Nasty Boy

Ovvero: come del politicamente scorretto alla fine resti solo lo scorretto, e non la politica

Alessio Galli
Le Bistrò
7 min readOct 21, 2016

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i due candidati al terzo dibattito presidenziale

Il motivo di questo titolo sarà spiegato solo alla fine dell’articolo. Per il momento cerchiamo di capire brevemente cosa sta succedendo in questo caotico periodo.

In un’America post apocalisse, dove il primo presidente (presumibilmente) africano — e non statunitense! — ha ridotto a brandelli l’economia e il sistema sanitario, dove i blacks si uccidono nelle strade delle ‘inner cities’ (locuzione non gradevolissima usata per descrivere quartieri di popolazione di colore dal baso reddito), grazie alle armi che chiunque possiede per diritto costituzionale, sotto l’effetto delle droghe che i messicani clandestinamente penetrati attraverso i confini portano illegalmente, ogni giorno la popolazione americana è messa in ginocchio dagli atti terroristici perpetrati dall’ISIS, che il sopracitato presidente illegittimo e una criminale hanno aiutato a creare.

Questa è la versione — romanzata e a tinte fosche, lo ammetto, ma neanche troppo — dell’incubo che Donald Trump quotidianamente dipinge ai suoi scatenati e irrequieti sostenitori. Ora, ammettendo pure che la situazione possa apparire non del tutto rosea, bisogna saper discernere tra quella che è la realtà dei fatti e ciò che invece vuole far credere un candidato volto ad instaurare un clima di terrore e panico generale.

Durante il terzo e — meno male — ultimo dibattito presidenziale del 2016, i due opponenti rosso e blu hanno preferito spostare la discussione sui problemi, e non sugli insulti. Anche se, inutile a dirsi, pure stavolta non sono mancate frecciatine da entrambe le parti. In pratica, in una elezione che decide il fato di un Paese — se non del mondo — per i prossimi quattro anni, il gioco sporco è all'ordine del giorno.

Il termine ‘candidato’, derivante dal latino, nell'antica Roma indicava chiunque indossasse una toga candida, ovvero una veste talmente pulita da risultare splendente. Candore che è quanto di più alieno esista per i due rivali.

Seppur stavolta si sia risparmiato di invitare l’ex ministra ad andare in prigione, Trump l’ha di nuovo chiamata criminale per aver cancellato più di 30mila email scritte durante il suo incarico al dipartimento di stato. L’ha più volte interrotta, affermando che si sbagliava su quanto stesse dicendo (per poi essere smentito dai vari fact-check dei media).

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Su praticamente tutti gli argomenti trattati, i due differivano. Sul tipo di giudice da scegliere per la Corte Suprema, sul Secondo Emendamento (quello che tutela il diritto alle armi), sull'immigrazione clandestina, sulle relazioni tra USA e Russia, su come gestire la crisi umanitaria in Siria, sui rispettivi piani economici.

Uno dei temi centrali, più discussi, rimangono le donne.

E non banalmente solo perché una dei due candidati sia una donna. Anche se è comunque una buona ragione. Ma perché durante i 18 e passa mesi di campagna elettorale è stato un problema discusso sotto vari aspetti.

Partiamo dal fatto che Donald Trump ha detto, nel 2005, che una celebrità del suo calibro può permettersi di afferrare le donne per la f*c*, di prendere e baciarle perché sono belle. Inoltre si dice che frequenti siano state le sue passeggiate (poco) innocenti nei retroscena del concorso Miss Universo, da lui detenuto, dove le varie candidate stavano cambiandosi. Per andare poi a menzionare i vari insulti con cui ha catalogato diverse donne: Miss Piggy” (“signorina maialina”), “Miss Houskeeping” (“signorina failepulizie”), grasse, non attraenti. Ora, siamo tutti intitolati ad avere la nostra opinione, e a giudicare le persone — perché diciamolo, giudichiamo le persone. Ma attaccare la categoria femminile in un modo così spudorato e insensibile è un comportamento “poco presidenziale”.

Uno dei temi con cui ha preso inizio questo dibattito è stato l’aborto. Nella tradizione repubblicana è radicato il sentimento “pro-life”, quindi contro l’interruzione assistita della gravidanza; mentre tra i democratici campeggia la tendenza “pro-choice” per cui la famiglia, ma soprattutto la madre, ha facoltà di scelta. Qualunque siano le posizioni sull'aborto, una cosa è certa: esiste una legge (Roe V. Wade) che tutela i genitori che ne intraprendono la strada. Tra i piani di Trump c’è l’abolizione di questa legge e il taglio ai fondi di Planned Parenthood, organizzazione che tra le altre cose difende e protegge i diritti sulla riproduzione. Questa visione non prende in considerazione i vari motivi per cui una donna può scegliere di terminare la gravidanza — tra gli altri, il fatto di essere stata vittima di una violenza. Il fattore psicologico che subentra quando si tratta di questo tipo di decisioni è troppo soggettivo per permettere regolamentazioni universali: ogni singola donna dovrebbe mantenere la libertà costituzionale di scegliere da sé, quando si tratta del proprio corpo.

Tra i momenti più sentiti dell’intero dibattito rientra di sicuro il discorso che Hillary Clinton ha con passione enunciato a favore della libertà di scelta delle donne: ha a lungo ripetuto che l’interruzione di gravidanza è da prendere in considerazione quando entrano in gioco la saluta della madre e del feto.

