Tutto è bene quel che finisce bene

Totti ci ha salutati, e non è stato facile.

Giorgio Di Maio
Le Bistrò
5 min readMay 29, 2017

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Non è stata una serata normale, decisamente no.

Sin da quando sono uscito da casa mia, all’Infernetto, me ne sono reso conto, vedendo una serie di maglie di Totti che s’aggiravano, pronti a partire, davanti ad un bar.

Andato via dall’atmosfera di desolazione che come al solito connota il mio quartiere, sono salito sul trenino di Ostia, con le maglie giallorosse che si moltiplicavano ad ogni fermata.

Preso poi il tram da Flaminio mi sono trovato in una sensazione sia nuova che antica, la puzza di chiuso e di sudore dovuta alla massa di tifosi accalcata dentro al 2.

Premetto: tifo Roma praticamente da quando sono nato, ma, allo stadio ci sono andato davvero raramente, l’ultima volta persino nel 2004 in un oscuro Roma — Vardar di Coppa Uefa finito 4–0 per la Roma, di cui ricordo poco o nulla.

L’unica cosa che ho trovato sulla partita, per farvi capire.

Arrivo allo stadio come se fosse la mia prima volta, e devo dire, è stato un discreto stupore.

Subito mi trovo di fronte ad una coattata incredibile: la statua di Totti che esulta, e ovviamente molti turisti si fermano a fare foto, decido senza troppi patemi di passare avanti.

A voi i commenti.
Da Stoccolma con furore, daje Kapten, facce un mål

Io ed il mio zainetto passiamo senza troppi problemi i tornelli, anche se perdo vari minuti perchè uno davanti a me (che indicherò con T) sta tentando in tutti i modi di corrompere il tizio che controllava i biglietti (B).

T: Oh dai ma che te frega, semo amici romanisti

B: Non posso farti passare mi dispiace

T: Te do 50 euro

E volete sapere come è andata a finire? Poco dopo l’ho ritrovato ai tornelli successivi.

Detto ciò, salgo le scale e mi ritrovo nel tempio della romanità, l’Olimpico.

Bello, eh?

Non riesco a trovare il posto segnato sul biglietto data la mia totale inesperienza, e chiedo varie volte indicazioni agli steward, col risultato di sentirmi un completo idiota per il tempo che, finalmente, lo trovo.

Distinti Sud

Manca un’ora alla partita, la tensione è parecchio palpabile, e il pubblico decide di scaldarsi fischiando Buffon e Cassano sul maxischermo (condivisibile ndr) e applaudendo Zanetti, Del Piero, Beckham e Gerrard.

Lo stadio non è ancora pieno del tutto, ma l’atmosfera è già carica.

Alla lettura delle formazioni partono i fischi per Spalletti (ecco, no) perchè il d10s è in panchina.

La partita è appena iniziata e già partono le bestemmie, la Roma decide di rinnovare la tradizione e decide di fare la cosa più Roma possibile, prendere il gol dell’1–0 da un pischello del 2001, Pellegri.

Le bestemmie fluiscono copiose fino all’1–1 e dopo il gol mangiato da El Shaarawy, ma Totti non è ancora entrato e finisce il primo tempo.

Parte qualche fischio.

E qui giungo alla prima conclusione della mia seppur breve carriera da tifoso da stadio, nun se vede ncazzo.

Infatti per tutto il primo tempo le barriere ostruivano la mia visuale, e il sole levava ogni residua speranza di vista.

Totti entra, si alza un boato e lo stadio viene pervaso da una scarica elettrica.

Le famigerate BARRIERE

La partita praticamente ricomincia, mi appoggio sul vetro, la Roma è completamente deconcentrata, da dietro di me cominciano a partire varie incazzature, ma poi arriva De Rossi che sembra salvare la giornata, e va sotto la Sud.

Uno evidentemente molto poco conoscitore degli ultimi 90 anni della Roma, dice:

Daje, avemo vinto, siamo in Champions

Tempo 2 minuti, segna Lazovic, 2–2.

1 minuto prima del 2–2, quando è partita un’azione di cui non si capiva una ceppa.

Vedere questo tipo di partite da casa fa un effetto diverso, oltre a non renderti conto della capacità reale del Capitano di creare un campo magnetico attorno a sé, ti fa vedere letteralmente i fantasmi, quelli che col gol del 2–2 ci buttavano fuori dalla CL, per l’amatissimo Napoli.

E quanto sarebbe romanista non vincere il giorno dell’addio di Totti?

Dio però ha altri piani per questa giornata, e dopo 15' minuti drammatici che sono sembrati due ore, Perotti rende felice un popolo, mettendola sotto la Sud e facendoci esplodere nella gioia più suprema. Siamo in Champions.

Ma ora, dopo la partita, c’era il momento della verità.

Grazie Capitano

Vorrei dire un lungo pippone su quanto Francesco Totti abbia significato per la mia vita etc. etc.

Ma mi limiterò a molto poco.

La festa è stata qualcosa di davvero emozionante, e la cosa che sopratutto ho apprezzato è stata una, la sobrietà.

Forse la migliore dote, dentro e fuori dal campo di Totti, è stata la sua immensa umanità, ed è stato anche quello, oltre le sue gesta sui campi da calcio ad onorare Roma nel mondo, a farcelo amare così tanto.

Era sì un Dio per tutti noi, ma anche un uomo.

E da uomo se n’è andato, mostrandosi in tutta la sua debolezza, lasciandosi alle lacrime, e mandandoci anche noi a quelle lacrime, vedendolo piangere sui maxischermi.

Totti è stato per tutti i miei 20 anni di vita una presenza fissa costante, tutte le domeniche, un ricordo indissolubile della nostra memoria e di quella di tutto un popolo, e probabilmente la gente che non tifa Roma, che banalmente si lascia andare ai “MILIONARIO COL PALLONE 1!!!!!11!!”, non potrà mai apprezzare.

Ieri 28 maggio 2017 se n’è andato via un pezzo di storia, ma la sua storia continua, come quella della Roma, si va avanti per ognuno di noi, ma nulla ci vieterà di continuare a guardarci con affetto.

Francé, non avere paura.

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Giorgio Di Maio
Le Bistrò

Si vous n’aimez pas la mer… Si vous n’aimez pas la montagne… Si vous n’aimez pas la ville : allez vous faire foutre !