Gravity

Meglio sognare di fare il calciatore da grande

fé!
Le recensioni
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4 min readNov 4, 2013

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Questo articolo contiene spoiler, ma fatti col cuore

Oh mio dioooooooh! Richard Branson ha davvero costruito uno shuttle per i voli turistici nello spazio! Visionario! Genio! L’uomo comune finalmente così lontano dalla terra, quale traguardo, che emozione! Inserirò questa pagina tra i preferiti e non appena i prezzi saranno abbordabili (o io sarò diventato milionario) prenoterò il mio pezzo di trip stellare ed il mio account instagram non sarà più lo stesso.

Poi ho visto Gravity.

Non ci voglio più andare. Nello spazio.

Grazie Alfonso. Non sarò mai un astronauta.

In compenso continuerò ad andare al cinema se sulla locandina vedrò scritto il nome di Alfonso Cuarón. Nonostante abbia smolecolato uno dei miei sogni più ancestrali è riuscito a sorprendermi ed emozionarmi come pochi registi hanno potuto, senza ricorrere all’uso di supereroi o Scarlett Johanson.

Non ci si stupisca però, le aspettative erano alte. Stiamo parlando dell’uomo dietro la sequenza del Nottetempo in Harry Potter: il Prigioniero di Azkaban. Inoltre dovrebbe essere chiaro ormai, no? Gli spagnoli sono meglio. Purtroppo non è questo il luogo per analisi e paragoni sul lavoro internazionale di un Muccino rispetto a quello di un Guillermo del Toro qualunque. Neanche dovremmo sottovalutare una considerazione tra il lavoro della famiglia Muccino e quello della famiglia Cuarón (Gravity è scritto a 4 mani con il figlio). Ma basta parlare di cose tristi.

Dato che nessuna recensione può raggiungere il valore di un voto espresso in stelline su imdb iniziamo col dichiarare che io ne ho concesse ben 8. Mi ha stupito.

Due astronauti. Il veterano dello spazio e prossimo alla pensione George Clooney e la novizia dott.ssa Sandra Bullock alle prese con la sua prima missione sono nel bel mezzo di una passeggiata spaziale quando una smitragliata di detriti, che gravitano attorno al pianeta, li prende in pieno mandando in frantumi: a) lo shuttle con il quale erano arrivati, compresi i componenti dell’equipaggio b) la struttura orbitante alla quale stavano lavorando (Hubble Space Telescope) c) la mia umana propensione alla scoperta dell’ignoto, con conseguente abbandono di qualsiasi fanciullesco sogno lukasiano (proprio ora che stava diventando possibile). In un ambiente così estremo la lotta per la vita e la riconquista della gravità terrestre assumono un carattere estremamente epico ed universale. Pure troppo, mi sudano ancora le mani.

Un film da antologia. Con Sandra Bullock. Cioè dico mica è roba da poco, con Sandra Bullock

Una storia semplice attorno alla quale si sviluppa una magistrale lezione dal titolo Divertirsi con la macchina da presa. Merito anche del set, certo, Cuarón esplora ogni singola possibilità e prospettiva. Lunghi piani sequenza, soggettive mozzafiato,slanci vertiginosi, senso del vomito, nausea, malditesta. La camera ti sospende, proprio lì, sei nel vuoto, ti aggrappi ai braccioli della tua poltroncina e solo l’idea di avere ossigeno a sufficienza ti fa star bene.

Ed ora, un argomento scomodo. La verosimiglianza.

Si sta ancora chiedendo come facciano delle moto ad eseguire curve a 90 gradi

Tutti noi abbiamo un amico/a astrofisico nucleare con il quale litigare riguardo al grado di verosimiglianza di un film ambientato nello spazio. Io mi rifaccio ad un sistema di misura molto preciso, che organizza il grado di pedanteria cinematografica che il vostro scienziato della domenica si sentirà obbligato a condividere con voi. Si tratta di una scala che va dalla scientificità maniacale di 2001: Odissea nello Spazio alla scientificità maniacale di StarWars. In parole povere

Nello spazio non c’è suono

vs

Questo è il suono di una formazione di TIE/ln starfighter in avvicinamento, sorpasso e successivo allontanamento dalla macchina da presa

Gravity si pone in una posizione piuttosto corretta (per il vostro amico). Alcune cose sono al limite del documentaristico (molte immagini sono state fornite direttamente dalla NASA), alcune meno, altre richiedono una laurea (all’estero) per essere considerate. Per approfondire l’argomento suggerisco questo breve ed acuto articolo del sempre attento Giovanni Bignami. In soldoni ci avvisa che per il pieno godimento del film dovremo avere voglia di crederci. Grazie. Io ne ho a pacchi, un po’ perchè avendo pagato 10 euro il biglietto sono pronto a credere a qualsiasi principio fisico a me sconosciuto, un po’ perchè la sospensione del dubbio è la base del linguaggio e della forza narrativa del cinema. E chi sono io per metterla in dubbio? Ma soprattutto chi cazzo si crede di essere il vostro amico?

Quello che conta è che in Gravity non avrete tempo di pensarci. Vi tremeranno le mani, avrete voglia di respirare a grandi boccate, vi commuoverete, capirete di essere piccoli, ringrazierete il cielo di sentirvi agganciati al suolo, perdonerete molte cose a Sandra Bullock.

Da vedere. Meglio in versione stereoscopica. Meglio se la sala è vuota.

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