Storia di N.,

Patrizia
Le ragazze di Wuchale
2 min readJun 8, 2015

scricciolo in fuga

N. è uno scricciolo di donna da poco maggiorenne con una t-shirt che un tempo dev’esser stata celeste, una gonna lunga che la copre fino ai piedi. In realtà lei non aveva problemi a farsi fotografare in faccia: siamo noi che le abbiamo chiesto di voltarsi, quando Antonio ha iniziato a scattare.

Lei ha avuto il coraggio di andare in tribunale a testimoniare contro i suoi stupratori, che cosa vuoi che sia una foto, in confronto; e che cosa vuoi che sia raccontare tutto di nuovo, a noi sconosciuti bianchi venuti da lontano.

Certo, al suo villaggio ora non può più tornare, la piccola N.: e per questo dopo il processo ai suoi carnefici è venuta a stare qui a Wuchale. Prima è andata a fare la donna delle pulizie, ma con i 300 Birr di stipendio mensile — una quindicina di euro — non riusciva nemmeno a sfamarsi.

Adesso vende canne da zucchero per strada e va meglio, dice: in media tira su una quarantina di Birr al giorno, un po’ meno di due euro. Con quelli si paga una stanza da letto, il cibo e la speranza di andare ancora più lontano.

A Wuchale, del resto, non ha nessuno: il padre è rimasto al villaggio con la sorella più piccola e viene a salutarla un paio di volte al mese; la madre è emigrata sei anni fa in Arabia Saudita e ha saputo tutto al telefono.

Anche N., appena avrà i soldi per pagare un broker, attraverserà il mare di Gibuti per fare la cameriera ai sauditi: «In questo Paese non ci voglio più stare», dice, «qualsiasi cosa ci sia di là».

Alessandro Gilioli

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