali dal 2012 al 2014 e completamente autogestita anche nella grafica editoriale dalla stessa Galleria, che offre una panoramica non tanto su singoli episodi o ricerche di settore, quanto piuttosto sull’interdisciplinarietà esistente tra i vari aspetti della vita museale, in stretta connessione tra pratica e teoria.

Laboratori di conservazione

Il laboratorio di restauro di dipinti e sculture e il laboratorio di restauro di grafica della Galleria Nazionale, nati nel 1976, costituiscono l’unica istituzione museale statale che si occupa operativamente della conservazione e del restauro di opere d’arte moderna e contemporanea. I laboratori si articolano in settori corrispondenti ai materiali costitutivi delle opere d’arte, ed eseguono interventi altamente specialistici. Presso il laboratorio si è costituito un ricco archivio dei restauri effettuati, la cui consultazione è possibile, previa autorizzazione.

Le attività del laboratorio: verifica, manutenzione e restauro delle opere; controllo ambientale espositivo; cantieri operativi e consulenze tecnico-scientifiche; progettazione di interventi di conservazione e restauro; direzione e collaudo dei lavori di restauro; sopralluoghi presso istituzioni statali e altri enti; verifica dello stato conservativo delle opere richieste in prestito; supervisione della movimentazione ed imballaggio delle opere; accompagnamento durante i trasferimenti delle opere; Condition Report delle opere in prestito per mostre temporanee; attività di tutor per stage formativi; pubblicazioni scientifiche e partecipazione a convegni.

Ufficio mostre

L’ufficio, alle dirette dipendenze del Direttore, si occupa di tutte le fasi inerenti la programmazione e l’organizzazione delle mostre ospitate in Galleria Nazionale. Dal 1911 sono state ospitate molte mostre, di cui più di cento solo negli ultimi quindici anni. Nelle quattro fasi di organizzazione di una mostra (progettazione, realizzazione, apertura al pubblico, chiusura) è indispensabile il lavoro dell’Exhibition Coordinator e del Registrar, coordinamento tecnico delle mostre opera in stretta collaborazione con i curatori dell’evento affinché il progetto scientifico elaborato prenda la forma definita.

Ufficio prestiti e registrazione

L’Ufficio prestiti e registrazione gestisce le collezioni permanenti della Galleria Nazionale dal momento dell’entrata delle opere d’arte nell’Istituzione, tramite i diversi tipi di acquisizioni. Gestisce inoltre i prestiti delle opere ad altri enti per mostre ed eventi.

Acquisizioni

La Galleria Nazionale acquisisce permanentemente le sue opere tramite: donazioni, acquisti, lasciti, cessioni. Le offerte in dono, in vendita e in cessione devono essere indirizzate alla Direzione della Galleria.

Prestiti

La Galleria concede in prestito — temporaneo o a lungo termine — le sue opere per mostre ed eventi. Dopo attenta valutazione dei Laboratori di conservazione. I prestiti per l’estero sono sottoposti ad autorizzazione da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Ufficio stampa, comunicazione e relazioni esterne

Compito dell’ufficio stampa è quello di interagire con i media. All’interno della Galleria Nazionale l’ufficio stampa si occupa di organizzare conferenze, comunicati stampa, brochure, depliant informativi e di coordinare campagne pubblicitarie e gestire la comunicazione digitale.

Servizi educativi

Le attività attualmente svolte dai Servizi educativi della Galleria Nazionale s’inseriscono in una lunga tradizione di servizi alla fruizione che il museo ha sviluppato nel corso dei decenni. Già nell’immediato secondo dopoguerra Palma Bucarelli, coadiuvata da Giulio Carlo Argan, ha immaginato questo museo come luogo di ricerca e sperimentazione in stretto contatto con l’Università di Roma.

Attualmente i percorsi di fruizione proposti dalla Galleria si basano su una visione dell’arte intesa come stimolo alla sensibilità e all’intelligenza individuale e collettiva. Disponendo di una ricca collezione di opere d’arte, il personale specializzato interno ed esterno alla Galleria organizza progetti e visite guidate rivolgendosi a tutte le fasce di pubblico, dal bambino all’anziano, dal turista occasionale al pubblico diversamente abile a pazienti affetti da disturbi psicologici e cognitivi. Nei tre ampi locali predisposti all’interno del museo prendono vita i laboratori con attività ludiche che educano e stimolano la creatività dei partecipanti.

La Galleria mette a disposizione del suo pubblico anche attività studiate appositamente con la collaborazione di associazioni di volontariato come Museum con la quale vengono creati percorsi tattili specificamente studiati per permettere a persone non vedenti o ipovedenti di conoscere la collezione del museo; in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico A. Gemelli di Roma, inoltre, dal 2011, è nato un progetto rivolto alle persone affette dalla malattia di Alzheimer.

I Servizi educativi offerti dalla Galleria coinvolgono tutte le fasce di età e si rivolgono a tutte le estrazioni sociali avvalendosi di personale altamente specializzato e sensibile alle esigenze di ogni tipo di visitatore.

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