Misery… deve morire, o io scoppio d’ansia!

Chiara Tedeschi
Le Carbonare
Published in
2 min readMay 2, 2017
Dal film “Misery non deve morire” del 1990

E avevamo già visto il film.

Forse proprio per questo, Misery di Stephen King riesce a fare ancora più paura. Uno di quei casi in cui sai, dentro di te, come va a finire, eppure mentre leggi questo libro, e sai come va a finire, senti dietro la nuca quel prurito di tensione, i capelli che si raddrizzano come sotto la corrente elettrica proprio nel punto dove si fissa lo sguardo di una donna corpulenta e trasandata, lo sguardo affabile e insieme assente di chi potrebbe farti qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, senza battere ciglio: una statua monolitica di orrore vivente.

E tu sei sicuro che una donna del genere non sia in piedi, la mannaia in una mano, la fiamma ossidrica nell’altra, pronta ad amputarti un piede.

Vero?

Qualcosa di Stephen King: giusto un assaggio, un antipastino prima della scorpacciata di It che ci aspetta quest’estate. Abbiamo scelto bene.

Ora siamo paralizzate dal terrore.

Viviamo nella costante paura che il mondo dell’editoria crolli sotto l’imperio dittatoriale di scrittori velleitari che vogliono ammannirci le loro storie di Bolidi e teppisti sciagurati, mentre noi vogliamo, bramiamo uno, cento, mille seguiti della storia di Misery Chastain e la Grande Ape Regina: altrimenti la donna monolitica alle nostre spalle si arrabbierà davvero.

E anch s la tasti ra cominciass a p rd r un tasto dopo l’al ro, com la “T” o la “E”, noi dovr mmo con inuar a scriv r o Anni , la d a orr nda, ci farà a p zzi, una gamba dopo l’al ra, un pi d dopo l’al ro, il pollic des ro, qu llo sinis ro…

Aiu o!

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