L’informazione italiana era pronta per il Coronavirus?

Giorgio Di Maio
Le Bistrò
Published in
6 min readApr 7, 2020
Foto di Fabio Cimaglia per LaPresse

L’emergenza COVID-19 ci ha portato in dote il periodo più burrascoso della storia italiana dal secondo dopoguerra. La comunicazione italiana si è adeguata parallelamente ai toni dell’emergenza, modificando radicalmente i palinsesti televisivi e le agende politiche.

Siamo partiti dallo stato di emergenza permanente e di possibile apocalisse zombie dei primi giorni fino ai video della gente che canta e balla in quarantena a cui sono dedicati 10 minuti dei nostri TG. Nel tentativo ridicolo di voler rendere la quarantena un qualcosa di #cool. Ma come hanno affrontato il cambio di paradigma i principali poteri italiani?

Le reazioni non si sono fatte attendere da più parti. Iniziamo con l’opposizione che condanna qualsiasi scelta del Governo, prima dicendo di voler riaprire e poi che si è chiuso troppo poco, fino alle lauree in virologia giunte copiose negli studi televisivi nostrani.

Qui ad esempio la Mussolini prova a spiegare al direttore dell’Istituto Superiore di Sanità com’è nato il virus.

Coronavirus, Salvini vuole chiese aperte a Pasqua: “La scienza da sola non basta: serve anche il buon Dio”

Salvini ha dovuto riadattare tutte le sue strategie comunicative per colpa del coronavirus. Era partito malissimo, dicendo il 27 febbraio che bisognava “riaprire tutto” per poi dover fare un doloroso dietrofront il 27 marzo“Ho sbagliato, ma anche Conte ha sbagliato”. Tutto ciò dovendo passare un periodo di sostanziale nullità televisiva dopo mesi di dominio dei teleschermi. Ma ha voluto rinfrancare i suoi numerosi fan con un ritorno in pompa magna negli ultimi giorni.

Siamo ripartiti con la “notizia bomba” del TG Leonardo del 2015 che secondo Salvini confermava la teoria complottista per il quale il COVID-19 era stato creato in laboratorio dai cinesi. Quando però si pensava che ormai la buriana fosse passata il leader della Lega ha dato il meglio di sé. Il 30 marzo ha recitato l’Eterno Riposo assieme alla D’Urso a #nonèladurso in un momento di trash clamoroso.

Riuscendo nell’impresa di far incazzare sia l’Italia che già l’odiava sia una buona fetta di cattolici e vari media outlet cristiani come Famiglia Cristiana.

Il 30 marzo è riuscito a dare appoggio al premier, e dittatore in pectore, ungherese Viktor Orban, che grazie al voto del Parlamento odierno ha assunto i “pieni poteri”. Approfittando sostanzialmente dell’emergenza coronavirus per darsi i poteri da dittatore per un tempo indeterminato.

Un’elezione democratica per Salvini, che probabilmente dimentica che il partito di Orban (tra i “falchi” contrari agli eurobond per cui Salvini sta combattendo contro l’UE), Fidesz, ha 2/3 del Parlamento ungherese e tanti bastavano per far passare la legge. Si sa, il leader leghista ha un’attrazione particolare verso i pieni poteri, come biasimarlo?

Tutti i riflettori sono puntati di conseguenza sulla comunicazione istituzionale e di conseguenza sul premier Giuseppe Conte, diventato il volto dell’Italia in questo periodo di emergenza. La parabola di Conte in sé meriterebbe un articolo a parte ed ha dell’incredibile, partendo da “semplice” professore universitario fino a diventare LA figura politica (almeno al momento) della nostra Terza Repubblica.

Conte si è affidato in maniera massiccia alla comunicazione diretta con i cittadini, in maniera forse troppo esagerata. Sono ormai a cadenza quasi giornaliera i suoi discorsi alla nazione dalla presidenza del consiglio, rigorosamente in diretta Facebook. Finora questo tipo di comunicazione ha sortito i suoi effetti, con Conte che ha attinto a piene mani dal playbook di Churchill nella WW2, portandolo al 61% di approvazione tra gli italiani per i dati Ipsos, un balzo del 13% rispetto a febbraio.

Non sono mancati gli scivoloni nemmeno per lui. Varie sono state le critiche verso un presenzialismo eccessivo (ormai le live stanno diventando giornaliere e ripetitive) e soprattutto per la fuga di notizie avvenuta la sera prima del lockdown, che ha spinto migliaia di italiani alla fuga al Sud. Conte con le sue polemiche con l’Europa è riuscito a eccitare anche i cuori dei più anti-UE che mai l’avrebbero seguito, e il PD segue con interesse. Finita l’esperienza di governo in quale partito si collocherà?

Discorso diverso per Mattarella, autore di una comunicazione pulita e chiara sin da subito, impreziosita dallo scivolone involontario della pubblicazione dei fuori onda dell’ultimo messaggio alla nazione.

