Cataffo

Criature
Le storie di Criature
2 min readJun 2, 2017

di Alfredo Martinelli (4 di 6)

foto di Alfredo Martinelli

Si trovò a gestire l’indecorosa emergenza, avvenuta in un momento d’euforia dovuta a pensieri deliranti, aggravata dalla carenza d’ossigeno e dall’accaloramento per la corsa.

La percezione alterata gli fece scavare una buca sotto la roccia sulla quale s’era appoggiato. Vi ripose mutande, camicia e cravatta con l’intenzione di tornare a prenderle con il buio. Si rivestì abbottonando la giacca. Sotto s’intravedevano la canottiera bianca di cotone a costine e qualche riccioluto pelo grigio. Per giungere a casa, evitando incontri inopportuni, s’incamminò per il percorso più lungo.

Non è semplice raddrizzare la curva della sfortuna. A qualcuno basta un giro di sedia, ad altri una notte di sesso puro ed energizzante. Per taluni il tunnel è molto più lungo e non presenta uscite di sicurezza. Va attraversato da un capo all’altro. Quelli abituati lo fanno tutto d’un fiato e dura poco. È quasi eterno per coloro che si fermano a imprecare senza darsi pace. E così, borbottando e gesticolando come un allucinato, non s’accorse di Agostino Iuliano, il ragionere.

Occhi divergenti con bulbi sporgenti e iride bicolore, denti sparsi un bocca e un riporto mal colorato che collegava le orecchie. Una piattola snervante. Quando intercettava i passanti o beccava gli amici al bar, per liberarsi di lui si era costretti a inventare le peggiori menzogne. Ma ciò che più faceva rabbia agli uomini del paese era quel gran pezzo di donna che l’aveva sposato.

A differenza di altri momenti, Pasquale Cataffo non aveva la forza di fingere disponibilità. Aumentò il passo mugugnando una frase incomprensibile, lasciando Agostino con la mano appesa e l’espressione più ebete del solito.
Sentì divampare ancora più calore sul viso e il petto esplodere per l’eccessivo pulsare. Con circospezione proseguì il percorso che lo condusse sul retro dell’abitazione.

Posta ai confini fra il paese e i pendii d’una collina, era un piccolo parallellepipedo beige a due piani. Il primo adibito a garage, sgabuzzino e cantina, con ingresso solo sul retro, al secondo s’accedeva da un’anonima scala laterale con ringhiera in ferro, protetta da un tetto in ondulina verde mantenuto da leggere staffe metalliche fuse nella parete. Prima d’entrare origliò per capire la situazione. Gli altoparlanti del vecchio tvcolor gracidavano ad alto volume le melense frasi di una delle tante telenovelas sudamericane adorate dai suoi vecchi.

Se non avesse fatto troppo rumore, avrebbe potuto evanescere nel bagno senza essere visto.

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