Nuoce gravemente alla salute

Ugo Ciracì
Le Storie Brevi
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3 min readSep 6, 2020

Giuro che ogni volta che vedo qualcuno lanciare un mozzicone a terra mi verrebbe da raccoglierlo e ficcarglielo sù per il suo buco più nascosto per capire se riesce a fumare anche da lì.
Ma poi mi ricordo che se sei civile non sei violento e se sei realista non serve a niente usare metodi civili.
Chiami le guardie che non arriveranno mai: “dobbiamo lavorare, non abbiamo tempo da perdere”. Lo redarguisci e vedrai la sua arroganza prendersi gioco della tua civiltà quando intorno osserverai gente che ti guarda come un damerino folle.
Tutto per una maledetta cicca.

E allora ritorni sui tuoi pensieri e dentro di te diventi il regista di un film che manco Scarface. E ti senti di spaccare la testa a qualcuno come un Chinaski.
Ma no, quello avrebbe cacato per strada e ammazzato qualcuno con una bottiglia rotta. Troppo volgare.
Torni indietro e ricominci a registrare immagini e stavolta fiotti di sangue sulle rotaie del tram tipo Tarantino e sudore da farwest nella cappa di nuvole gonfie di pioggia e il vuoto di agosto a Torino.
Stavolta lo stronzo è un ragazzino col cappello da rapper appoggiato alla testa. Che tra la calotta e i capelli ci sono tre dita d’aria. Mica servono a rinfrescare il cervello, semmai a tenere fresco il cappello. Sicuro pensieri da là non ne passano. Magari musica di merda sì. Ai miei tempi era rap e ti squagliava le vene con le rime. E quando quelle erano finite c’era il beat. Ora fanno soldi coi like, si sparano trap ma non fa rima e non c’è più succo di quanto ce ne fosse in Beetlejiuce.
Nulla da fare. Conto fino a dieci, mi distraggo, ma non è facile farlo da soli. Cazzo, lo sguardo cade a terra e sono più le paglie che gli inciampi sulle pietre.
Se la gente inciampasse sul tabacco prima o poi qualcuno ci metterebbe il naso e anziché commemorare i morti, comincerebbe a bestemmiarli.

L’altra volta a scagliare il proiettile dalla canna del gargarozzo era un uomo grosso come i bufali a Piazza Reale. L’ho sbirciato tutto il tempo. E alla fine, toh.. ha scaraventato il filtro in mezzo al nulla e quello ha continuato a sbuffare dopo aver rigurgitato le sue ultime scintille. Sta ciminiera mi entrava nelle narici. Come una specie di moto d’orgoglio la testa mi diceva “non spostarti, cazzo”.
Ma perché dovrei spostarmi io. Il bovino deve almeno prendersi la briga di calcare il geretto per spegnerla. Invece no. Io facevo gesti di fastidio, bofonchiavo cose con la faccia incazzata come se avessi perso il lavoro. Ma la bestia..nulla. È rimasta seduta e indifferente.

Invece il ragazzetto ha fatto l’aria da duro. Gli ho sferrato qualche frase da gran maestro di vita che Coelho spostati. Un silenzio e uno sguardo che se avesse incrociato i miei occhi l’avrei smembrato come una cima di Ghost Ship. Ma non m’ha guardato, solo di sfuggita. In realtà se la sta facendo addosso. L’aria del patetico ce l’ho io però, il tanfo del fratello maggiore. Quello che quando dice “le cose” ti cascano gli attrezzi e le sue ragioni non le ascolti, non le capisci. Essere fratello minore per due volte non m’è bastato. Il piccolo bastardo ha vinto.

Intanto il 13 ruggisce sul ferro. Intorno qualcuno mi guarda. Fa caldo, non un filo di vento a consolarmi. Entro nel tram. La pellicola è finita, ma la macchina da presa continua a girare nel cervello.
Apro un libro, altra regia: signori si gira.

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Ugo Ciracì
Le Storie Brevi

“Once you figure this out, young Bill, you will be well on your way toward understanding the Three Ways” From: Kim, Gene. “The Phoenix Project“