Citando l’Ultimo Uomo, Mattarella è diventato l’uomo più “carino” del mondo

Tutto questo ha ispirato le varie pagine fandom tra il serio e il faceto come “Le bimbe di Mattarella” e “Le bimbe di Giuseppe Conte”, dall’ultima ne sono derivati anche tatuaggi. Nonostante qualche defaillance durante il cammino non si può non dire che la comunicazione istituzionale sia stata un successo, che ha cementificato il ruolo e il carisma di Conte e Mattarella.

Discorso diverso per come i media hanno affrontato questa tremenda emergenza, in un modo che definire ondivago è dire poco. In principio vi furono le campagne anti-violenza contro la comunità cinese (giuste, ma un po’ out of place vedendole oggi) per poi passare alla copertura del primo caso di Codogno. La narrazione a quel punto diventa quella che a breve l’Italia sarebbe diventata luogo di un’apocalisse zombie. Dopo evidenti diktat ministeriali la comunicazione si è posta a metà del guado. Provando a tenere alta la guardia con gli inviati nelle città in versione Silent Hill, e a tentare di tranquillizzare la popolazione con i video presi da svariati social media come Tik Tok.

L’informazione italiana ha riempito i TG di blocchi spesso di 10 minuti totali in cui si mostrano video di gente che fa cose in casa. Ancora oggi i nostri telegiornali nazionali proiettano i video delle frecce tricolori in volo su Roma con l’Inno di Mameli in sottofondo. Tralasciando il cringe che mi provoca un servizio del genere, la linea è tracciata: la narrazione della quarantena da parte dei media italiani è in parte sbagliata.

L’esigenza di giornalisti e telegiornali è di tenere alto il morale della nazione, distraendoli con blocchi di telegiornale più soft. Non colpevolizzo assolutamente i giornalisti, che semplicemente stanno facendo il proprio lavoro. E’ giusto però far osservare che nella maggior parte dei casi la quarantena non è quella dell’1%. Le giornate sono infinite pure se si ha da fare e nel peggiore dei casi si è separati dai propri cari. Senza contare chi fa una quarantena parziale perché costretto a continuare a lavorare. Come si fa a provare a vendere una versione cool della quarantena quando in Italia è pieno di persone che vivono in 40 metri quadrati senza un balcone?

L’isolamento è visto dal governo e dagli esperti come una scelta necessaria, e sono d’accordo che sia cruciale. Però non bisogna dimenticare la ripartenza, che a meno di miracoli presagisce uno dei periodi più drammatici della storia europea a livello economico. Non penso però che chi ci propone ogni giorno questa versione marketizzata ed edulcorata della quarantena non faccia che male all’Italia.

Last but not least il più grave errore di comunicazione istituzionale e non compiuto durante questa fase drammatica, la comunicazione dei dati della protezione civile. Si è infatti istituita come abitudine la conferenza stampa delle 18 in cui il capo della Protezione Civile Borrelli dà i numeri giornalieri riguardo al coronavirus. La conferenza in sé ha già dato vita a momenti di puro imbarazzo, come le indelicate risate di Boccia e Borrelli in sede di conferenza o il teatrino di Boccia e la mascherina.

Partiamo dalla comunicazione dei numeri, un paradosso gigante. La tabella diffusa giornalmente alle 18.00 è impostata così:

  1. Nuovi contagi
  2. Morti
  3. Guariti
  4. Contagi totali (messi quasi in disparte)

Il numero dei nuovi contagi è quello rilanciato maggiormente da Protezione Civile e l’informazione mainstream in generale, ma è profondamente sbagliato. Ad esempio il 4 marzo ci sono stati 4805 contagi totali rilevati, ma il numero che viene messo in evidenza è quello dei nuovi contagi, che si attesta a 2886. Questo numero si ottiene sottraendo ai contagi totali i morti e i guariti. E’ un ragionamento fallace, cosa accadrebbe se i numeri dei guariti e dei morti scendessero a 0? Citando l’esauriente spiegazione di ilmeteo.it:

Tra qualche giorno, quando i numeri dei guariti saranno molto più consistenti, si arriverà al paradosso di un numero di nuovi attivi positivi nullo pari a zero o addirittura negativo, nonostante i contagi aumentino sempre. Tra pochissimo si arriverà che la Regione Lombardia comunicherà 1000 nuovi casi mentre la Protezione Civile dirà 500 o meno, questo perché il numero è deputato erroneamente da guariti e morti.”

In sostanza un bel pasticcio comunicativo che non fa bene alla discussione sugli effetti del coronavirus e soprattutto nell’instillare calma ad una popolazione già vessata dalle misure restrittive. Ne usciremo fuori migliori da questa situazione? Staremo a vedere.

--

--

Giorgio Di Maio
Le Bistrò

Si vous n’aimez pas la mer… Si vous n’aimez pas la montagne… Si vous n’aimez pas la ville : allez vous faire foutre !