La rivoluzione 22222

In Myanmar il 22 febbraio 2021 centinaia di migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro il colpo di stato militare.

Simona Paonessa
Lagrangia Independent
6 min readMar 8, 2021

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Il primo febbraio l’esercito del Myanmar ha preso il controllo del paese e ha dichiarato lo stato di emergenza per un anno, a causa di presunti brogli alle elezioni. La presidente della Lega Nazionale per la Democrazia e la più celebre politica del paese, Aung San Suu Kyi è stata arrestata e si trova agli arresti domiciliari, accusata di possesso di walkie-talkie illegali e di violazione della legge nazionale sui disastri naturali.

Il colpo di stato in Myanmar del 1 febbraio.

La Birmania ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1947, grazie alla mediazione del generale Aung San, segretario del partito Comunista della Birmania e padre di Aung San Suu Kyi. Il generale venne ucciso in quello stesso anno da sicari del suo rivale politico, U Saw. La Birmania divenne una repubblica indipendente nel 1948. Nel 1962 il governo democratico venne destituito da un colpo di stato militare, guidato dal generale Ne Win che istaurò una dittatura militare. Il partito Comunista della Birmania fu fra i più grandi oppositori dei Tatmadaw, il nome dell’esercito birmano. L’8 agosto del 1988 avvenne la più grande rivolta studentesca che causò la morte di migliaia di manifestanti per la democrazia e portò alle dimissioni del generale Ne Win. La rivolta passò alla storia con il nome “8888” e terminò con il sanguinoso colpo di stato del 18 settembre guidato del generale Saw Maung che istaurò una nuova dittatura militare. In quello stesso hanno Aung San Suu Kyi fondò la Lega Nazionale per la Democrazia (LND) che divenne il più grande partito oppositore dei Tatmadaw. Nel 1990, per la prima volta dopo 28 anni, si tennero libere elezioni che videro la LND trionfare con circa il 60% dei voti. Ma il risultato fu ignorato dalla giunta militare, che mantenne il potere e arrestò Aung San Suu Kyi. I Tatmadaw spostarono la capitale da Yangon a Naypyidaw e cambiarono il nome da Birmania a Myanmar. A causa della pressione delle sanzioni internazionali, la giunta militare concesse nel 2008 un referendum costituzionale che diede luogo alla nuova Costituzione definita antidemocratica dall’opposizione. La nuova Costituzione riserva il 25% dei seggi in Parlamento alle forze armate, che hanno anche il potere di nominare il ministro della difesa, dell’interno e del controllo delle frontiere. Nel 2010 si tennero nuove elezioni e vennero boicottate dalla LND e considerate non libere dalla comunità internazionale. Il 9 novembre del 2010 i Tatmadaw dichiararono di aver vinto le elezioni con l’80% dei voti. Dopo le elezioni, il governo concesse diverse riforme atte a ottenere una democrazia liberale, un’economia mista, vennero fondate le prime organizzazioni sindacali, riconobbero il permesso di sciopero, venne allentata la censura sulla libertà di stampa e fu istituita una Commissione Nazionale per i Diritti Civili che liberò 200 prigionieri politici tra cui la leader della LND. L’8 novembre 2015 si tennero nuove elezioni per rinnovare i seggi del parlamento. Le elezioni, giudicate le più democratiche dal 1990, videro la vittoria della LND di Aung San Suu Kyi ma il 25% dei seggi rimasero in mano ai militari. Nel 2016 Aung San Suu Kyi venne nominata Consigliera di Stato, incarico riconducibile a quello del Primo Ministro. Nel 2020 si tennero nuove elezioni che video nuovamente la vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia che conquistò l’83% dei seggi in palio. I Tatmadaw iniziarono a contestare le elezioni e a parlare di brogli.

Comizio di Aung San Suu Kyi per le elezioni del 2020

Ma chi è Aung San Suu Kyi?

