Alessandro Aquilini
Le Bistrò
Published in
3 min readJun 12, 2017

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Il “ cetaceo azzurro “: bugie, verità e psicosi collettive. Analisi di un fenomeno mediatico.

Psicosi collettive e allarmismi di massa stanno ormai penetrando sempre più nel tessuto profondo e irrazionale dell’Europa e dell’Italia, sarebbe inutile negarlo, basti pensare ai recenti episodi di Torino, tuttavia, ciò che è accaduto nel “caso Blue Whale”, inquietante sfida estrema internautica che consisterebbe in una serie di assurde prove da superare tra cui l’automutilazione e il suicidio, merita forse qualche ulteriore riflessione e una particolare attenzione dal punto di vista del fenomeno mediatico. Per giorni sui banchi di scuola e tra gli adolescenti italiani non si parlava d’altro, ma qual è la verità dietro la macchina che si è innescata a partire dal servizio di Matteo Viviani su Le Iene? È possibile avere l’impressione di ritrovarsi dentro un grande «Teatro degli Orrori» di massa (ah, quanto aveva ragione Artaud) solo per aver dato credito a fonti incerte e a dicerie che giravano sulla rete?

Di sfide online dal carattere estremo che abbiano avuto circolazione e diffusione ce ne sono state parecchie, ma ad oggi, benché certo sia doveroso mantenere gli occhi aperti sulla delicata questione, non esistono ancora prove tali da collegare direttamente i suicidi (la maggior parte dei quali avvenuti in Russia) al “Blue Whale”; è per questo che appare singolare il fatto che alcune testate europee e nazionali siano arrivate a ricollegare circa 150 suicidi, sostenendo una pericolosa penetrazione in Italia, senza però nominare fonti o casi comprovati.

Una “precisazione” più che doverosa è finalmente arrivata — come spiega La Repubblica — in un’intervista rilasciata ieri al Fatto Quotidiano da Matteo Viviani, l’autore del servizio de Le Iene che ha portato il caso all’attenzione del pubblico italiano, ammettendo di non aver fatto tutte le verifiche necessarie sui video mandati in onda. Scene cruente, che mostravano giovani nel momento in cui decidevano di togliersi la vita, associate a Blue Whale, sono giustificate da Viviani con queste parole:”Me li ha girati una tv russa — dice -, ma erano esplicativi di quello di cui parlava il servizio. Cambiava qualcosa se mettevo un voice over di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati a Blue Whale?”. Forse sì, almeno per correttezza. Ulteriore falsità — secondo le indagini — è il legame fatto durante il servizio tra il caso di Livorno, dove un sedicenne si è ucciso lanciandosi da un palazzo e Blue Whale. Viviani dice: “Abbiamo premesso che il legame con ‘Blue Whale’ era la versione del suo amico e che era solo il punto di partenza”. Insomma, Le Iene, come già accaduto in passato, sembrano avere fatto i conti senza l’oste e aver, per carità con finalità che certo conducono al vigilare sulla possibile diffusione di un fenomeno delirante, presentato come verità consolidata qualcosa che non lo era affatto.

Ciò che sicuramente è vero, spiace dirlo, è che in Russia la percentuale di suicidi tra gli adolescenti è di ben tre volte più alta della media mondiale e così anche nei paesi scandinavi, basti pensare che negli ultimi dieci anni i giovani tra i 15 e i 19 anni a suicidarsi sono stati intorno ai 1500 all’anno, come riporta il Post. Infatti, l’unica prova sulla quale qualche certezza in più è riscontrabile in merito al “Blue Whale” è che la polizia russa ha arrestato una persona, Philipp Budeikin, ventunenne di San Pietroburgo, con l’accusa di istigazione al suicidio di sedici adolescenti e per aver partecipato attivamente alla diffusione del fenomeno.

In conclusione, di folli in giro, di manipolatori soprattutto sulle menti dei più giovani, ce ne sono molti e forse le stime sono crescenti negli ultimi tempi, ma bisogna sempre accertarsi delle fonti e cercare di approssimarsi il più possibile alla verità, non all'allarmismo. Di panico, forse, ne abbiamo già troppo ultimamente in giro e bisognerebbe ricordarsi di più della storia. O quantomeno, studiarla.

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