Musica o poesia?

Marcello Della Corte
Lagrangia Independent
4 min readMar 5, 2021

Spesso si sente dire che i ragazzi non apprezzino l’arte, non riconoscano l’importanza della cultura e non sentano musica, ma solo rumore .

Io penso che sia semplicemente il puro conflitto generazionale, la necessità di esaltare i lati positivi della propria epoca, dimenticando i problemi che inevitabilmente esistevano anche nei tempi migliori.

Questo articolo vuole tentare di far riconoscere il valore dell’arte poetica contemporanea, e sottolineare che non è una base musicale o un cantato arrabbiato a rendere superfluo il significato profondo e di denuncia sociale dietro a un testo ricco di metafore, capace di trasmettere emozioni e riflessioni.

La poesia che studiamo a scuola generalmente è dotata di un ritmo, di rime e di una certa musicalità, basti pensare che alcuni cantanti utilizzarono grandi opere di poeti immortali come testo per una canzone, sia forse per renderla piacevole a un pubblico più vasto e contemporaneo; ora mi sono chiesto quale sia realmente il punto che distingue le poesie e le canzoni, e, come diramazione di quest ultime, quello che distingue le canzoni degne di essere ritenute poetiche, e quelle che non lo sono. La genialità di alcuni poeti antichi, era esprimere sentimenti semplici ed essenziali con un linguaggio sublime, che portava il lettore ineluttabilmente ad apprezzare l’opera.

Non è forse lo stesso concetto con la nostra musica?

La principale critica che mi si potrebbe muovere sarebbe il sottolineare i significati metaforici evidenti che inserivano i poeti nelle loro intere opere, ma a questa critica sarebbe fin troppo semplice rispondere, in due modi diversi:

  1. Il primo ed essenziale accorgimento si vede nello specificare che moltissimi poeti non cercavano significati particolari, ma lasciavano libera interpretazione ai lettori
  2. Il secondo e più specifico accorgimento è la messa in luce dell’esistenza di alcuni cantanti, specialmente di cultura hip hop, che utilizzano un linguaggio ricercato, seppur crudo, spesso ricorrendo a metafore o altre figure retoriche, e che nella complessità dei loro testi celano significati nascosti.

Basta pensare a Mezzosangue, Rancore, Caparezza, che come molti altri muovono critiche alla società con musiche a volte anche felici e di conseguenza fraintese, una canzone per tutte ad esempio potrebbe essere “ Vieni a ballare in Puglia” dell’ultimo artista nominato, nella quale a ritmo di una sorta di musica popolare pugliese offre una visione degli effetti dello sfruttamento delle risorse e di un governo corrotto e malavitoso della sua regione natia.

Per spiegare meglio la mia teoria ho deciso di riportare il testo di “circus” di Mezzosangue, rapper romano che milita nella scena dal 2012, con annesso commento e spiegazione.

Questa canzone di offre una visione di insieme della società, di come il pubblico sia il fulcro del circo, e di come ogni personaggio sia un membro diverso della società

Apre il circo e suonano canzoni, quasi malinconiche

Al suono di fruste e di fisarmoniche

La canzone si apre con un’introduzione che indica l’apertura del circo, ovvero il contesto nel quale si svolge la nostra vita, e si crea la nostra società con l’accentuazione del contrasto tra armonia (fisarmoniche) e dolore (fruste) tramite una sinestesia

Cavalli alati con le maschere comiche

Elastici alle ali, segregati in gabbie di lacrime ironiche

I cavalli alati sono i soggetti con potenziale, ma soppressi e presi in giro, costretti a rendersi a rimanere nulla di più di uno scherzo

Qua le pecore mordono il leone

Comandate dai serpenti col viscido nel cuore

Le pecore sono le persone omologate, non capaci di pensare in autonomia, unite dall’odio inculcatogli dai serpenti, ovvero i potenti scaltri, che influenzano la massa

Che strisciano fra foglie e che riescono a farla franca

Il botteghino fa i biglietti e il pubblico guarda

Che però si nascondono e scappano dalle responsabilità. In questo verso entra in scena il personaggio più importante, il pubblico, senza il quale il circo, semplicemente, non esiste.

C’è un leone a terra, sangue e segatura

Gli animali in gabbia esplodono di rabbia sotto serratura

Il leone è a terra, e lo scrittore evidenzia la crudezza della morte dell’animale più forte, mentre gli altri animali, che non si piegano al richiamo del circo, scalpitano all’ennesima sottomissione di uno di loro

Il pubblico applaude la pecora infame che ora pascola

Mangia nel circo con le amiche schiave

L’importanza emblematica di questa scena macabra è che il pubblico applaude ad un atto di violenza, e la pecora pascola tranquilla, quasi fiera, ignara del suo assoggettamento.

Il pubblico ha paura e il circo butta via il leone

In campo ha quattro foche che si passano un pallone

In questo caso il pubblico si accorge del clima violento e inizia a lamentarsi, ma al circo basta buttare via il leone e porre furbamente quattro foche, uno spettacolo simpatico e di grande intrattenimento

È fatta, il pubblico sorride, sembra più felice

E anche le macchie di quel sangue sembrano sparite

E il pubblico torna a sorridere e tutto rimane come non fosse mai successo niente

Ci fosse solo un posto me ne andrei di qua

Avessi solo un modo per portarti via

Ti porterei in un mondo senza gravità

Senza paura, senza circo, senza la follia

Questo ritornello è parecchio diretto, l’unica cosa che si potrebbe fraintendere sarebbe il soggetto a cui è diretto, non una donna, ma la sua musica stessa, la sua musa.

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