Aung San Suu Kyi è la figlia del generale Aung San, segretario del partito Comunista che riuscì ad ottenere l’indipendenza della Birmania dal Regno Unito, e di Khin Kyi. Il padre venne ucciso quando Aung San Suu Kyi aveva solo due anni, e la madre divenne una delle figure politiche più importanti della nazione, tanto da diventare ambasciatrice in India. Aung San Suu Kyi studiò nelle migliori scuole indiane e frequentò l’Oxford Collegge. Nel 1988 ritornò in Birmania. Prese parte alla “Rivolta 8888" e fondò la Lega Nazionale per la Democrazia, di cui ne divenne segretario generale. Nel 1989 venne arrestata e confinata ai domiciliari, senza processo. Per l’impegno nel portare la democrazia in Birmania, nel 1990 le venne assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero e nel 1991 vinse il Premio Nobel per la pace. Investì i soldi del premio Nobel per costruire un sistema sanitario e di istruzione a favore del suo popolo. Aung San Suu Kyi venne liberata nel 2010 e nel 2012 riuscì ad ottenere un seggio in parlamento. Il 30 marzo del 2016 ricoprì gli incarichi di ministro degli Esteri, della Pubblica Istruzione, dell’Energia elettrica e Ministro dell’Ufficio del Presidente. Il 6 aprire dello stesso anno, lasciò i suoi ruoli per diventare Consigliere di Stato. Aung San Suu Kyi venne duramente criticata da Malala Yousafzai, altra premio Nobel per la pace, che le chiese di condannare le violenze dell’esercito birmano sul popolo dei Rohingya.

I Rohingya sono una delle più grandi popolazioni senza nazionalità. Sono una minoranza mussulmana della Birmania, che ha iniziato ha essere perseguitata nel 1962 dopo il colpo di stato militare. Sono soggetti a continue violenze e sono confinati in villaggi per sfollati senza aver accesso ai beni primari. Le persecuzioni dei Rohingya da parte dei Tatmadaw si sono trasformate in un vero è proprio genocidio, che avveniva nell’indifferenza del governo democratico di Aung San Suu Zyi. Nel 2017 si succedettero numerose proteste internazionali che portarono il Comune di Oxford, l’università di Bristol e il sindacato Unison a ritirare le onorificenze assegnatele in precedenza. Anche Amnesty International le revocò il premio “Ambasciatore della conoscenza”. Nel 2019 il Gambia, stato africano a maggioranza mussulmana, denunciò Aung San Suu Kyi alla Corte internazionale di giustizia con l’accusa di genocidio verso i Rohingya. La leader della LND si presentò davanti alla Corte internazionale di giustizia e difese l’esercito birmano dalle accuse di genocidio. La Corte dell’Aja accusò il governo birmano di non star facendo abbastanza per proteggere i Rohingya.

Le persecuzioni sui Rohingya

La rivoluzione 22222

I rapporti tra il governo democratico e i Tatmadaw rimasero sempre molto fragili, anche dopo che la Consigliera di Stato prese le difese dell’esercito davanti alla Corte dell’Aja.
Il primo febbraio 2021 i militari hanno arrestato Aung San Suu Kyi, hanno preso il controllo del paese e hanno dichiarato lo stato di emergenza per un anno. La leader della LND è stata arrestata con l’accusa di possesso di walkie-talkie illegali e di violazione della legge nazionale sui disastri ambientali. Il generale Min Aung Hlaing ha preso il potere e ha promesso di indire nuove elezioni. I cittadini birmani, stufi della dittatura dei Tatmadaw, sono scesi in piazza per protestare contro il colpo di stato militare. La protesta del 22 febbraio 2021 ha portato in piazza migliaia di persone per difendere la democrazia. La manifestazione del 22/2/2021 è stata soprannominata la “Rivoluzione 22222” ed è stata paragonata alla rivolta “8888”, che portò alle dimissioni del generale Ne Win. Il 16 febbraio è iniziato il processo ad Aung San Suu Kyi, di cui il suo avvocato non era stato informato, ed è stata resa pubblica una nuova accusa: quella di aver incitato la folla a manifestare durante la pandemia. I manifestanti continuano a riversarsi sulle strade facendo il saluto delle tre dita, preso da “Hunger Games” e diventato il simbolo delle proteste pro-democrazia in Thailandia, Hong Kong e Myanmar. I lavoratori si rifiutano di andare a lavorare, incitano gli altri operai ad aderire agli scioperi ed espongono cartelli con su scritto: “Se vai a lavorare, aiuti la dittatura”. Le forze armate hanno minacciato i manifestanti di star rischiando la vita e rispondono con la violenza: fino ad ora sono state uccise più di 50 persone. Molti giovani che stavano manifestando pacificamente per la loro libertà sono stati uccisi dai militari, nel silenzio della comunità internazionale che non è ancora intervenuta per difendere la democrazia.

Manifestazioni contro il colpo di stato militare in Myanmar.

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