L’amore al tempo del coronavirus -8 La salute innanzitutto

Sergio Fadini
L’amore al tempo del coronavirus
2 min readMar 19, 2020

“I vostri figli hanno già fatto tutte le analisi per poter prendere il treno?” ,chiese Diana

“Sì certo. Erano molto emozionati perché è la prima volta che prendono un treno extra-urbano da soli e quindi sono andati da soli con a farsi le analisi per poter partire”.

Il tema della salute era stato al centro della ricostruzione della nuova Europa per molti anni. Da noi il sistema era andato in crisi, benché fosse di certo un ottimo sistema sanitario. Ma il numero di morti dimostrò a conti fatti che qualcosa non aveva funzionato come doveva, quanto meno in fase di preallarme. In pratica si era cercato di volta in volta di chiudere stalle sempre più grandi con i buoi che erano però già scappati: il contagio si era diffuso prima in tutta la Regione, poi nel resto d’Italia. In pratica quello che era stato segnalato come il paziente 1 probabilmente era stato il centomillesimo, altro che primo.

La frase che aveva caratterizzato tutta la ricostruzione post contagio non era nuova, ma si era persa un po’ per strada: prevenire è meglio che curare. Lo trovavi scritto ovunque ma soprattutto era diventato qualcosa di obbligatorio, reso possibile anche grazie alla tecnologia che aveva permesso sempre più la velocizzazione di una serie di test diagnostici rispetto al possibile trasporto involontario di microbi e batteri in giro per il mondo.

Paolo propose un brindisi, aveva portato un buon vinello della sua terra cui bisognava dare soddisfazione.

Dopo il brindisi arrivò un messaggio sul telefonino. Era prassi. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno arrivava in automatico sul cellulare il pdf con le tasse da pagare per il nuovo anno.

Tavola del maestro Andrea Canepari

La misura si era resa necessaria specie in Italia proprio perché al termine del Grande Contagio ci si era resi conto che un Paese che voleva garantire un buon sistema sanitario pubblico doveva contare sulle tasse di tutti. Era un tema di cui si parlava da anni, ma non lo si faceva mai bene come si sarebbe potuto, per via di tutta una serie di menate sulla privacy.

Via via che il conto dei morti saliva impietoso e il sistema sanitario pubblico rischiava il collasso, il tema dell’evasione fiscale divenne sempre più all’ordine del giorno. Finché le difficoltà economiche in cui versavamo spinse il Presidente della Repubblica a lanciare un proclama ponendo gli italiani davanti a un bivio: o dichiarare bancarotta, con tutte le nefaste conseguenze che ne sarebbero seguite; o pagare le tasse evase.

Fu permesso agli evasori di pagare in modo anonimo gran parte delle tasse evase e l’iniziativa ebbe un grande successo. TRuffaldini sì, ma col cuore d’oro.

Da allora si decise di automatizzare tutto.

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