Cavalieri in cima ad elefanti

DEMETRIO LABATE
Leapfrog team
Published in
3 min readJan 2, 2020

Se sappiamo come funziona la nostra mente, possiamo essere intenzionali nell’ influenzare i nostri schemi di pensiero così come i nostri sentimenti in modo da essere in grado di valutare la realtà in modo più chiaro, prendere decisioni migliori e migliorare la nostra capacità di raggiungere obiettivi.

La nostra mente sembra un insieme coeso, ci percepiamo come pensatori intenzionali e razionali ma le ricerche ci hanno dimostrato che in realtà la parte intenzionale della nostra mente è come un piccolo cavaliere in cima a un enorme elefante di emozioni e intuizioni.

Se provassimo a rileggere il paragrafo precedente sostituendo alla parola “mente” la parola “organizzazione” sono certo che non troveremmo alcuna obiezione…bene, allora continuiamo.

Daniel Kahneman, premio Nobel per le sue ricerche sull’ economia comportamentale, nel suo libro “Pensieri lenti e veloci” ci dice che la nostra mente ha due modalità di lavoro che chiama Sistema 1 e Sistema 2.

Il Sistema 1 è primitivo, inconsapevole, automatico: è sempre acceso, non lo controlliamo, ed è emozionale, intuitivo, impaziente, veloce ed impulsivo. Può svolgere più compiti nel medesimo tempo, usa poca energia, dà immediatamente senso a qualsiasi cosa che ci viene proposta e viene influenzato facilmente. Questo sistema guida le nostre abitudini quotidiane, ci aiuta a prendere decisioni rapide e reagisce istantaneamente come necessario in situazioni pericolose perché i suoi processi cognitivi si svolgono principalmente nell’amigdala e in altre parti del cervello che si sono sviluppate all’inizio della nostra evoluzione. Nel nostro quotidiano però affrontiamo molte situazioni non più pericolose utilizzando questo sistema che ci produce un’esperienza inutilmente stressante minando il nostro benessere mentale e fisico. Nella maggior parte dei casi prende principalmente buone decisioni, tuttavia è incline ad alcuni errori prevedibili e sistematici (bias).

Se provassimo a rileggere il paragrafo precedente muovendoci dalla prospettiva individuale a quella organizzativa, il Sistema 1 potrebbe declinarsi come “Sistema Autopilota” e gran parte delle caratteristiche sicuramente riscontrabili in tale ambito. Lungo il percorso di vita dell’organizzazione emergono modelli, standard, valori, strutture, modelli manageriali, che forniscono il quadro rilevante per le decisioni quotidiane (modalità autopilota). Se questo sistema rimane invariato diventa anche il percorso naturale verso il futuro dell’organizzazione che riproduce continuamente gli stessi modelli.

Il Sistema 2 riflette il pensiero razionale: è cosciente, consapevole, lento, altamente energivoro, incapace di controllare il Sistema 1 e, come se non bastasse, abbastanza pigro. Ruota attorno alla corteccia prefrontale, la parte del cervello che si è evoluta più recentemente. Questo sistema di pensiero ci aiuta a gestire attività mentali più complesse, come la gestione delle relazioni individuali e di gruppo, il ragionamento logico, il pensiero probabilistico e l’apprendimento di nuove informazioni e modelli di pensiero e comportamento. Mentre il sistema 1 non richiede uno sforzo cosciente per funzionare, il sistema 2 necessita di uno sforzo deliberato per attivarsi ed è faticoso. Fortunatamente, con sufficiente motivazione e adeguata formazione, il sistema 2 può accendersi in situazioni in cui il sistema 1 è più incline a fare errori, soprattutto quelli che per noi potrebbero rivelarsi più costosi.

Se provassimo a rileggere il paragrafo precedente muovendoci dalla prospettiva individuale a quella organizzativa, il Sistema 2 potrebbe declinarsi come “Sistema Intenzionale” ed anche in questo caso ritroveremo gran parte delle caratteristiche in ambito organizzativo. La rottura dei modelli di pilota automatico esistenti (in vari gradi) è sicuramente un meccanismo innescato in tempi di crisi o altri eventi che “minacciano” l’organizzazione nel suo percorso naturale ma rimane un passo comunque necessario per una trasformazione intenzionale del Sistema che modificherà i propri pattern obsoleti con i nuovi ricreando un nuovo sistema in modalità autopilota ma con contenuti diversi.

Certamente la parte del Sistema 1 del cervello così come il Sistema di Autopilota nelle organizzazioni si presentano enormi, ingombranti e lenti riflettendo sempre il cambiamento come minaccia. Ma possiamo utilizzare il sistema 2 o il sistema intenzionale per modificare i nostri schemi di pensiero, sentimento e comportamento automatici per raggiungere al meglio gli obiettivi che ci siamo dati.

Nel lavoro che svolgiamo con le organizzazioni il nostro percorso a livello personale non può prescindere da questa presa di consapevolezza individuale che ci aiuta nell’ analisi del campo organizzativo in cui di volta in volta operiamo e dove, nel ruolo di facilitatori, portiamo l’organizzazione a riflettere sulla propria storia e a prendere consapevolezza dei propri pattern per poi portarla a decidere se mantenerli oppure modificarli sulla base delle diverse necessità emergenti.

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