“I tipi di casi che accadono alla fine della gravidanza sono spesso le decisioni più strazianti e dolorose che una famiglia debba prendere. Ho incontrato donne che, verso la fine della gravidanza, hanno ricevuto una delle notizie peggiori che si possano ricevere , che la loro salute è in pericolo se si continua con la gestazione. O che qualcosa di terribile è successo o è da poco stato scoperto riguardo la gravidanza. Io non penso che il governo statunitense debba interferire e prendere le più personali tra le decisioni. Si possono fare regolamenti se si fanno prendendo in considerazione la vita e la salute della madre. (…) Sono stata in paesi dove i governi o costringevano le donne ad abortire, come si faceva in Cina, o le costringevano a proseguire la gravidanza, come facevano in Romania. E io vi posso dire che il governo non ha autorità nelle decisioni che le donne prendono con le loro famiglie, secondo il loro credo, con un consulto medico. E io mi batterò per questo diritto”.

Un altro momento di grande effetto è stato quando la Clinton ha messo a confronto i suoi 30 anni di servizio pubblico con gli ultimi 30 anni di Trump. E la differenza era lampante.

“Negli anni ’70 io lavoravo per il Children’s Defense Fund, e combattevo la discriminazione contro i ragazzi afro-americani nelle scuole. Lui veniva querelato dal Dipartimento di Giustizia per discriminazione razziale nei suoi appartamenti. Negli anni ’70, io stavo lavorando ad una riforma per le scuole dell’Arkansas. Lui ha preso in prestito $14 da suo padre per intraprendere un business. Negli anni ’90, io sono andata alla conferenza di Pechino ad affermare che ‘I diritti delle donne sono diritti umani’. Lui ha insultato una ex-Miss Universo, Alicha Machado, chiamandola ‘eating machine’. E il giorno in cui io ero nella Situation Room, monitorando le operazioni che hanno consegnato alla giustizia Osama Bin Laden, lui appariva nel suo programma ‘Celebrity Apprentice’. Perciò sono felice di mettere a confronto i miei 30 anni di esperienza — quello che ho fatto per questo Paese, facendo ogni cosa fosse in mio potere — con i tuoi trent'anni”.

Nell'incipit dell’articolo si menzionava una visione catastrofica degli USA. Ma ora snoccioliamo rapidamente i vari punti per andare a vedere quanto questa visione sia erronea.

  1. Barack Obama è il primo presidente nero afro-americano. Trump ha a lungo insinuato che egli fosse nato in Kenya, ma si sbagliava.
  2. Dieci milioni di americani hanno ottenuto lavoro sotto l’amministrazione Obama. Trump sostiene che l’economia e il sistema sanitario stiano andando alla deriva, ma si sbaglia.
  3. Il secondo emendamento protegge il diritto costituzionale al possesso di armi; tuttavia, Hillary vorrebbe delle regolamentazioni sulla vendita per evitare stragi come ci sono già state. Trump sostiene che chiunque ha diritto a una pistola, ma si sbaglia.
  4. I messicani non sono tutti spacciatori e ladri. Trump sostiene che siano anche molestatori, ma si sbaglia.
  5. L’ISIS non è stato creato da Obama e Clinton. Trump sostiene che loro siano i responsabili, ma si sbaglia.

La visione che Donald Trump ha dell’America è quindi sbagliata, e nociva. Non è l’Inferno che lui prospetta. E soprattutto, a creare quell'Inferno, sono le persone come lui. Cittadini che ritengono i loro diritti superiori a quelli degli altri, che si arrogano la facoltà di prendere in giro e insultare quando qualcosa non va secondo i loro parametri.

Durante il dibattito, Mr. Trump ha accennato che potrebbe non accettare il risultato dell’elezione se fosse Mrs. Clinton a vincere. Ad una conferenza post dibattito, quando gli è stato chiesto se avrebbe accettato il risultato dell’elezione, qualunque esso fosse, Trump ha detto: “accetterò assolutamente il risultato di questa importante e storica elezione presidenziale, se sono io a vincere”.

“I will totally accept the results of this great and historic presidential election, if I win

Da quando l’America esiste, esiste anche la tradizione di accettare sportivamente il risultato dell’elezione. Ma a quanto pare, il candidato che probabilmente non riuscirà a vincere non è pronto a stringere la mano al’avversaria. Chissà che magari non maturi un pochino: in fondo anche a 70 anni si può crescere.

E ora spieghiamo il motivo del titolo: “Nasty Boy”. Verso la fine del dibattito, Trump ha lanciato un insulto mai sentito prima sotto le luci della ribalta di un’elezione: ha interrotto Hillary per chiamarla con l’appellativo “nasty woman”. Nasty potrebbe essere scherzosamente tradotto con “zozza” — un soprannome comunque poco affettuoso. Il fatto è che qui, da scherzare, c’è davvero poco.

Vi lascio quindi con una riflessione: è nasty la candidata che si porta alle spalle 30 anni di esperienza, che nonostante qualche macchia sul CV è pronta a dare tutta se stessa per essere la presidente migliore che possa essere, per dimostrare che una donna ha tutte le carte in regola per competere con gli uomini nella stessa categoria; o è nastier il candidato che riesce a tirar fuori dal cappello sempre nuovi insulti, pieno di livore e ira nei confronti di chi non cede al suo “fascino”, che opta per posizioni ultra-conservatrici e che incita alla violenza? Ai posteri la (non troppo) ardua sentenza.

PS. Per smorzare il clima piuttosto teso di quest’elezione con qualche risata, vi allego due video satirici di un programma comico americano (SNL) sui primi due dibattiti. Spoiler alert: a Trump non è piaciuta la sua imitazione.

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